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L’artista, la sua opera e la vicenda di padre Rupnik

di Aurelio Porfiri

Sto seguendo la vicenda che riguarda il gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, autore di testi di spiritualità e artista molto quotato in ambito cattolico, che avrebbe usato la sua autorità per perpetrare abusi sessuali e manipolare le coscienze. Certo tutto questo merita una condanna. Non conosco bene tutti i dettagli, ma il fatto che Rupnik abbia usato il suo essere sacerdote per ottenere favori sessuali attraverso motivazioni “teologiche” è indubbiamente grave e va condannato senza riserva. D’altronde ci si potrebbe chiedere come mai egli abbia continuato a dare ritiri spirituali e ad essere considerato un artista di punta nell’arte sacra, quando la sua vicenda era ben conosciuta da decenni.

Alcuni a questo punto invocano la distruzione della sua opera letteraria e artistica, ma io non sono del tutto d’accordo. Per l’opera letteraria capisco che è difficile continuare a considerare come credibile un uomo che ha abusato della spiritualità cattolica per ottenere favori sessuali. Se fosse stato un prete che avesse avuto relazioni consensuali con donne senza coinvolgere l’aspetto spirituale sarebbe stato diverso, anche se certamente erroneo. Ma nel caso di padre Rupnik quello che è grave è stato l’uso delle cose sacre, compresa la confessione, per i suoi desideri sessuali. Quindi questo lo rende oramai molto poco credibile come sacerdote e come autore di cose spirituali.

Quanto all’arte sacra, credo che non si debba cadere nelle tentazioni della cancel culture. Premetto che a me l’opera artistica di padre Rupnik non piace particolarmente, ma se giudichiamo in questo modo non molti artisti potrebbero rimanere nelle nostre chiese. Se l’artista ha inteso esprimere la fede della Chiesa, malgrado la sua indegnità personale, ciò che noi osserviamo e ascoltiamo è la stessa fede della Chiesa, non la vita privata dell’artista. Se il modello della sua arte fosse lui stesso che si presenta come esempio di virtù morali, il discorso sarebbe diverso, ma se si parla della fede della Chiesa, e lo si fa correttamente, bisogna evitare gli estremismi. Se dovessimo cancellare le opere d’arte perché un’artista è immorale, cosa avrebbero dovuto fate i contemporanei di Caravaggio, non certo un esempio di virtù morali? E così per molti altri.

Ripeto: le opere del padre Rupnik non mi piacciono, ma se verranno rimosse dovrà essere perché in esse è stato trovato qualcosa di contrario alla fede della Chiesa, non perché si vuole cavalcare in ambito cattolico la cancel culture e le sue follie.

Aldo Maria Valli:
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