Dopo l’esito del voto in Friuli e in Finlandia / Siamo tutti contadini!

di Fabio Battiston

L’ultimo fine settimana ci ha consegnato due esiti elettorali, uno regionale (il Friuli Venezia Giulia) e uno europeo (elezioni politiche in Finlandia). Entrambe le competizioni si sono risolte in straripanti vittorie delle destre variamente intese ma non è questo l’argomento sul quale intendo attirare l’attenzione di chi legge.

Ciò che mi interessa sottoporre all’attenzione è invece l’ennesima performance che l’informazione massmediale, nelle sue svariate forme, ha fornito commentando i risultati dei voti. La cosa interessante è che – pur nella diversità degli scenari politici trattati – ritroviamo il medesimo atteggiamento sia nell’informazione istituzionale e benpensante (facente capo alla sinistra, sinistra-centro, catto-dem e ai loro dogmi) così come nell’informazione sedicente di centro-destra. Un approccio oserei dire criminogeno nei confronti di tutto ciò che si dimostra essere contro il pensiero unico e i soprusi dei corrects, di qualunque genere essi siano.

Inizio dal voto friulano e, in particolare, dalla sorprendente affermazione della lista Insieme liberi con la sua candidata Giorgia Tripoli. Il 4,66% certificato dalle urne, pur non consentendo l’ingresso in regione con propri rappresentanti (ma non è ancora detto), è da considerarsi di grande significato sul piano politico in virtù del “cartello” che ha sostenuto questa lista. Ed eccoci al punto. Per la totalità del mondo giornalistico, il voto a Insieme liberi è l’espressione dei no-vax, con tutto il fardello di negatività e luoghi comuni che l’informazione di regìme ha da tempo imposto a questo termine. Ma non finisce qui, poiché all’orrido marchio anti vaccinista se ne accompagnano altri – altrettanto vituperabili per il pensiero unico – come anti euro, no green pass e compagnia cantando. C’era infatti gran parte della galassia “antisistema” ad appoggiare questa lista. Insomma coloro che hanno votato per la signora Tripoli sarebbero il peggio che questa nazione possa esprimere. Ora, che questo atteggiamento sia all’ordine del giorno nella stampa (cartacea e on-line) che va da Avvenire al Manifesto, passando per Corsera, La Stampa e Repubblica, è del tutto naturale. Ma che tale massacro veda in prima fila i maggiori giornali cosiddetti conservatori (Libero, Il Giornale e Il Tempo) dovrebbe apparire quantomeno bizzarro. Tuttavia l’esperienza Covid e lo sperticato lecchinaggio fatto dalla comunicazione “moderata” al governo Draghi e alle sue nefandezze dovrebbero farci apparire naturale la messa all’indice di chi invoca il rispetto di diritti (anche costituzionali) o di chi si batte contro le satrapie dominanti nel potere bruxellese. Feltri, Sallusti, Senaldi, Vecchi e Minzolini: un pokerissimo che sarebbe meglio non avere mai in mano.

E veniamo ora al voto finlandese o, meglio, a un’analisi generale dei trend elettorali europei alla luce del pronunciamento di Helsinki. Stavolta parliamo dell’altra stampa (ma sarà davvero così diversa dalla precedente?) quella che non manca mai nelle case delle persone per bene, istruite, ben curate e – soprattutto – democratiche. Prendo come riferimento un articolo apparso sulle pagine on-line del Corriere della sera, dal titolo La destra in Europa: chi sono e cosa vogliono dopo il voto in Finlandia.

Già il sottotitolo è tutto un programma: I contadini olandesi, gli ultracattolici spagnoli, gli xenofobi tedeschi: le tante facce delle nuove formazioni che puntano a ribaltare gli equilibri nella Ue.

Per ovvii motivi di copyright non mi è possibile riprodurre il testo; sarà un buon esercizio per gli interessati andare a cercarlo sul web. Quello che vorrei condividere con chi mi legge è ciò che nell’articolo traspare con evidenza anche se – per indubbia capacità professionale dell’estensore – non è mai definito “nero su bianco”. Sto parlando del malcelato disprezzo, dell’algida superiorità intellettuale e del vero e proprio razzismo socio-culturale con cui vengono bollati coloro i quali scelgono liberamente e democraticamente di schierarsi con una delle tante tante destre che da tempo popolano l’agone politico europeo. I termini usati sono sempre i medesimi e su di essi, negli anni, vi è stato strumentalmente sovrapposto un significato negativo, cattivo, quasi malefico: ultracattolici (e che accidenti significa?), antiabortisti, sovranisti, nostalgici (dei valori cattolici!), anti europei o euroscettici, sovranisti e contrari all’immigrazione indiscriminata. Ora, a casa mia tutti questi appellativi corrispondono a vere e proprie posizioni politiche la cui dignità deve essere riconosciuta al pari delle mille altre che albergano nella politica di ogni tempo. Ci sono molte persone che si riconoscono cattoliche, antiabortiste, euroscettiche, sovraniste, eccetera E allora? Sono forse reati questi? Certo, sappiamo bene che una parte significativa della nostra società vorrebbe farli diventare tali, magari trasformandoli, tutti insieme, nella riedizione di quella che, una volta, era l’accusa più grave: lesa maestà! Ma nell’articolo del Corriere si usa anche un sostantivo che la dice lunga su quel senso di proterva superiorità con cui viene trattato l’avversario politico. Pare dunque che tra i sostenitori delle destre europee ci siano contadini e allevatori! Ma sì, i campagnoli (in questo caso olandesi) colpevoli di difendere le loro coltivazioni tradizionali dall’assalto di farine ai grilli e millepiedi o dall’invasione della carne sintetica che tanto piace agli ambientalisti. Sono loro, gli ignoranti con la zappa – e che magari recitano pure il rosario – il perno del voto di destra. Quale orrore! È la riedizione di un concetto già noto, tanto caro alla sinistra “democratica”, che lega la valenza del voto alla cultura, all’istruzione e alla sensibilità di chi lo esprime (quando questo, ovviamente, porta acqua al suo mulino). Gli abitanti dei centri storici delle grandi città votano a sinistra, le periferie degradate guardano a destra; il famoso partito degli ZTL. Quale suprema, e putrida, forma di razzismo c’è dietro queste posizioni. Mi chiedo cosa direbbe oggi Pier Paolo Pasolini di fronte a simili esternazioni.

Mi è tornato in mente un piccolo componimento che scrissi un paio d’anni fa e che è parte di una specie di zibaldone in cui ho raccolto pensieri e considerazioni di varia natura. Credo possa essere la giusta conclusione di questo contributo. Si intitola Libertà di…

Oltraggiano la tua fede, offendono i tuoi valori, insultano i tuoi ideali politici, disconoscono e negano la tua cultura, le tue radici e la tua intelligenza. E tutto questo:

… nel nome della “loro” libertà di parola, espressione e giudizio,

… in ossequio al “loro” diritto di satira,

… in virtù di una sempre ostentata (e falsa) primazia intellettuale e culturale,

… in difesa del “loro” essere democratici.

L’oltraggio assurto a regola, il pugno nello stomaco come difesa di una falsa legalità da essi imposta. La macchina del fango come strumento della loro disinformazione e di una giustizia a loro asservita.

E se, per caso, provi a reagire, a rivendicare il tuo credo, le tue idee, le tue origini, la tua storia, la tua dignità di persona libera, unica e irripetibile, ecco che – sempre nel nome della loro onestà intellettuale, superiorità culturale e democratica saggezza – essi riversano su di te le peggiori offese, infamie e menzogne. E non importa chi tu sia: bianco, nero o giallo; sano o malato; maschio o femmina; ateo o credente. Basta che tu sia un loro avversario e tutto sarà loro concesso.

Tutto in nome della libertà di…

Rispondiamo così alla dotta analisi di Corsera. Siamo tutti contadini e fieri di esserlo!

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