Lettera / Così la cultura laicista e atea si appropria delle ricorrenze religiose

Caro Valli,

leggere l’elenco delle festività liturgiche riconosciute dallo Stato italiano, nella lettera inviata al blog da Flavio Rozza [qui], mi ha richiamato alla mente alcuni ricordi: l’osservazione di una mia sorella che insegna alle materne (“Se continuiamo così, ci toglieranno anche Natale e Pasqua”), e le tante contestazioni sul battesimo in una sorta di dibattito su Facebook a cui partecipai anni fa (all’epoca non ero ancora battezzata).

Recente, come ha riportato Duc in altum [qui], è la notizia dell’istituzione, in un comune del Trentino, di una sorta di festa dell’accoglienza per i nuovi nati, da tenersi presso il municipio. Ecco, temo che questa possa essere la via atea per smontare pezzo a pezzo tutto ciò che è legato alla fede cattolica. Partendo dal riconoscimento che festeggiare gli avvenimenti importanti della vita è qualcosa di profondamente sentito da tutti, assisteremo, a livello pubblico, all’assorbimento da parte laicista e atea delle ricorrenze religiose. Il processo è evidente. Fin dove si spingerà o tenterà di spingersi non sappiamo.

Cordiali saluti da una fedele lettrice del suo blog.

Alba

 

 

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