Tolentino / Nel segno di san Nicola, il 15 agosto Messa e processione mariana con i confratelli “sacconi”

di Andrea Carradori

Tolentino, cittadina marchigiana ricca di storia, spiritualità e operoso ingegno artigianale e della piccola industria, è nota in tutto il mondo grazie al grande “Taumaturgo delle Marche”, san Nicola, dell’ordine agostiniano, il cui corpo è venerato nello scrigno di arte che è l’omonima basilica.

San Nicola da Tolentino, nato a Sant’Angelo in Pontano nel 1245 e la cui festa ricorre il 10 settembre, ascoltando una predica di un eremita agostiniano incentrata sulla frase «Non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza», avvertì la chiamata alla vita religiosa ed entrò proprio nell’Ordine degli eremiti di sant’Agostino.

Innamorato della povertà e dell’umiltà, san Nicola, con il desiderio di unirsi più perfettamente a Cristo per la salvezza delle anime, praticava diverse forme di ascesi e di mortificazione corporale dormendo su un saccone di fieno, con una pietra sotto la testa per guanciale e sottoponendosi al digiuno di tre giorni a pane e acqua. Così il Santo, famoso esorcista, liberò dall’ossessione del demonio molti fedeli.

San Nicola, che morì il 10 settembre del 1305, ebbe il privilegio di avere in visione la Santa Casa di Loreto trasportata dagli angeli quando miracolosamente giunse nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 1294 in una  sconosciuta selva di Recanati.

Canonizzato da Papa Eugenio IV il 5 giugno 1446, san Nicola da Tolentino è stato particolarmente invocato per l’unità della Santa Chiesa ed è il patrono delle anime purganti.

Su questo humus spirituale, nella piena tempesta napoleonica, il 5 giugno 1805 il santo vescovo di Macerata e Tolentino Vincenzo Maria Strambi, dei padri passionisti, creò canonicamente la Confraternita del Sacratissimo Cuore di Gesù, detta dei “sacconi” a motivo dell’umile abito confraternale, un semplice sacco di juta.

Ai confratelli “sacconi” papa Gregorio XVI (1765 –  1846) il 16 dicembre 1835 fece dono della chiesa di San Benedetto da Norcia, dissacrata da Napoleone, al cui titolo aggiunse quello del Sacro Cuore di Gesù.

Molte sono state le attestate grazie celesti che hanno accompagnato la storia della chiesa del Sacro Cuore: ultima fra tutte il suo salvataggio dopo il terribile terremoto del 2016. Attualmente è l’unica chiesa ripristinata e restaurata nel 2017 con criteri antisismici, grazie al generosissimo intervento del governo ungherese e del presidente Viktor Orbán.

Altri benefattori, nei giorni attuali come nel passato, hanno abbellito con diverse opere d’arte la chiesa del Sacro Cuore, che ha sempre conservato le caratteristiche tradizionali, secondo lo spirito impresso dalla Regola di san Vincenzo Maria Strambi, della devozione eucaristica e alla Passione di Gesù.

Da sempre infatti la venerabile Confraternita dei “sacconi” è dedita alla musica sacra e alla santa liturgia curata con particolare attenzione: nelle domeniche e nelle feste la Santa Messa, cantata in canto gregoriano, nel venerabile rito antico, è celebrata alle ore 16:30.

Benediciamo il Signore per quanti per la prossima festa dell’Assunzione della Beatissima Vergine Maria, martedì 15 agosto 2023, vorranno pregare accanto ai confratelli “sacconi” partecipando alla processione mariana che dopo la Messa delle 16:30 si snoderà nel “deserto” quartiere vicino alla chiesa che reca ancora le ferite del terremoto.

 

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