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Per favore, non aggredite il personale sanitario. Un cartello che fa pensare

Nel corso di una visita in un ospedale noto un singolare cartello appeso all’ingresso. “Aggredire la malattia, non l’operatore sanitario”, dice il titolo, cui fa seguito in diverse lingue (comprese arabo, cinese, russo e albanese) il seguente testo:

“Attenzione! Offendere o aggredire verbalmente o fisicamente gli operatori di questa struttura è un reato. Qualsiasi atto di violenza non sarà tollerato e verrà prontamente segnalato all’autorità giudiziaria”.

Il cartello mi stupisce per più ragioni. Prima di tutto, se i dirigenti dell’ospedale lo hanno fatto metter lì vuol dire che le aggressioni al personale sanitario non sono episodiche, ma rappresentano un problema serio. In secondo luogo, sembra del tutto evidente che offendere o aggredire verbalmente o fisicamente un infermiere o un medico costituisce qualcosa di inaccettabile, da non tollerare e da segnalare subito alle competenti autorità, ma se una tale evidenza occorre metterla nero su bianco sopra un cartello significa che il grado di barbarie a cui siamo arrivati è molto preoccupante.

Non so. Forse esagero, ma quell’avviso mi ha messo una certa tristezza. Come siamo ridotti! All’ingresso di un reparto ospedaliero uno si aspetterebbe di trovare avvisi su, che so, le norme igieniche da rispettare, non il divieto di aggredire medici e infermieri!

Il reparto in questione è una maternità, i cui corridori di accesso sono completamente ricoperti dai graffiti che genitori e parenti hanno vergato sui muri per dare il benvenuto ai loro piccoli. Confesso di non aver mai visto niente di simile. Ma soprattutto mi riesce difficile pensare che chi sul muro ha appena scritto con il pennarello “benvenuto Christian” o “benvenuta Jessica”, alla prima difficoltà possa voler appendere a quello stesso muro un ginecologo o un infermiere. Eppure, evidentemente, questa è la situazione. Che mondo! Che tempi!

Aldo Maria Valli:
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