Testimonianza / Ma l’Atto di dolore è già stato rivisto e corretto

Caro Aldo Maria Valli,

ho letto il contributo [qui] del signor Giovanni. Anch’io partecipo spesso alle Sante Messe celebrate presso il Priorato San Marco di Lanzago di Silea. Curiosamente, il primo articolo del dossier della NBQ dedicato alla Fraternità San Pio X è accompagnato da una foto che ritrae l’interno della cappella di questa nobilissima istituzione ecclesiale presente sul territorio veneto.

Concordo pienamente con l’opinione espressa dal signor Giovanni riguardo l’immenso rispetto che i sacerdoti del Priorato San Marco nutrono verso le specie eucaristiche; in più aggiungo che nei sacerdoti lefebvriani ho trovato una preparazione teologica e dottrinale che finora non ho mai riscontrato nella quasi totalità dei sacerdoti (diocesani e regolari) di mia conoscenza, ordinati successivamente al 1965.

Questo è un aspetto oggettivo, che chiunque partecipi alle Sante Messe celebrate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X può constatare, anche ascoltando le omelie: si esce dalla cappella edificati nell’animo, maturati nella conoscenza delle verità cristiane di fede e di morale, fortificati nella consapevolezza della grandissima grazia – e altrettanto grande responsabilità – di essere stati innestati nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

Ritengo opportuno ricordare in questa sede che il sacerdote tedesco Ingo Dollinger, amico del cardinale Ratzinger, aveva riferito che nell’anno 2000, all’indomani della pubblicazione della terza parte del Segreto di Fatima, chiese in confidenza al cardinale Ratzinger se effettivamente ciò che era stato pubblicato fosse tutto. “No – gli rispose – il cardinale – c’è di più di quello che abbiamo pubblicato”, e aggiunse che nella parte rimasta inedita si faceva riferimento a “un cattivo concilio e una cattiva Messa”. In rete è facilmente reperibile la testimonianza della giornalista Mike Hickson, che nel 2016 ricevette queste informazioni direttamente dal sacerdote, oltre a interessanti notizie biografiche sulla persona di don Ingo Dollinger.

Non è assolutamente difficile, oggi, capire a quale concilio e a quale forma della Messa la Madre di Dio facesse riferimento, rivolgendosi a suor Lucia. Monsignor Marcel Lefebvre ha consentito alla Messa apostolica di continuare a splendere e di giungere fino a questi tempi di dolore e desolazione, nei quali la religione cattolica è perseguitata in primis da coloro che ne sono i ministri. Se non fosse stato per l’eroico sacrificio di monsignor Lefebvre, che ha pagato a caro prezzo la sua fedeltà a Cristo e alla Tradizione, i novatori avrebbero soppresso già da decenni la vera Messa. La Messa così come fu istituita da Nostro Signore e come la Tradizione ha custodito nel corso dei secoli, venerato e diffuso nel mondo intero, e che è riuscita a superare la barriera eretta proditoriamente contro di essa dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Tutto ciò a perenne testimonianza della sublime verità contenuta nella promessa di Nostro Signore: et portae inferi non praevalebunt.

Concludo con una risposta alla previsione del signor Giovanni, sul fatto che a breve si arriverà anche alla cancellazione del “i tuoi castighi” dal testo dell’Atto di dolore. In realtà, già da almeno dieci anni, l’Atto di dolore è stato arbitrariamente modificato, poiché in due noti santuari mariani delle mie zone esso viene fatto recitare dai frati ai penitenti nella formula con la subordinata causale “perché peccando ho meritato i tuoi castighi” espunta. In uno dei due santuari la versione “riveduta e corretta” è stampata e attaccata all’interno dei confessionali dalla parte in cui si posiziona il penitente. Nell’altro santuario si fa addirittura di più. La versione tradizionale è sostituita con due versioni alternative. Tra le due, quella che riecheggia la versione tradizionale, oltre all’espunzione della frase non più al passo con la nuova teologia contemporanea (che rifiuta di riconoscere la giustizia divina), presenta l’eliminazione della locuzione “dei miei peccati” e la sua sostituzione con una locuzione più generica e l’eliminazione della supplica finale “Signore, misericordia, perdonami” e la sua sostituzione con la formula “Per Cristo nostro Signore”. Allego una foto che riporta la riscrittura bicefala dell’atto di dolore, tratta dall’opuscolo di preparazione alla confessione distribuito nel santuario e che presi per l’appunto dieci anni fa. Chissà però da quanto tempo prima della mia scoperta quella modifica era già in vigore in quel luogo… e in chissà quante altre parti d’Italia!

Un cordiale saluto e un sentito ringraziamento per l’opera di autentica informazione e formazione cattolica che conduce attraverso i preziosi contributi che trovano spazio nel suo blog Duc in altum.

Leone Serenissimo

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