In Argentina è tempo di elezioni. Il primo turno, per eleggere il nuovo presidente e parte del Congresso nazionale, si terrà il 22 ottobre.
I tre principali contendenti sono Javier Milei (ultraliberista), l’ex ministro della Sicurezza Patricia Bullrich (liberista-conservatore) e l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa (orientamento peronista).
***
di The Wanderer
La settimana scorsa abbiamo assistito a un insolito contributo della Chiesa alla campagna elettorale argentina: si è posizionata contro Javier Milei per sostenere indirettamente Sergio Massa. Un gruppo di preti villeros [i preti delle bidonville, N.d.T.] ha organizzato una “messa di riparazione” per le offese nei confronti di papa Francesco dovute alle affermazioni fatte contro di lui due anni fa da Javier Milei. Alla messa hanno partecipato alti funzionari del governo kirchnerista, mentre a Roma Francesco ha ricevuto il “nipote 133” [il numero di un nipote, ritrovato nel luglio 2023, di una nonna de Plaza de Mayo, N.d.T.] e la candidata Victoria Villaroel ha reso omaggio nella Legislatura porteña a coloro che sono stati assassinati dal terrorismo negli anni Settanta.
Per giustizia, va detto innanzitutto che i preti villeros non sono il peggio della Chiesa argentina; molto peggio di loro sono i vescovi villanos. Si pensi, ad esempio, al vescovo Tucho Fernández, che non si è fatto scrupolo di stravolgere in ogni modo la dottrina del Vangelo per ottenere e mantenere il favore del pontefice romano che alla fine lo ha nominato cardinale. O al vescovo Eduardo Taussig, che ha passato quindici anni a maltrattare il clero di San Rafael nel modo più crudele, per poi concludere la sua carriera chiudendo il seminario diocesano e guadagnandosi l’odium plebis. Si pensi anche al vescovo Gabriel Barba che, in tre anni, ha distrutto a San Luis ciò che il vescovo Juan Laise aveva impiegato decenni per costruire. I preti villeros, almeno, hanno un ideale e si sono messi in gioco nel suo nome, anche se lo fanno in un modo che, a mio parere, è sbagliato. Sono immersi nel fango delle baraccopoli e hanno a che fare con i tossicodipendenti, con i poveri che hanno a malapena il pane per sfamare i loro figli e con persone le cui aspettative esistenziali non sono molto lontane da quelle di un animale irrazionale. Tutto ciò ha il suo merito, al di là della discussione sul modo in cui essi svolgono la loro missione.
Ammetto anche di condividere alcune delle ragioni, da loro espresse, per cui Milei non dovrebbe essere votato, e sono le stesse che ho esposto in questo blog qualche giorno fa. Tuttavia, sono libero di esprimere questa opinione perché io non sono nessuno e rappresento solo me stesso. Loro, invece, sono ministri della Chiesa e parlano a suo nome. Un dato evidente, sul quale non occorre soffermarsi troppo.
Ci sono altri due aspetti su cui invece vale la pena riflettere. Il primo è l’incomprensibile illusione di questi sacerdoti di credere che la Chiesa abbia ancora una qualche credibilità o influenza. In un articolo apparso sabato sul quotidiano La Nación, Loris Zanatta [esperto di America Latina, docente nell’Università di Bologna, N.d.T.] dice una grande verità: il fatto che Milei sia il candidato più forte alla presidenza, seguito da Patricia Bullrich, è uno schiaffo a Bergoglio; è il segno più evidente del clamoroso fallimento del pontificato di Francesco, almeno in ambito politico e in Argentina, dove la sua parola non ha alcun tipo di influenza. È vero che nel 2015 i preti delle baraccopoli e i loro colleghi furono determinanti per evitare che il kirchnerismo conquistasse il governatorato della provincia di Buenos Aires con a capo Aníbal Fernández; ma è successo molti anni fa. I ragazzi che allora avevano dieci anni oggi ne hanno diciotto e non ascoltano i preti: guardano Tik-Tok. La Chiesa, per quanto villera, nazionale e popolare possa fingere di essere, non può competere con i social network, che sono i protagonisti dei processi elettorali contemporanei. È probabile che il patetico spettacolo della messa villera, alla presenza di governanti peronisti corrotti, possa aver convinto qualche centinaio di abitanti della baraccopoli a non votare per Milei, ma sicuramente ha convinto molte migliaia, e non solo abitanti della baraccopoli, a votare per il libertario, considerando chi sono quelli che lo attaccano.
Ma la messa villera presenta un problema ancora più grave, ed è un problema teologico. Per questi sacerdoti, la Chiesa è diventata una mera associazione bloccata nel tempo. I sacerdoti e i religiosi che, nel corso della storia della Chiesa, si sono occupati dei poveri e dei bisognosi – si pensi, ad esempio, a san Vincenzo de’ Paoli o a Madre Teresa di Calcutta – avevano ben chiaro che l’uomo, essendo naturalmente religioso, possiede due diversi regimi di temporalità, che coesistono, diversamente intrecciati, nella sua esistenza quotidiana: vive il tempo lineare e progressivo del mundus e il tempo circolare e rappresentativo del sacro, che si manifesta e si concretizza nella liturgia. I sacerdoti villeros, come la maggior parte del clero della Chiesa di oggi, tendono a concepire la loro vita e il loro apostolato come un’attività racchiusa esclusivamente nel flusso del tempo secolare.
Il “volto di Cristo” che presentano – espressione tanto cara ai palati progressisti – è un Cristo puramente umano, spogliato di ogni istanza di sacro. Il cristianesimo viene così ridefinito, riducendosi a un movimento de-spiritualizzato, trasformato in un “avvenimento diurno”, come dice Galimberti, dove i discorsi teologici sul divino e sul sacro sono stati sostituiti da discorsi immanentisti e prettamente mondani.
La conseguenza è quella che abbiamo sotto gli occhi: l’evaporazione della religione, che è diventata indistinguibile dalla morale e dalla politica proiettate nella sfera della mondanità. Il discorso propriamente religioso è scomparso anche dai templi e dalle messe, e non solo dalle messe villeras.
La settimana scorsa, i sacerdoti delle baraccopoli hanno quindi strumentalizzato la liturgia, il luogo del sacro, per renderla funzionale a un obiettivo politico di partito: impedire a Javier Milei di vincere le elezioni di ottobre. Hanno ingannato i loro fedeli, i più poveri tra i poveri, perché hanno trasformato surrettiziamente la loro fede in un puro essere nel mondo e del mondo, e hanno mutato la liturgia (da sempre il momento in cui il sacro porta fuori dal mondo mostrando gli splendori del mondo che non ha fine), in una ripetizione formale di rituali privi di qualsiasi contenuto sotto il profilo della trascendenza e del sacro. Non hanno ingannato solo se stessi, hanno frodato i loro fedeli.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Traduzione di Valentina Lazzari
Titolo originale: Una misa villera contra Milei
Nella foto, los curas villeros, i preti che operano nelle baraccopoli