Secolarizzato, erotizzato, fluido. Il fosco orizzonte di questo Occidente prigioniero delle proprie “liberazioni”

di Martino Mora

Per capire il presente bisogna innanzitutto capire in che tipo di civiltà viviamo.  Innanzitutto, la caratteristica più evidente della società occidentale contemporanea, che solo un cieco dello spirito può non vedere, è la sua completa secolarizzazione, o meglio ancora il suo completo oscurantismo religioso e spirituale, ormai a tal punto avanzato da avere completamente contaminato, nella sua componente umana, quella legittima autorità spirituale cattolica che ne dovrebbe essere l’antitesi. Anzi, Roma a volte sembra essere, almeno per certi versi, la vera avanguardia di questa discesa agli inferi.

Ovviamente da questo oscurantismo religioso e spirituale deriva il nichilismo più radicale, che sta spingendo il cosiddetto Occidente alla deriva.

La diagnosi rimarrebbe però ancora incompleta se non ci chiedessimo su quali pilastri, su quali punti fissi, si regge da molto tempo questa civiltà “occidentale”, euroatlantica e americanocentrica, di cui l’Italia è di fatto una componente periferica ma significativa.

Questi pilastri sono almeno tre: la dittatura dell’economia, con il perseguimento continuo, tanto individuale che collettivo, di una sempre maggiore ricchezza materiale (il Prodotto interno lordo come sacro valore di riferimento); il primato assoluto della tecnica, o se vogliamo della tecnoscienza, con le sue sbalorditive quanto continue  e destabilizzanti innovazioni; l’assoluta centralità dell’individuo inteso come singolo atomo, a scapito di ogni tipo di legame sociale e di appartenenza comunitaria. Con la conseguenza paradossale che è proprio questa centralità atomistica del soggetto ciò che lo rende componente indistinguibile della massa.

A questi tre pilastri se ne è aggiunto, dalla fine anni degli anni Sessanta del XX secolo, almeno un quarto, cioè la sessualizzazione sempre più marcata della società, a partire dai mass media (il sistema orgiastico-mercantile dell’industria del divertimento) con il conseguente crollo della famiglia stabile, basata sul matrimonio, e la crisi demografica.

Anche se proprio gli ultimi ventennali sviluppi di questo processo di liberazione dei “porneia” a qualunque livello dovrebbero farci pensare più a una “erotizzazione” polimorfa e indistinta che a una “sessualizzazione” ipertrofica, dato che alla fine ora viene rifiutata, nel nome dell’autodeterminazione del soggetto e della liberazione degli istinti, anche la naturale polarità maschio-femmina, oggi da superare in senso “fluido”.

Tutto questo appare in fin dei conti come un duplice processo sovversivo:

  • quello dell’uomo che alla fine ha assiso se stesso, come individuo (liberalismo) o come collettività (socialismo, nazionalismo), al posto di Dio;
  • quello dei valori materiali, economici, mercantili, che hanno soppiantato i principi spirituali su cui si reggeva la premoderna Christianitas.

Si è trattata di una lunga e plurisecolare Sovversione che alla fine ha prodotto il trionfo del più laido soggettivismo assoluto (ideologia gender-queer, femminismo radicale, eccetera) da una parte; il trionfo iper-capitalista della plutocrazia anglosassone, che tutto comanda, dall’altra.

Viviamo sotto un fosco orizzonte.

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