Sul papa alla camera ardente di Napolitano

L’immagine del papa inerte, le braccia penzoloni lungo il corpo, davanti al feretro di Giorgio Napolitano, mi ha rattristato. Si dice: questione di rispetto. Ma che rispetto c’è nello spogliarsi della propria identità, del proprio credo, del proprio essere? Che rispetto c’è nel nascondere la tua fede, specie se sei il vicario di Cristo sulla terra? Se tu eviti di fare il segno della croce e di benedire il feretro significa che equipari quei gesti a simboli politici. Siccome equipari il segno della croce al pugno chiuso dei comunisti, o ad altri gesti di contenuto politico-ideologico, ti astieni dal farlo perché pensi che, in date circostanze, non sia il caso. Il fatto è che il segno della croce non è un gesto politico. Siamo su tutt’altro piano.

È sconfortante stare a spiegare ciò che è evidente. Penso, tra l’altro, che Giorgio Napolitano, persona intelligente, non se la sarebbe affatto presa a male per un segno della croce e una benedizione.

Ma ora lascio la parola a Camillo Langone, che così scrive su Libero:

Un papa così inerte è sconfortante per tutti i fedeli. Starsene impalato davanti a una bara è un venir meno alla propria missione, assegnata da Gesù a Pietro (dunque ai suoi successori) durante l’Ultima Cena: “Conferma i tuoi fratelli”. Un papa che davanti alla morte si mostra senza parole né gesti non conferma: smentisce. Forse è stato ultra rispettoso verso l’ateo morto, di sicuro è stato poco riguardoso verso i cristiani vivi, in primis quelli che nei paesi islamici hanno pagato e pagano la manifestazione esteriore del proprio cristianesimo con persecuzioni e carcere, a volte col patibolo. In ogni tempo i grandi pensatori cristiani hanno assegnato grande valore al segno della croce. Per Tertulliano bisognerebbe farselo “a ogni passo, quando si entra e quando si esce, nell’indossare i vestiti, a tavola, nell’andare a letto…”. Per Ratzinger è nientemeno che “la sintesi della nostra fede”. Invece il video del papa immoto e silenzioso al Senato mi è sembrato una sintesi dell’agnosticismo costituzionale. E mi ha fatto venire in mente una poesia poco allegra di Cesare Pavese, quella che finisce così: “Scenderemo nel gorgo muti”. Vade retro! Gesù nel vangelo di Matteo ci esorta a fare l’esatto contrario: “Gridatelo dai tetti!”. Lui che da quindici secoli fa il segno della croce nel mosaico di Sant’Apollinare in Classe.

E qui ecco il messaggio che mi ha mandato un caro amico.

Un papa in una camera ardente atea? Se ritiene di andarci, fa bene ad andare. Ma deve andarci, almeno, per benedire la salma. Deve farsi il segno della croce e benedire la salma. Per chi non crede sono tutte bubbole, ma se sei il papa si suppone che tu creda ciò che prescrive la religione di cui sei il massimo esponente, ossia che quell’anima nei giorni successivi al trapasso sia ancora sottoposta al giudizio divino e quindi la benedizione papale le è benefica. Quanto alla presunta mancanza di rispetto, siamo alla pazzia: chi avrebbe gridato alla mancanza di rispetto nel momento in cui un papa benedice una salma? Il problema è che con Bergoglio siamo evidentemente di fronte a un uomo che non crede. Non crede al suo ruolo ma soprattutto non crede in Dio, non crede all’anima, non crede pressoché in nessuno dei principi della religione che egli dovrebbe annunciare. Crede solo alla sua narcisistica presenza e alla sua dote personale di potere. Non è un problema di poco conto: per chi crede ma, io penso, anche per chi non crede.

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