Non è solo una crisi, è una rivoluzione. Ecco perché per essere cattolici occorre essere controrivoluzionari

Quando parlo dell’attuale crisi della Chiesa e nella Chiesa alcuni amici cercano di consolarmi sostenendo che di crisi in passato ce ne sono state tante e la Chiesa ne è sempre uscita. Vero. Ma la crisi attuale è un unicum. Non ci sono precedenti perché qui siamo di fronte a un papa che fin dall’inizio del suo mandato si è messo all’opera per destabilizzare e rovesciare: il tipico comportamento rivoluzionario.

Con l’attuale pontificato non vediamo soltanto confusione e ambiguità. Vediamo il tentativo di far nascere una nuova religione che dovrà sostituire il cattolicesimo, e il sinodo appena incominciato sarà momento privilegiato di quest’opera di sovversione.

Il ridimensionamento (anzi, diciamo pure lo svilimento) del ruolo del vescovo è un atto necessario nella logica rivoluzionaria. Disarticolare la struttura gerarchica è vitale per chi vuole sovvertire.

Che l’azione di Begoglio sia tipicamente rivoluzionaria lo si desume anche dal clima di terrore che vige in Vaticano. Chi dissente deve stare molto attento, perché la mannaia del caudillo può calare da un momento all’altro sul collo di chi è considerato oppositore.

Che tutto ciò succeda mentre alla superficie le parole dominanti sono “accompagnamento” e “misericordia” non deve stupire. Il caudillo e i suoi lacchè ricorrono volentieri alla propaganda paternalistica mentre sono impegnati nell’opera di sovversione.

Quando, in riferimento al sinodo, un sito come l’argentino caminante-wanderer parla di Rivoluzione d’ottobre e di congresso peronista non sta esagerando. Fotografa semplicemente la realtà.

Anche l’uscita della Laudate Deum è funzionale al progetto rivoluzionario. Mentre una parte del “popolo” cattolico si guarda attorno disorientata chiedendosi che fine farà la Chiesa, il caudillo sposta l’attenzione su uno dei contenuti forti della nuova religione, quell’ecologismo che gli permette da un lato di accreditarsi ancor di più come cappellano degli organismi globalisti e dall’altro di disfarsi completamente del vecchio bagaglio. Il nome di Gesù sparisce e nelle diocesi i solerti aiutanti del caudillo piantano alberi. Anche la croce va in soffitta, così come il crocifisso.  Nel frattempo, in Vaticano vengono ricevuti tutti i rappresentanti del globalismo, da Bill Clinton a Soros figlio fino alla vedova McCain. Un pellegrinaggio che ci dà anche un’idea visiva di come la rivoluzione sia in atto. La Chiesa e la fede vengono smantellate pezzo a pezzo e al loro posto si sta assemblando un’altra Chiesa, un’altra fede.

Qualcuno ha notato che la Laudate Deum, sotto il profilo dei contenuti, non raggiunge nemmeno il livello di una mediocre tesi di laurea. Se l’avesse presentata uno studente, difficilmente avrebbe ottenuto la promozione. Ma, di nuovo, non c’è da stupirsi. Anche l’impoverimento concettuale e stilistico fa parte del piano rivoluzionario di chi vuole distruggere.

Solo pochi anni fa tutto ciò che stiamo vedendo poteva configurarsi come una distopia. Nel mio sarcastico racconto fantareligioso Come la Chiesa finì (la prima edizione è del 2017) immaginavo una sequenza di tappe: con l’enciclica Alea iacta est il papa avrebbe adeguato la Chiesa al mondo; con la lettera pastorale Tabula rasa la Chiesa avrebbe adottato il bipensiero secondo la logica del “ma anche” (sì ma anche no, no ma anche sì); la Congregazione per la Dottrina della Fede sarebbe diventata Congregazione per l’Adattamento della Fede; l’enciclica Captatio benevolentiae avrebbe contenuto le istruzioni da seguire per metter fine a ogni differenza tra Chiesa e mondo; con il motu proprio Gaudeamus igitur la Chiesa cattolica avrebbe cambiato ufficialmente denominazione e sarebbe diventata Chiesa Accogliente; con l’enciclica Panem et circenses l’eucaristia sarebbe stata concessa a tutti in quanto diritto; con le esortazioni Amoris hilaritas e Amoris iucunditas la Chiesa Accogliente avrebbe sposato definitivamente le idee del mondo nel campo della sessualità.

E così via. Fino alla fine. In senso letterale.

Ripeto: il racconto è del 2017. E oggi è, di fatto, realtà. Ma la mia distopia era ingenua. Non aveva immaginato, per esempio, la promozione di un Tucho Fernández, lo studioso del bacio, a capo di quello che fu il Sant’Uffizio.

Molti miei amici in questi giorni sono rimasti turbati dalla presentazione della Laudate Deum perché in Vaticano sono stati invitati personaggi come Giorgio Parisi (lo scienziato che impedì a Benedetto XVI di parlare alla Sapienza di Roma), lo scrittore Jonathan Safran Foer (che per combattere il cambiamento climatico raccomanda di non avere figli e non mangiare carne), e Luisa-Marie Neubauer, seguace di Greta Thunberg. Ma può turbarsi solo chi non ha ancora capito che siamo di fronte a una rivoluzione. Il cui vero motore, come in tutte le rivoluzioni, è l’odio. L’odio per ciò che era e non deve essere più.

Di conseguenza, se vogliamo essere cattolici, oggi, dobbiamo essere controrivoluzionari.

A.M.V.

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