“La meraviglia dell’evento cristiano”. La saggezza senza tempo del cardinale Giacomo Biffi

È in uscita il libro di Giacomo Biffi La meraviglia dell’evento cristiano, a cura di Emanuela Ghini (Cantagalli, 464 pagine, 24,70 euro).

Il cardinale Giacomo Biffi ((Milano, 13 giugno 1928 – Bologna, 11 luglio 2015) fu arcivescovo di Bologna dal 1984 al 2003. Autentico testimone di Cristo, fu autore di libri di successo quali Contro Mastro Ciliegia. Commento teologico a “Le avventure di Pinocchio”; Io credo. Esposizione della fede cattolica; Memorie e digressioni di un italiano cardinale; Pinocchio, Peppone, l’anticristo e altre divagazioni.

Per gentile concessione dell’editore, pubblico l’invito alla lettura che David Cantagalli ha dedicato al nuovo volume.

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I tortellini e l’eternità. Ricordando un vero pastore

di David Cantagalli

Ho avuto il piacere e l’onore di frequentare spesso il cardinale Giacomo Biffi, come editore e come amico, specialmente durante il periodo del suo ritiro a Villa Edera, al termine del suo incarico di pastore della Chiesa di Bologna. Nei nostri lunghi incontri parlavamo di tante cose, anche e soprattutto delle passioni che allietano la vita, ed era sempre un piacere ascoltare le sue parole, mai banali, spesso ironiche, e osservare il suo volto, sempre sorridente, sereno. La sua capacità di definire in modo preciso e leggero ogni argomento di conversazione mi ha sempre affascinato, così come quella sua curiosità innata, simile a quella di un bambino, per ogni aspetto della vita. Non ho mai percepito in lui angoscia o preoccupazione, non gli ho mai sentito esprimere un giudizio che non fosse argomentato, spiegato. Nei nostri incontri il cardinale Biffi non ha mai nascosto quella sua naturale propensione verso tutto ciò che è bello e buono, e quanto dico buono mi viene in mente una sua celebre frase: “Mangiare i tortellini con la prospettiva della vita eterna, rende migliori anche i tortellini, più che mangiarli con la prospettiva di finire nel nulla”. L’attesa di poterlo incontrare, il tempo trascorso con lui e il viaggio di ritorno erano sempre per me momenti di grande letizia.

Quando suor Emanuela Ghini mi ha chiesto di scrivere alcune righe per questo libro, che già nel titolo esprime la personalità e la vita del cardinale Giacomo Biffi, ho accettato volentieri, perché la memoria di tutto ciò che ho avuto modo di vivere con lui ha prevalso sulle remore di un uomo che non ama “apparire”, ma preferisce il silenzio e la solitudine di luoghi ove le strade non hanno un nome.

Nell’introdurre questo volume, mi preme ringraziare suor Emanuela Ghini, che con amorevole spirito di servizio ha raccolto e curato i testi che troverete in queste pagine: sono passi tratti dalle tante omelie che il cardinale Biffi ha pronunciato tra il 1984 e il 1994, quando era arcivescovo di Bologna.

Il cardinale Giacomo Biffi è stato una delle personalità più rilevanti nella Chiesa del XX secolo. A otto anni dalla sua morte (11 luglio 2015), è ricordato con affetto e devozione, anche da molti laici e non credenti, per la sua capacità di entrare nel vivo degli eventi e nella concretezza del dibattito teologico, filosofico e culturale con chiarezza, incisività e lucidità senza disdegnare un pizzico di ironia che ha reso ancora più affascinanti i testi che ha scritto e le parole che ha pronunciato.

Un uomo naturalmente curioso che ha mantenuto, anche con l’avanzare del tempo, una sorprendente attenzione su tutto, dalla teologia, alla filosofia, alla letteratura, all’attualità, con un’apertura mentale e del cuore che non esiterei a definire universale, e quindi cattolica. Chi ha letto o ascoltato le sue parole, anche se non era d’accordo su quanto esprimeva, non poteva fare a meno di riconoscere la sua grande onestà intellettuale, l’amore che ha sempre dimostrato per la Chiesa e per la vita, una fede che lo ha reso uno straordinario pastore.

A chi, come spesso accade anche oggi, manifestava un cronico pessimismo o amarezza per il futuro della Chiesa e del mondo, amava dire con fiducia e speranza che, per quanto noi possiamo fare, è il Signore che ha in mano le redini della sua Chiesa e del nostro futuro.

Il 3 giugno 1984, presentandosi come nuovo arcivescovo della Chiesa di Bologna, salutò così il suo popolo: «Ammaestrate (cfr. Mt 28,19). Gesù non ci ha detto: Andate e imponete con la forza la mia dottrina. Ci ha detto: insegnate, proponete, proponete con chiarezza e con passione il mio insegnamento, lasciando gli uomini liberi di accettare o non accettare. Proponete senza costringere, senza far violenza. La nostra unica forza sia la forza della mia verità. Così sono qui, inerme, senza mezzi, senza appoggi mondani, rispettoso di tutti, ma persuaso del vigore e della efficacia trasformante della parola di verità di cui sono portatore».

Queste parole, pronunciate dal cardinale Biffi nella consapevolezza del compito e della grande responsabilità che grava su chi è chiamato a svolgere il ministero apostolico, evidenziano la straordinaria forza, che può nascere solo dalla fede, di un uomo che non ha bisogno di convincere nessuno sulla verità del suo credo e delle sue argomentazioni, perché consapevole che è Dio ad operare in lui manifestando il Suo grande amore per l’uomo e il Suo costante perdono.

«La fede che si fa principio di un modo nuovo e originale di essere uomini» (14 febbraio 1985): è questa la meraviglia dell’evento cristiano, la meraviglia di riconoscere la straordinaria novità del Verbo che si è fatto carne. È una proposta rivolta a tutti, ma principalmente a coloro «che sono disposti a lasciarsi coinvolgere dal trascendente ed entusiasmante gioco di Dio» (16 settembre 1988).

Il cardinale Giacomo Biffi è stato un vero testimone di Cristo, un profeta dei nostri tempi, un maestro che ha ricevuto da Dio il dono della parola e dell’ascolto. Leggendo queste omelie è possibile assaporare una saggezza senza tempo, una fedeltà alla Chiesa esemplare, una fede dal respiro universale che è stata testimoniata a tutti senza risparmio e con l’entusiasmo di chi ha vissuto accanto al Figlio di Dio.

Mentre scrivo queste righe immagino il cardinale che, sdrammatizzando, sussurri al Padre eterno di non prendere troppo sul serio queste mie parole, e al tempo stesso, strizzando un occhio, mi sorrida.

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