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Fenomenologia della chiesa in uscita. Ovvero va’ dove ti porta la gente

di Vincenzo Rizza

Caro Valli,

l’intervista recentemente rilasciata [qui] da suor Jeannine Gramick, paladina dei diritti lgbtq+ e accolta qualche giorno fa con tutti gli onori in Vaticano (Duc in altum ne ha parlato qui), mi sembra illuminante sul percorso condotto dalla cosiddetta chiesa in uscita.

Mi hanno colpito, in particolare, due risposte.

Alla domanda “lei è stata sanzionata durante il pontificato di Ratzinger. Ora come è cambiata la Chiesa?”, risponde: “Benedetto XVI si preoccupava di mantenere la verità della fede. Francesco ritiene che questo sia molto importante, ma si rende anche conto che il mondo è cambiato e che la Chiesa ha bisogno di predicare e vivere la fede in un modo che le persone di oggi possano capire”. Tradotto: la verità della fede è importante (almeno a parole) ma non è una priorità; la priorità è adattare l’insegnamento della Chiesa al mondo che cambia.

All’’ulteriore domanda “perché, però, Bergoglio non trova il coraggio di cambiare anche la dottrina, il Catechismo sull’omosessualità?”, la risposta è ancora più sorprendente: “Non è compito di un papa mutare l’insegnamento della Chiesa. Il pontefice – e ogni leader della Chiesa – deve proclamare la fede del popolo. Solo quando saprà in che cosa crede la gente potrà pronunciarsi ufficialmente. Come nella Chiesa primitiva, le persone devono riunirsi, parlare in base alle proprie esperienze e ascoltarsi”.

Compito del papa, quindi, sarebbe “proclamare la fede del popolo”, pronunciandosi ufficialmente “solo quando saprà in che cosa crede la gente”!

Ormai non ci si stupisce più di nulla, ma francamente ho terminato gli aggettivi per qualificare il comportamento di chi si definisce cattolico ma diffonde insegnamenti lontani anni luce dalla Rivelazione.

In fondo, che importanza ha ciò che ha detto Gesù? L’importante è capire in cosa “crede la gente” e proclamarlo. Così quando la “gente” (ma poi, quale e quanta “gente”?) crederà che tutte le religioni sono uguali, che non siamo stati creati uomo e donna, che l’aborto e l’eutanasia sono un diritto, sarà un gioco da ragazzi proclamare la nuova fede certificando, magari tramite un sinodo adeguatamente pilotato, il cambiamento di rotta della Barca di Pietro.

Mi chiedo cosa succederà se un giorno la “gente”, in base alle proprie esperienze e all’ascolto, dovesse ritenere che Gesù in fondo era solo un uomo e che la Chiesa è un’invenzione umana: saprà il papa “proclamare la fede del popolo”? Ma soprattutto “il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” e se sì, quale?

 

Aldo Maria Valli:
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