Fantabenedizioni e lupi

di Rita Bettaglio

Alla mia grotta (che, direte voi, evidentemente non è abbastanza profonda né isolata) giungono di tanto in tanto gli echi delle strampalate cose che accadono in questo nostro bello, bellissimo paese, sempre da Iddio benedetto, nonostante la nostra pervicacia a mettere alla prova la sua pazienza.

Ebbene le cronache danno conto di due fatterelli piccoli piccoli ma interessanti.

L’uno accade a Genova (davvero attiva la Superba…) e l’altro in Valle Strona, provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte.

Scriveva Giovannino Guareschi riguardo al suo Mondo piccolo:

Niente letteratura o altra mercanzia del genere: in questo libro io sono quel cronista di giornale e mi limito a raccontare dei fatti di cronaca. Roba inventata e perciò tanto verosimile che mi è successo un sacco di volte di scrivere una storia e di vederla, dopo un paio di mesi, ripetersi nella realtà.

Qui, invece, è tutto vero, ma supera agevolmente qualunque fantasia…

Genova: un parroco inventa le fantabenedizioni e, con ciò, fa il giro delle agenzie di stampa e delle testate giornalistiche.  (https://www.ansa.it/liguria/notizie/2024/02/14/parroco-di-genova-inventa-le-fantabenedizioni_085ee373-05cf-4b44-a6a2-789285279f68.html).

Di che si tratta? Parrebbe un gioco che si svolge tra i chierichetti che accompagnano il sacerdote nelle benedizioni delle case. Un concorso a punti, che i bambini guadagnano se i condòmini aprono la porta e vogliono la benedizione (primi due punti). Altri punti se questi ultimi indossano occhiali da vista o da sole (perché mai dovrebbero, essendo in casa? Fotofobia?), o hanno animali, se sono doriani o genoani, se tossiscono o starnutiscono (beh, questo è sempre meglio che una denuncia all’autorità sanitaria per sospetto Covid). Non viene menzionato il tipo di premio riservato ai vincitori di tal singolar tenzone.

Il parroco in questione spiega che ritiene importante far vivere ‘forti esperienze di fede ai nostri bambini e ragazzi’. Ottimo, su questo non c’è dubbio alcuno, ma che esse consistano in una sorta di riffa su e giù per le scale dei palazzi sinceramente non ci saremmo mai arrivati. Eravamo rimasti al Benedizionale che prescrive un apposito rito in cui non si fa cenno alcuno a punti o simili. Forse, durante il mio soggiorno nella grotta, i sacramentali sono stati implementati con queste nuove forme, e io non ne so nulla. Proprio sinodali queste forme, in realtà, non sembrano, visto che ogni chierichetto gareggia per superare gli altri nel punteggio e vincere. Ma, forse, sono io che non comprendo o i media interpretano male.

Secondo fatterello di cronaca.

Forno di Valstrona, Verbania: il 14 febbraio il parroco celebra Messa, come ogni anno dal 1762 (non sempre lo stesso parroco, naturalmente) per impetrare, per intercessione di san Valentino, la protezione dell’Onnipotente dal pericolo di lupi ed orsi (https://torino.corriere.it/notizie/piemonte/24_febbraio_21/verbania-la-messa-del-lupo-di-forno-per-gli-animalisti-istiga-al-maltrattamento-scontro-politico-per-il-rito-del-700-de97f665-2337-4a4f-b5d7-ce631202axlk.shtml). Apriti cielo: gli animalisti insorgono e denunciano il malcapitato alla Procura della Repubblica per istigazione all’uccisione di animali selvatici e maltrattamento di animali ai sensi dell’articolo 544 del Codice penale. Si apprende anche che i suddetti difensori faunistici avrebbero scritto al vescovo per denunciare il tutto. Peccato che lupi ed altri predatori stiano infestando in maniera pesante la valle e che da sempre il martire san Valentino, di cui si conserva una reliquia nella chiesa del paese, sia stato ivi invocato a protezione della popolazione e del bestiame.

A nulla è valso che il parroco abbia ricordato che la comunità di Forno di Valstrona è spaventata, che vive nel terrore che pecore, capre o mucche vengano sbranate dai lupi.

A rigor di logica, e di sinodalità, ci domandiamo: perché la vita di lupi e orsi dovrebbe valere di più di quella di pecore, capre e bovini?

Non troviamo risposta valida ma, si sa, noi viviamo ancora (o vorremmo vivere) nel medioevo, dove una mela era una mela e chi non era d’accordo poteva prendere altre strade.

Per ora dalla grotta è tutto. Statemi bene.

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