Dibattito / Questo Occidente non deve vincere. Risposta a Julio Loredo

di Fabio Battiston

Ho letto con molto interesse l’approfondito intervento di Julio Loredo sul tema comunismo-aborto, pubblicato qui su Duc in altum. Com’è naturale, sono pienamente d’accordo con la tematica specifica del diritto alla vita del concepito, senza se e senza ma, come pure sulla condanna di ciò che per me è sempre stato un assassinio premeditato con tanto di mandanti, esecutori e complici (un reato certamente meritevole dell’ergastolo).

Quello che invece non mi convince è la focalizzazione, nel contesto attuale, del problema aborto legato al marxismo-leninismo e, più in generale, al ruolo del comunismo sovietico nella diffusione di questa aberrazione. Non che l’analisi di Loredo non corrisponda alla realtà storica, ci mancherebbe. Tuttavia ho la netta impressione – ed è questa sensazione che, se fosse vera, darebbe corpo alle mie perplessità – che le considerazioni espresse dal presidente di Tradizione Famiglia Proprietà Italia siano molto legate allo scenario internazionale attuale e, in particolare, al conflitto russo-ucraino. Su questo argomento, infatti, la posizione della TFP è ben nota e si colloca su un aperto sostegno all’Ucraina in un’ottica che vede l’Occidente “libero” impegnato in un confronto/scontro nel quale la Russia assume gli indiscutibili connotati del “nemico” da combattere con ogni mezzo. Anche nell’ultima newsletter diffusa da TFP il 23 febbraio scorso, tale posizione viene ribadita in un contributo di John Horvat jr. dal titolo I tre misteri dell’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin. In questo articolo, tra l’altro, l’autore del pregevolissimo Ritorno all’ordine (la cui edizione italiana è stata recentemente presentata anche a Roma) lamenta il non trascurabile seguito che le posizioni e la politica di Putin trovano non da oggi negli Stati Uniti. Nel resto dell’articolo l’immagine e la sostanza del signor Vladimir Vladimirovic vengono riproposti con stilemi piuttosto simili a quelli utilizzati nel passato per dipingere i Leonid Breznev e gli Aleksej Kosygin che si avvicendavano come premier dell’Unione Sovietica.   Questa posizione costituisce, a mio avviso, un tragico errore di valutazione nell’analisi di ciò che è realmente in gioco nel conflitto russo-ucraino. Stupisce come, anche a diverse latitudini del fronte del cosiddetto cattolicesimo tradizionale (quasi sempre politicamente schierato su posizioni conservatrici o, per citare Corrêa de Oliveira, contro-rivoluzionarie) non ci si renda conto che la crisi attuale, resa caldissima dalla guerra in corso, non ha nulla a che vedere con l’epoca della guerra fredda né con la contrapposizione tra le democrazie democratiche liberali, a guida statunitense, e la dittatura comunista dell’Unione Sovietica marxista-leninista. Se poi la sensazione personale di cui ho parlato all’inizio fosse corretta, utilizzare l’aborto come arma per ribadire il contrasto occidentale con la Russia putiniana appare quantomeno discutibile. La mostruosa infamia dell’assassinio dei non nati, infatti, vede oggi l’Euro-America in prima linea tra i più solerti e convinti massacratori del pianeta. Non è un mistero che l’eventuale rinnovo di una presidenza liberal-radicale negli Stati Uniti vedrà riproporsi il tentativo di autorizzare l’aborto fino al nono mese di gravidanza. E che dire del movimento Ginks (Green Inclination No Kids) fondato nel 2010 dalla giornalista americana Lisa Hylas, che si propone, con ogni mezzo, la drastica riduzione delle nascite in nome dell’orrido talebanismo ecologista ormai dilagante nel nostro grande, libero e bel mondo occidentale? Inoltre nell’intervento di Loredo (che conosco e apprezzo ma col quale, in questo specifico contesto, mi trovo in rispettosissima contrapposizione) vengono incomprensibilmente ignorate le iniziative anche legislative in corso da alcuni anni in Russia, la “malefica nazione del dittatore Putin”, per ridurre o comunque limitare la piaga dell’aborto. E come non vedere la realtà di una Russia che si pone oggi come il baluardo più significativo contro l’invasione della piovra LGBTQIA… XYZ e contro tutte le altre mostruosità che stanno ormai riempiendo questo nostro mondo alla rovescia?

Se mai il conflitto russo-ucraino dovesse concludersi con la vittoria del burattino di Kiev, manovrato a piacimento dalle satrapie di Washington, Bruxelles e Londra, sarebbe il disastro per tutti coloro che ancora credono sia possibile salvaguardare ciò che resta – soprattutto sui piani religioso, etico e sociale – del nostro mondo ormai in totale disfacimento. La sconfitta della Russia sarebbe tragica poiché sancirebbe la vittoria di questo Occidente, le cui metastasi si potranno diffondere senza più freni nel resto di quell’Europa cristiana che l’Ortodossia sta disperatamente cercando di difendere. E allora ogni possibilità e speranza di quel “ritorno all’ordine”, auspicato proprio da John Horvat, sparirà definitivamente dal nostro orizzonte. È questo il futuro che vogliamo? Ci pensino gli amici di Tradizione Famiglia Proprietà.

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