Il vescovo belga Roger Vangheluwe finalmente dimesso dallo stato clericale. Ma resta la questione dei legami con Danneels

L’ottantasettenne vescovo belga Roger Vangheluwe, che quattordici anni fa ammise di aver compiuto abusi su minori e fu coperto dal cardinale Godfried Danneels, è stato ridotto allo stato laicale, ma il provvedimento non dissolve le ombre sul suo rapporto con Danneels e sulle protezioni di cui ha potuto godere.

In un comunicato diffuso dalla nunziatura apostolica in Belgio, si spiega che la decisione della riduzione allo stato laicale è stata presa da parte di papa Francesco dopo che sono emersi “nuovi gravi elementi” a carico del prelato.

A Vangheluwe è stato ordinato di “risiedere in un luogo di ritiro, senza alcun ulteriore contatto con il mondo esterno, per dedicarsi alla preghiera e alla penitenza”.

In un comunicato, la Conferenza episcopale belga si dice “soddisfatta della notizia” dato che i vescovi del Paese avevano “ripetutamente chiesto” la laicizzazione del vescovo.

La Conferenza episcopale fa inoltre notare che Vangheluwe già conduce “da anni una vita nascosta” nell’abbazia benedettina francese di Solemnes, dove gli è stato concesso di continuare a risiedere.

Vangheluwe è da anni motivo di grande scandalo pubblico in Belgio. Vescovo di Bruges dal 1985 al 2010, si dimise il 23 aprile 2010, dopo aver confessato di aver abusato sessualmente del nipote minorenne per un periodo di ben quindici anni. Successivamente ammise di aver abusato di un altro nipote. Tuttavia, per questi crimini non è mai stato sottoposto a procedimenti giudiziari, a causa della prescrizione.

Il caso Vangheluwe è collegato alla figura del cardinale Godfried Danneels, che lo consacrò vescovo nel 1985.

Danneels è noto per essere comparso vicino al neoeletto papa Francesco alla loggia della basilica vaticana, per il primo saluto di Bergoglio alla folla riunita in piazza San Pietro, il 13 marzo 2013: una sorta di ringraziamento voluto espressamente da Bergoglio.

Il cardinale, morto nel 2019, aveva ammesso di far parte della cosiddetta “mafia di San Gallo”, il gruppo di prelati che cospirò per eleggere papa Francesco.

Esiste una registrazione del’8 aprile 2010 in cui Daneels scoraggia il nipote di Vangheluwe dal presentare denuncia. Proprio dopo la pubblicazione del nastro, Vangheluwe ammise pubblicamente l’abuso e diede le dimissioni.

Il quotidiano De Standaard riferì che due ex sacerdoti belgi, Rik Deville e Norbert Bethune, avevano informato personalmente più volte il cardinale Danneels degli abusi sessuali su minori compiuti dal vescovo Vangheluwe tra la metà degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila. Padre Deville dichiarò all’Associated Press di aver raccontato al cardinale Danneels una serie di casi di abusi sessuali, ma “il cardinale a volte si arrabbiava e diceva che non era compito mio, che non dovevo farmi coinvolgere”. Nonostante la generale indignazione per la copertura assicurata da Danneels a Vangheluwe, Francesco lo nominò personalmente membro dei sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015, e alla sua morte disse che  Danneels “servì la Chiesa con dedizione”.

Come ha notato l’avvocato per i diritti dell’infanzia Elizabeth Yore, la relazione tra Danneels e Vangheluwe, così come l’insabbiamento degli abusi, risalgono a prima del 2010.

 

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