Guerra nucleare e fine del mondo. Un’analisi

In un mondo segnato dal rifiuto della fede cristiana e dalla diffusione senza precedenti di eresie che hanno contagiato anche la gerarchia della Chiesa, il pensiero di un imminente castigo divino è diventato inevitabile. Pertanto, è quanto mai necessaria una risposta chiara a una domanda che, ala luce dei nuovi venti di guerra, è tornata a circolare con insistenza: la fine del mondo profetizzata nei libri sacri delle Sacre Scritture può essere identificata con una guerra atomica?

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di Robert Lazu Kmita

Dopo le due esplosioni nucleari dell’agosto 1945 a Hiroshima e Nagasaki, lo spettro della guerra nucleare è rimasto una fonte di preoccupazione costante per tutta l’umanità. Lo sviluppo e il continuo miglioramento delle armi atomiche hanno amplificato l’ansia nucleare. Gli stessi papi, da Pio XII a Francesco, lanciano continuamente gravi avvertimenti. Nel suo discorso di Natale del 1955 [qui], Pio XII fornì una delle descrizioni più terribili delle conseguenze dell’uso delle armi nucleari:

Ecco pertanto lo spettacolo che si offrirebbe allo sguardo atterrito in conseguenza di tale uso: intere città, anche fra le più grandi e ricche di storia e di arte, annientate; una nera coltre di morte sulle polverizzate materie, che coprono innumerevoli vittime dalle membra bruciate, contorte, disperse, mentre altre gemono negli spasimi dell’agonia. Frattanto lo spettro della nube radioattiva impedisce ogni pietoso soccorso ai sopravvissuti e si avanza inesorabile a sopprimere le superstiti vite. Non vi sarà alcun grido di vittoria, ma soltanto l’inconsolabile pianto della umanità, che desolatamente contemplerà la catastrofe dovuta alla sua stessa follia.

Sotto l’influenza di numerose creazioni letterarie e cinematografiche, che iniziarono a equiparare sempre più la guerra nucleare all’apocalisse, anche all’interno degli ambienti cattolici l’idea della fine del mondo causata dalla conflagrazione atomica divenne una costante. La sua presenza, alimentata dalle crisi politiche culminate in quella dei missili di Cuba del 1962, si è perpetuata e amplificata. A riprova della preoccupazione universale e della forza dell’idea di apocalisse associata a una potenziale guerra nucleare, ricordo anche lo sforzo che J. R. R. Tolkien – l’autore del famoso romanzo epico Il Signore degli Anelli – dovette fare per convincere alcuni lettori che l’anello finale della sua storia non era un simbolo dell’arma nucleare.

Oggi, nel contesto dell’escalation del conflitto in Ucraina, il numero di coloro che credono che questo possa essere l’inizio della fine è più grande che mai. Tenendo conto dell’immagine dell’arcangelo con la spada fiammeggiante della terza parte del segreto di Fatima, che per alcuni è un riferimento diretto alle armi di distruzione di massa, tutto sembra semplice e chiaro. In un mondo segnato dal rifiuto della fede cristiana e dalla diffusione senza precedenti di eresie che hanno infettato persino la gerarchia della Chiesa, il pensiero di un imminente castigo divino è diventato inevitabile. Pertanto, è quanto mai necessaria una risposta chiara alla domanda chiave enunciata nel titolo: la fine del mondo profetizzata nei libri sacri delle Sacre Scritture può essere identificata con una guerra atomica?

Non si può rispondere a questa domanda senza vedere come i santi e i dottori della Chiesa affrontano la questione. Il loro riferimento più importante è rappresentato da un testo della seconda epistola del primo papa della storia, san Pietro:

Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno! (2 Pietro 3:10-12).

Il passo sopra citato, che parla della distruzione del mondo per mezzo del calore e del fuoco, viene dopo un altro in cui Pietro ricorda la distruzione del mondo per mezzo dell’acqua, durante il Diluvio. Quindi, se la prima distruzione del mondo, anche se incompleta, è avvenuta per mezzo dell’acqua, l’ultima (completa) avverrà per mezzo del fuoco. Il maestro alessandrino Didimo il Cieco rafforza l’affermazione confermando che “con queste parole il predicatore (cioè san Pietro) sta dicendo che ciò che ora vediamo davanti a noi sarà consumato dal fuoco” [1].

Il vescovo Oecumenio (X secolo d.C.) mostra che il mondo alla fine della storia sarà rinnovato dal fuoco. Beda il Venerabile non ha dubbi su questo, ma solo sulla portata dell’evento: sarà limitato alla nostra terra e al cielo che la circonda o riguarderà il cosmo intero? Anche se non cita direttamente il passo dell’epistola dell’apostolo, sant’Agostino tratta l’argomento in dettaglio nella sua monumentale opera De Civitate Dei, lasciandoci una delle spiegazioni più complete:

La figura di questo mondo perirà in una conflagrazione di fuoco universale, come un tempo il mondo fu inondato da un diluvio di acqua universale. E da questa conflagrazione universale le qualità degli elementi corruttibili, che si adattavano ai nostri corpi corruttibili, periranno del tutto, e la nostra sostanza riceverà una qualità che, con una meravigliosa trasmutazione, si armonizzerà con i nostri corpi immortali, in modo che, come il mondo stesso sarà rinnovato in una cosa migliore, gli uomini stessi saranno rinnovati nella loro carne in una cosa migliore.

Come un tempo il mondo fu distrutto dall’acqua, alla fine della storia sarà distrutto dal fuoco e i corpi mortali degli uomini saranno trasmutati, per la potenza di Dio, in corpi immortali. Come per molti altri argomenti, san Tommaso d’Aquino adotterà questa interpretazione tratta da sant’Agostino per svilupparla nella Summa Theologica. Prima, però, spiega con la sua incredibile precisione perché questa purificazione finale attraverso il fuoco è necessaria:

Questa purificazione del mondo rimuoverà da esso la macchia contratta dal peccato e l’impurità risultante dalla mescolanza, e sarà una disposizione alla perfezione della gloria; di conseguenza, sotto questo triplice aspetto, sarà più opportuno che sia effettuata dal fuoco. In primo luogo perché, essendo il fuoco il più nobile degli elementi, le sue proprietà naturali sono più simili a quelle della gloria, e questo è particolarmente chiaro per quanto riguarda la luce. In secondo luogo perché il fuoco, per l’efficacia della sua virtù attiva, non è suscettibile come gli altri elementi all’aggiunta di una materia estranea. In terzo luogo perché la sfera del fuoco è molto lontana dalla nostra dimora; né abbiamo tanta familiarità con l’uso del fuoco come con quello della terra, dell’acqua e dell’aria, per cui non è così suscettibile di svalutazione. Inoltre, è efficacissimo nel purificare e nel separare mediante un processo di rarefazione.

Dopo questa dettagliatissima spiegazione metafisico-teologica, san Tommaso descriverà una delle opinioni più diffuse su come avverrà la fine del mondo, opinione basata proprio su quel passo di sant’Agostino che ho citato sopra:

Altri, seguendo Agostino, dicono che “come il diluvio risultò da un’effusione delle acque del mondo, così la moda di questo mondo perirà per un incendio di fiamme mondane” (De Civitate Dei, xx, 16). Questo incendio non è altro che l’assemblaggio di tutte quelle cause inferiori e superiori che per loro natura hanno una virtù accenditrice; e questo assemblaggio non avverrà nel corso ordinario delle cose, ma per opera della potenza divina; e da tutte queste cause così assemblate deriverà il fuoco che brucerà la superficie di questo mondo.

Ecco che, attraverso questa citazione, ci avviciniamo alla risposta corretta alla nostra domanda: la fine del mondo può avvenire attraverso un conflitto nucleare? La risposta breve è negativa. La risposta lunga è più sfumata. In primo luogo, dobbiamo considerare il dettaglio menzionato nella descrizione di san Tommaso: la potenza divina. Pertanto, la fine del mondo non avverrà attraverso il corso abituale degli eventi, ma attraverso il corso risultante dalla manifestazione della potenza divina. Se pensiamo all’evento del diluvio descritto nei capitoli 7-8 della Genesi, è chiaro che tutto ciò che accadde al tempo di Noè fu opera della potenza di Dio. Per non lasciare spazio a dubbi, nel capitolo 7 della Genesi, parlando in prima persona, il Creatore stesso afferma quanto segue:

Poiché di qui a sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti, e sterminerò dalla faccia della terra tutti gli esseri viventi che ho fatto (Genesi 7:4).

Sebbene realizzato con uno degli elementi naturali più significativi, l’acqua, il diluvio fu un evento di origine soprannaturale. In altre parole, tutto avvenne per ordine di Dio. Se pensiamo alla fine del mondo per mezzo del fuoco, la conclusione è evidente: non avverrà per ordine di un qualsiasi capo di Stato moderno che decida di iniziare una guerra nucleare, ma per ordine di Dio. Pertanto, non sarà il risultato di azioni umane, ma di una decisione divina. Infatti, se consideriamo attentamente un’eventuale guerra atomica, pur essendo un evento devastante per un gran numero di persone, in nessun caso potrebbe portare all’incendio dell’intera terra e, ancor meno, dell’intero cosmo (ipotesi discussa in termini metafisici da san Beda). Pertanto, l’idea della fine del mondo come risultato di una guerra nucleare è esclusa.

Ciò che non è escluso, invece, è un’altra cosa: l’ipotesi della fine del mondo, comandata da Dio, come risultato di un aumento e di una manifestazione senza precedenti della malvagità degli uomini sulla terra. Sotto questo profilo, quale altro evento può essere più eloquente di una guerra nucleare, che mostra un totale disprezzo per la vita? Allo stesso tempo, non è necessario pensare all’idea di tale distruzione in termini strettamente “materiali”. Nel 1946, pochi giorni dopo l’inizio delle esplosioni nucleari sperimentali nell’atollo di Bikini, lo stilista francese Louis Réard lanciò una moda che portava il nome dell’atollo. Il fenomeno fu di proporzioni globali: in pochi giorni ricevette più di cinquantamila lettere, soprattutto da uomini. Valutando correttamente l’effetto, la giornalista di moda Diana Vreeland disse che la creazione di Réard era la “bomba atomica della moda”. In sostanza, da quel momento si può parlare della nascita della famigerata “rivoluzione sessuale”, e sono sicuro che questo evento ha causato molte più vittime di qualsiasi guerra nucleare.

In termini di un’ipotetica interpretazione spirituale, le due esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki possono significare due eventi storico-spirituali senza precedenti: 1) la diffusione esplosiva delle eresie che porterà all’apostasia finale; 2) l’esplosione delle passioni e dei vizi sessuali.

I quattro sacerdoti gesuiti sopravvissuti vicino all’ipocentro dell’esplosione di Hiroshima, Hugo Lassalle (1898-1990), Hubert Schiffer (1915-1982), Wilhelm Kleinsorge (1907-1977) e Hubert Cieslik (1914-1998) hanno mostrato al mondo intero qual è la soluzione: il Santo Rosario recitato quotidianamente in comunità e in famiglia.

Sancta Maria, auxilium christianorum, ora pro nobis!

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[1] Tutti i commenti alla seconda epistola di san Pietro si possono leggere nell’Ancient Christian Commentary on Scripture. New Testament XI, James, 1-2 Peter, 1-3 John, Jude, a cura di Gerald Bray, IVP Academic, 2000, pp. 157-158

Fonte: remnantnewspaper.com

 

 

 

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