Golpe nella Chiesa. La sovversione ha colpito così. E continua a farlo in modo sempre più radicale

Come annunciato, è uscita, a cura delle edizioni Médias Culture et Patrimoine, l’edizione francese del saggio Golpe nella Chiesa di don Andrea Mancinella, edito in Italia da Radio Spada.

Nel sito exsurgedomine.it monsignor Carlo Maria Viganò propone la traduzione italiana della sua prefazione.

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di monsignor Carlo Maria Viganò

Cos’è un golpe? È un colpo di stato, ossia il rovesciamento del potere costituito per cambiare il regime con la forza o con la frode. Esso può essere perpetrato da gruppi o élite che agiscono spontaneamente o con la cooperazione di terzi, nazionali o internazionali. Uno dei più evidenti casi di golpe è il colpo di stato dell’élite globalista anticristiana al quale stiamo assistendo e nel quale la maggior parte dei governi è emissaria del World Economic Forum. I funzionari pubblici agiscono nell’interesse dei loro finanziatori in danno dei cittadini, e i rappresentanti eletti tradiscono impunemente il mandato o manipolano le elezioni per arrivare al potere ed eseguire gli ordini degli eversori. Ecco, questo è un golpe, un colpo di stato che in questa occasione non coinvolge una singola nazione, ma l’intero mondo occidentale.

Parlare di golpe nella Chiesa può dunque suonare inaudito, soprattutto se si considera che la Chiesa Cattolica è una monarchia assoluta di diritto divino, e in quanto tale esente – per la propria divina costituzione – dalle gravi fragilità delle moderne democrazie, ossia di quei regimi partoriti come realizzazione sociale della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. I funzionari della Chiesa, dai più alti in dignità al novello sacerdote, dal Principe della Chiesa al padre missionario, costituiscono la struttura che permette di governare questa società in cui le fragilità umane e l’onnipotenza divina si mescolano, si sovrappongono, si fondono e talvolta si confondono. Ma se ci pensiamo, anche la visione cattolica dello Stato prevede in qualche modo la compresenza di umano e divino, limitatamente ai fini che si pone l’istituzione temporale, ma dove Cristo è Re e il sovrano suo luogotenente, esattamente come nella Chiesa Cristo è Re e Pontefice e il Papa suo Vicario. Il primato delle cose spirituali su quelle temporali e della vita eterna su quella terrena fanno sì che l’autorità della Chiesa (e del Papa) sia necessariamente superiore a quella dello Stato (e di chi lo governa), assicurando a quella un’assistenza divina speciale e a questo un riferimento sicuro per condurre i propri sudditi verso la vita eterna che è il loro fine ultimo. Ma se è il Signore che guida e modera con la Sua Provvidenza tutte le società terrene, sono gli uomini a dover compiere scelte morali non solo come individui, ma anche come corpo sociale, aiutati in ciò dalla Grazia di stato. È dunque dovere dei singoli e delle società riconoscere pubblicamente Gesù Cristo come proprio Re, perché omnia per ipsum facta sunt : et sine ipso factum est nihil, quod factum est (Gv 1, 3). La visione cattolica dello Stato ha il proprio fondamento nella Legge naturale, voluta da Dio Creatore e inscritta nel cuore di ogni uomo: un ordinamento che si inchina a Cristo Re è l’unico realmente in grado di perseguire il bonum commune, aldilà della eventuale differenza di credo dei suoi cittadini.

Con il peccato individuale l’uomo rifiuta l’ordine divino – che è cristocentrico – e con il peccato sociale si ribella a Cristo Re: regnare Christum nolumus. È questa l’anima infernale della Rivoluzione, con cui Satana cerca di vanificare l’opera della Redenzione nei suoi effetti, cancellando la Regalità sociale di Cristo. È dunque il Nemico che opera dietro ogni piano eversivo, dietro ogni colpo di stato; e lo fa iniziando dalla laicizzazione dell’autorità e dalla democratizzazione e parlamentarizzazione dei governi, perché un’autorità che non adora Dio e non si riconosce a Lui soggetta non solo non è tenuta ad obbedirGli, ma anzi farà di tutto per offenderLo e violare la Sua legge eterna.

Tutti i Papi denunciarono e condannarono il colpo di stato compiuto dalla Massoneria nelle nazioni cristiane, dove essa rovesciò le Monarchie cattoliche per instaurarvi delle repubbliche in cui il potere appartenesse nominalmente al popolo, ma di fatto fosse nelle mani della Massoneria e dei suoi servi.

La Rivoluzione, sia essa francese o bolscevica, nella Spagna comunista o nel Messico liberale, nella Germania nazista o nel Canada globalista, si compie sempre con un colpo di stato, nel quale l’autorità di Dio è negata e usurpata invariabilmente dalle medesime forze, per impossessarsi progressivamente del potere. I grandi Pontefici che combatterono coraggiosamente le sette massoniche erano ben consapevoli che il piano nemico consistesse nella distruzione della societas christiana per sostituirvi il Nuovo Ordine Mondiale di matrice massonica e luciferina. Molti dei documenti pubblicati allora – e subito screditati come “teorie del complotto” – riportavano chiaramente i passi per giungere a questa tecnocrazia, che vediamo oggi portati a compimento dagli eredi dei cospiratori dell’Ottocento. E per completezza non possiamo tacere quanto lucida sia stata l’analisi di quei Papi, sino a individuare nel Sionismo askenazita il vero coordinatore dell’azione dissolutrice della Massoneria in tutti gli Stati. Questi poteri eversori sono tutti accomunati da un pactum sceleris, che consiste nella condivisione di efferati delitti a suggello del segreto e della complicità che li rende ricattabili e quindi manovrabili.

Abbiamo dunque l’evidenza che il golpe è un attacco di matrice satanica al cuore della società, e che esso è stato già perpetrato in ambito civile riuscendo ad eliminare sostanzialmente tutte le nazioni cristiane. Rimaneva da colpire, dopo i grandi sconvolgimenti degli ultimi tre secoli, la Chiesa Cattolica; e per colpirla al cuore bastava replicare lo schema già adottato nei governi temporali: corromperne i governanti e i funzionari, minare la sacralità della sua Autorità e indebolirne l’efficacia di governo cambiandone la struttura monarchica in una sorta di repubblica parlamentare. E così hanno fatto, applicando alla Chiesa le dinamiche di una qualsiasi società temporale.

Don Andrea Mancinella, nella sua chiarissima disamina sulla crisi della Chiesa, ci mostra incontestabilmente che il corpo ecclesiale è stato vittima di un ben ordito colpo di stato, di un golpe, appunto. La documentazione presentata consente di avere uno sguardo sintetico e comprensibile del modo di procedere della Rivoluzione che questa azione eversiva ha portato nella Chiesa con il Concilio Vaticano II. Credo quindi che questo ottimo saggio – che appare oggi nella sua prima edizione in lingua francese e di cui sono grato di poter curare la prefazione – possa consentire di compiere il passo successivo a quanti, provvidenzialmente, iniziano a cogliere la coerenza del colpo di stato nella Chiesa con quello compiuto nella società civile: l’autore è sempre il medesimo, e medesimo lo schema di azione, medesimo il fine.

In questo golpe un’élite eversiva che chiamiamo deep church è riuscita ad infiltrarsi nella Chiesa rovesciando il potere costituito con un’azione lenta ma inesorabile di sostituzione dei suoi funzionari: dal Papa alla maggioranza del suo Senato, il Sacro Collegio; dal Segretario di Stato all’ultimo minutante, dal Vescovo al vicario parrocchiale, dal Prefetto del Clero al professore del piccolo Seminario, dal Generale dell’Ordine fino al Maestro dei novizi di un monastero sui monti. Nessuno è stato risparmiato da questa epurazione, che ha contato forse più vittime del Terrore, per far posto ad un’orda di eretici, corrotti e viziosi non meno ricattabili degli omologhi in ambito civile, al punto da condividerne pure le perversioni e i delitti, come tristemente apprendiamo dalla cronaca.

Che questo colpo di stato denunciato nel libro appartenga alla Rivoluzione e ad essa si ispiri, lo vediamo confermato dal fatto che il rovesciamento della “chiesa preconciliare” per instaurare la “chiesa conciliare” – che si vuole altra rispetto alla Chiesa Cattolica proprio per marcare la deliberata rottura tra vetus novus ordo – è stato compiuto con la democratizzazione e parlamentarizzazione del suo governo, mediante la quale al potere del Romano Pontefice è stato affiancato quello di organismi assembleari – Sinodo dei Vescovi, Conferenze Episcopali, Commissioni, Consigli – che da un lato indeboliscono il Primato petrino, e dall’altro coordinano e “collegializzano” l’autorità dei singoli Vescovi, spodestandoli.

Il processo di sinodalizzazione della Chiesa iniziato con la collegialità conciliare teorizzata in Lumen Gentium e portato a compimento da Bergoglio è intrinsecamente rivoluzionario perché si fonda sulla cancellazione della Regalità sociale di Cristo, proclamata solennemente pochi anni prima da Pio XI – che significativamente il rito riformato reinterpreta in senso escatologico proprio per svuotarlo della sua influenza sulla società. D’altra parte, i principali documenti del Vaticano II e tutto il “magistero” postconciliare sono incontestabilmente imbevuti di principi rivoluzionari e dello spirito del mondo: laicità dello Stato ed ecumenismo irenista sono i capisaldi della Rivoluzione, della Massoneria e, appunto, della “chiesa conciliare”. Ed è significativo che questo processo rivoluzionario abbia incluso anche la riabilitazione dell’Ebraismo con Nostra Ætate e la cancellazione della dottrina della sostituzione, rivelando le analogie con quanto avvenuto in tutte le nazioni vittime della Rivoluzione.

La “repubblica conciliare” è giunta sotto la presidenza di Bergoglio a rendere questa sovversione talmente palese da risultare addirittura imbarazzante per i suoi stessi sostenitori. Con Fiducia Supplicans la deep church si è mostrata obbediente agli ordini dell’élite – peraltro esplicitati nelle famose mail di John Podesta – che pretendono che la Chiesa revochi la condanna della sodomia. Altrettanto sta avvenendo con l’introduzione delle donne a forme di ministero non ordinato in vista della loro ammissione agli Ordini, in nome della parità di genere auspicata dall’Agenda 2030. Alcuni tra i fautori della “primavera conciliare” – dove “primavera” è un termine che ritroviamo anche nelle rivoluzioni colorate degli ultimi decenni – si trovano oggi negli scomodi panni dei girondini, finiti vittime della Rivoluzione perché non disposti ad accettarne le conseguenze estreme, eppure necessarie, dopo averne però accolti i principi. Quei Prelati che oggi sembrano “conservatori” non vogliono infatti comprendere che è impossibile condurre una efficace opposizione alla crisi presente, fin tanto che essi ne condividono le basi ideologiche e teologiche poste dal Vaticano II.

Preso atto del golpe, cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo comportarci? Quali sono le forme di risposta efficace e illuminata dalla Fede che il semplice fedele può dare dinanzi ad una minaccia epocale e al tradimento dei vertici della Gerarchia? Lo spiega esemplarmente il capitolo XIII di questo saggio, che lascio al Lettore di scoprire alla fine di un’interessantissima lettura.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

4 febbraio 2024

Dominica in Sexagesima

 

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