Unione europea, ricatto ed estorsione al potere

di Fabio Battiston

Un articolo apparso su ilgiornale.it del 21 maggio scorso [qui] chiarisce una volta di più, per chi non lo avesse ancora capito, qual è il livello di aberrazione e barbarie politica che contraddistingue da anni la cosiddetta Unione europea, le sue politiche e le “democraticissime” procedure con le quali essa regola i propri rapporti con le nazioni aderenti.

L’articolo riguarda, nella fattispecie, la sospensione nei confronti della Polonia del famigerato articolo 7 con il quale la Commissione europea aveva congelato, nel 2017, ben 137 miliardi di euro di fondi destinati a Varsavia. Perché quei denari vennero bloccati? Per “punire” la patria di Karol Woytiła, e il suo governo di allora, per una presunta svolta illiberale e antidemocratica determinata, a parere di Bruxelles, da una serie di provvedimenti “liberticidi”. Tra essi, ma guarda un po’, vi erano decisioni riguardanti sia una decisa limitazione delle pratiche abortive sia un rifiuto da parte della Polonia di adottare leggi e norme specifiche a favore dei diritti Lgbtqia+++.

Il nuovo governo polacco, frutto della recente vittoria elettorale di Donald Tusk (euro lacchè, già presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019, nonché stretto osservante delle direttive Usa – Nato), ha determinato un netto ribaltamento di quelle decisioni. Porte aperte quindi all’omicidio volontario premeditato dei nascituri e ai diritti delle pretestuose micro-minoranze transpederaste. Di fronte a questa sterzata a 180 gradi dell’esecutivo polacco, Bruxelles non poteva rispondere che con zucchero e miele anzi, pardon, con l’invio di straripanti fiumi di denaro. Ed ecco quindi spiegato lo sblocco di quei fondi. Varsavia accetta finalmente i diktat dei duodecim-stellati per i quali, evidentemente, i veri problemi di centinaia di milioni di cittadini delle varie patrie europee debbono ricondursi unicamente all’esecuzione pianificata della strage degli innocenti e al riconoscimento “duro e puro” dei nuovi modelli di vita, comportamento e linguaggio imposti dai disvalori della comunità Lgbtqia (in combutta con i catto-pagani dell’ambientalismo talebano).

Questo illuminante esempio di gestione politica sovranazionale ci mostra chiaramente una delle fetide facce con cui la famigerata Unione europea sviluppa le proprie attività; un volto che ha un solo nome: ricatto! Questa splendida organizzazione sovranazionale – i cui valori sono quotidianamente osannati, tra gli altri, dal nostro presidente della Repubblica (già al secondo mandato, così come fu per il suo degno compagno di partito, Giorgio Napolitano, alla faccia delle regole costituzionali) e dall’intero stato maggiore della chiesa cattolica temporale – utilizza normalmente la leva economico-finanziaria per realizzare le sue brutali, ed esse sì antidemocratiche, estorsioni. Ricordiamo tutti la nazi-troika che finì di strangolare la Grecia nel 2010 e gli avvenimenti del 2011 con il colpo di stato effettuato grazie al mitragliatore Spread, che fece cadere un governo italiano regolarmente eletto. Scenari assai simili si ripropongono oggi, con la minaccia continua di sanzioni di varia natura che la Commissione europea vomita nei confronti dell’Ungheria di Orbán. Ultima, in ordine di tempo, la “crociata” bruxellese contro la Slovacchia del premier Fico (avversario del brutale coito euro-vaccinista targato Ursula-Pfizer e contrario all’invio di armi all’Ucraina) il quale, guarda un po’ che coincidenza, è miracolosamente sopravvissuto – la settimana scorsa – a un attentato diretto contro la sua persona.

Quanto sin qui presentato – non stiamo parlando, per la gran parte, di opinioni personali dello scrivente ma di fatti oggettivamente riscontrabili – può dirci qualcosa di ancor più chiaro e preciso in relazione alle vicinissime elezioni europee? Io credo di sì. Io penso che il recarsi alle urne, magari anche per annullare la scheda o lasciarla bianca, sia di per sé un segnale di riconoscimento politico, e quindi di legittimazione, per un’organizzazione politica sovranazionale che definire spregevole, moralmente corrotta e antidemocratica è poco. Non solo dovremmo interloquire elettoralmente con un soggetto che, tra le tante nefandezze, vuole sancire come diritto sovranazionale costituzionalmente garantito il massacro indiscriminato dei soggetti più innocenti, deboli e indifesi di questo mondo, cioè i nascituri; dovremmo anche accettare l’assoluta indisponibilità del nostro “governante” ad accettare qualunque forma di dissenso, critica e disubbidienza, specialmente su tematiche – come quelle etiche, morali e valoriali – ove dovrebbe essere sacro il diritto all’obiezione, di qualunque natura essa sia. Obiezioni, critiche e dissensi che vengono invece severamente puniti con le armi tipiche di questa congrega di farabutti: l’isolamento internazionale, la calunnia, l’impoverimento economico, la leva finanziaria e la violenza psicologica veicolata dai sistemi di informazione massmediale da esso controllati. Il nostro voto, insomma, servirebbe solo per dare una veste, rispettabile e formale, alla giusta e “democratica” esistenza di un soggetto nei confronti del quale Al Capone e Sam Giancana, con le loro rispettive organizzazioni, farebbero oggi la figura delle Dame di San Vincenzo.

Occorre quindi dire no a quest’ignobile farsa elettorale e individuare e percorrere altre strade. Questa congrega di satrapi non potrà essere sconfitta da uno strumento teoricamente così nobile come la politica.

È di queste ore la notizia di una per me incredibile, vergognosa e inqualificabile decisione della Corte internazionale di giustizia dell’Aia che ha chiesto di arrestare per genocidio esponenti politici di uno stato democratico, nominati in libere elezioni; uno stato in lotta ormai quasi secolare per la sua sopravvivenza. Non è mia intenzione affrontare questo argomento (per il quale so bene di essere in posizione totalmente isolata anche tra i cattolici tradizionali) che è al di fuori dell’obiettivo di questo mio contributo. Lo cito unicamente per un motivo. Se l’esimia Corte internazionale vuole realmente mettere sotto processo qualche vero responsabile di genocidio non ha che da fare una gita a Bruxelles e nelle sedi dei vari governi nazionali per i quali il diritto all’aborto è da decenni un dogma laico inalienabile. È lì che troverà mandanti ed esecutori politici del più grande genocidio planetario di massa che la storia umana ricordi.

 

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