Don Gianni, prete volante che “bombarda” la zona rossa con le preghiere

Questa è veramente da raccontare. Se tu sei un prete e hai il brevetto da pilota aereo e vivi non troppo lontano dalle zone in cui il coronavirus ha colpito più duramente, che fai? Semplice: sali sul tuo velivolo, decolli, ti porti sopra quelle zone e le benedici dall’alto.

È la storia di don Gianni, sacerdote che ha deciso di “bombardare” la “zona rossa” sganciando preghiere.

Se vivete da quelle parti e, attorno alle tre del pomeriggio, vi capita di vedere un velivolo bianco, potete farvi il segno della croce. Perché è molto probabile che sia lui, don Gianni Regolani, parroco-pilota di Polesine Zibello, nel Parmense, a una decina di chilometri da Busseto.

Classe 1941, trentasei anni di sacerdozio e una vecchia passione per il volo, don Gianni non ha avuto un momento di esitazione: a mali estremi, estremi rimedi. Dunque, è decollato.

Visto che il brevetto, preso dodici anni fa, gli consente di pilotare ultraleggeri, a don Gianni è venuto spontaneo prendere il volo per benedire dall’alto. Spiega: «È stato un modo, se vogliamo originale, per avvicinarmi a tutta la gente del posto, essere vicino a loro, vedendo le strade vuote, le case, le chiese. Tutto quello che potevo fare e donare era la benedizione».

Dice ancora don Gianni: «È andata così. Ho sentito via WhatsApp il messaggio vocale di don Gabriele Bernadelli, parroco di Castiglione d’Adda. Annunciava che dopo avere celebrato la Messa a porte chiuse sarebbe uscito sul sagrato della sua chiesa portando il Santissimo. Gli ho telefonato per comunicargli la mia intenzione di effettuare una benedizione dall’alto. “Guardi, è bello che la gente alzi gli occhi verso il cielo. Alle tre e mezzo del pomeriggio vedrete un aereo bianco. Se volete, potete farvi segno della croce perché in quel momento scenderà su di voi la benedizione”. Così ho fatto. Ho volteggiato per tre o quattro volte sopra Castiglione d’Adda. Poi sono tornato e ho fatto lo stesso sulle tre parrocchie del mio paese».

Com’è nato l’amore per il volo?

«Da piccolo. Abitavo a Parma, in via Emilia Est. A otto anni andavo al campo di aviazione a vedere gli aerei. Nel 1977 sono andato in Venezuela come fidei nonum, sacerdoti che aiutano altri sacerdoti, e ci sono rimasto per cinque anni. A ogni viaggio che facevo andavo a molestare, per così dire, i piloti: volevo sapere, conoscere. Sono tornato in Italia. Quattro miei amici avevano un piccolo aereo Storch. Uno dei quattro, per suoi motivi, ha rinunciato. Mi hanno invitato a subentrare. Così ho fatto il brevetto da pilota di ultraleggeri e ho preso il suo posto. Accadeva dodici anni fa. Adesso abbiamo un Sova bianco, ala bassa, carrello rientrante, veloce».

Vola spesso?

«Si, ma non diciamolo troppo forte, sa, il vescovo… [risata]. Il volo mi fa conoscere tante persone».

A.M.V.

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Fonte: Il Giorno

Foto tratta da:  https://www.ilgiorno.it/lodi/cronaca/coronavirus-benedizione-pilota-1.5053195

 

 

 

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