Appello a Francesco. Per Alfie

Dopo l’appello presentato dai genitori di Alfie Evans alla Corte europea dei diritti dell’uomo, al fine di sospendere la decisione della Corte suprema britannica di respingere il loro ricorso,  restano ormai poche ore per cercare di salvare la vita del bambino ricoverato all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool.

Mentre le preghiere si susseguono incessantemente, una via percorribile è che la Santa Sede conceda subito ad Alfie Evans ed ai suoi genitori, papà Thomas e mamma Kate, la cittadinanza vaticana. Infatti, se anche la decisione della Corte europea, che si pronuncerà lunedì, sarà avversa ad Alfie e ai suoi genitori, occorrerà subito aver pronta una via d’uscita, e questa può essere rappresentata soltanto dalla cittadinanza vaticana.

Papa Francesco ha già dimostrato appoggio e vicinanza ad Alfie ricevendo mercoledì Thomas Evans e lanciando poi un appello per la difesa della vita. Sulla stessa linea si è posto l’ospedale Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede, che si è detto disponibile ad accogliere Alfie e a garantire il trasferimento del piccolo da Liverpool all’Italia.

In seguito anche l’ospedale Gaslini di Genova ha manifestato la stessa disponibilità, ma ovviamente nulla può essere fatto senza il via libera dei giudici inglesi.

La concessione della cittadinanza italiana è una strada che non si presenta praticabile data la complessità e la lunghezza dell’iter, dal punto di vista sia politico sia burocratico. Per quanto riguarda il Vaticano invece basterebbe una firma del papa e sarebbe fatta.

Francesco ha già dimostrato in passato di essere in grado di prendere decisioni rapide quando, dopo la sua visita sull’isola di Lesbo, ha portato con sé a Roma alcune famiglie di profughi siriani. Ora potrebbe agire con altrettanta rapidità ed efficacia per salvare la vita ad Alfie.

Questa idea non sembri una forma di pressione sul pontefice e un’invasione di campo rispetto alla sua autonomia. È invece un grido rivolto al papa perché consenta che la vita trionfi sulla morte e la retta ragione, illuminata dalla fede, abbia la meglio sulla follia di chi antepone un ipotetico «miglior interesse» del bambino al suo diritto alla vita.

Papa Francesco, che ha detto più volte no alla pena capitale e si è ripetutamente pronunciato contro quella che definisce la cultura dello scarto, avrebbe la possibilità, concedendo la cittadinanza vaticana ad Alfie ed ai suoi genitori, di dare realizzazione pratica a principi ai quali ha dimostrato di tenere molto.

Durante la persecuzione antisemita ad opera dei nazisti, papa Pio XII contribuì a salvare la vita a migliaia di ebrei ospitandoli in strutture vaticane. Ora Francesco è chiamato a comportarsi in modo analogo per garantire il diritto alla vita di Alfie.

«I nostri figli non stanno soffrendo, stanno solo vivendo» scrivono intanto quarantanove mamme di bambini ricoverati al Bambino Gesù di Palidoro con gravi diagnosi, in alcuni casi simili a quella di Alfie. Certamente i nostri bimbi, scrivono le mamme, sono in difficoltà, ma sono anche perfettamente in grado di sentire sul viso la bellezza e il calore del sole, così come la carezze delle loro mamme: «Serve altro per qualificare un’esistenza come degna di vivere?». «Curare non vuol dire solo guarire, e curando i nostri figli voi medici curate allo stesso tempo anche le nostre famiglie, permettendoci di stare loro accanto e di sentirci utili. Ogni istante di vita passato insieme ha un valore inestimabile per noi genitori».

La lettera è stata inviata dalla presidentessa del Bambino Gesù, Mariella Enoch, all’ospedale di Liverpool dov’è ricoverato Alfie.

Aldo Maria Valli

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