Sinodo sui giovani. Dietro le quinte, l’insoddisfazione di chi non si sente rappresentato

Manca ormai poco all’inizio del sinodo dei vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (dal 3 al 28 ottobre 2018), ma è una vigilia tormentata.

Le vicende relative agli abusi sessuali hanno spinto due vescovi a scendere in campo: Charles Chaput di Philadelphia ha chiesto al papa di annullare il sinodo, e Robertus Mutsaerts, ausiliare della  diocesi di Hertogenbosch, nel sud dell’Olanda, ha scritto al papa spiegando che non si recherà a Roma e proponendo di rinviare il sinodo sui giovani per dedicarne uno alla situazione della Chiesa. In entrambi i casi, alla luce degli scandali, i prelati ritengono che i vescovi in questo momento non abbiano la credibilità sufficiente per rivolgersi ai giovani con richieste di tipo morale.

Ma anche fra gli stessi giovani le acque non sono tranquille. Ne è prova il testo che proponiamo qui. Arriva dal Pakistan ed è opera di una  giovane cattolica, Zarish Neno, che vive in quel paese ed esprime un senso di delusione e frustrazione rispetto al documento elaborato dai giovani al termine della fase preparatoria.

Nel documento ufficiale reso noto dal Vaticano (qui la versione integrale in italiano:  http://www.synod2018.va/content/synod2018/it/attualita/documento-finale-pre-sinodale-dei-giovani–traduzione-non-uffici.html) i giovani chiedono una Chiesa che sia «sulla strada», attenta ai problemi sociali, ai temi ecologici, all’uso dei media. Ma i giovani del gruppo di lingua inglese che, come Zarish, non si sono sentiti rappresentati da questo testo dicono: noi in realtà abbiamo chiesto altro, e cioè una Chiesa ispirata alla retta dottrina, fedele alla tradizione, custode della legge eterna, attenta alla liturgia; una Chiesa che ci renda capaci di riscoprire il senso del sacro.

Non si tratta di una plateale contestazione, quanto di una puntualizzazione, per far capire che il documento finale, sebbene sia stato presentato come una sintesi delle sollecitazioni arrivate dai giovani, in realtà accoglie le conclusioni di una parte soltanto dei giovani consultati.

I giovani di tutto il mondo che non si sentono rappresentati dal documento spiegano di essersi messi in contatto spontaneamente, a partire dal comune senso di insoddisfazione. È nato così un testo (lo si può leggere qui: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/07/12/una-risposta-al-documento-finale-del-pre-sinodo-2018/) che, senza voler essere alternativo a quello ufficiale, allarga comunque il campo della riflessione. Vi si parla infatti di «una maggiore adesione e promozione del rispetto della pratica liturgica, sia nelle forme ordinarie che straordinarie della Messa»; di «una pratica rinnovata e migliorata delle antiche devozioni della Chiesa»; di «educazione giovanile più accurata sulla dottrina e i dogmi della Chiesa cattolica».

Per far capire quali sono il tono e i contenuti del testo nato come risposta a quello ufficiale accenno solo alle parti dedicate alla liturgia e alla retta dottrina.

Circa la liturgia si legge: «Come giovani, aneliamo al sacro in un mondo che ci offre il profano, ad un senso e significato più profondo quando ci viene proposta la banalità, alla pace in una realtà che ci conduce alla frenesia. Auspichiamo comunità cattoliche con liturgie che riflettano ciò in cui crediamo: nel Santissimo Sacramento Gesù Cristo è veramente presente per noi. Desideriamo sacralità nella liturgia in omaggio al Signore del mondo che scende a noi nell’Eucaristia per nutrire le nostre anime ed evangelizzare il mondo (…) Molti sacerdoti hanno perso il loro amore per la liturgia. La Messa è concepita come un dovere, un obbligo da adempiere, piuttosto che il gioioso servizio all’unico vero Dio. D’altra parte, altri sacerdoti introducono in maniera impropria le proprie innovazioni liturgiche che sfociano in semplici assemblee, raduni di condivisione o forme d’intrattenimento che mettono al centro le persone e non Dio (…). La sostituzione della musica sacra tradizionale con la moderna musica secolare è un esempio dell’accantonamento della sacralità in favore di espressioni musicali che non sempre sono appropriate al contesto. Per noi, gran parte della musica religiosa moderna utilizzata nella Messa non ha posto nella tradizione della Chiesa e non dovrebbe avere alcun posto nella Messa (…). Ma il nostro timore non si ferma alla progressiva scomparsa della musica sacra. Siamo cresciuti in una cultura ecclesiale che ha, in molti ambienti, profanato il sacro. Siamo stati testimoni di molti altri abusi nelle nostre esperienze, in diversi paesi e parrocchie. La conclusione alla quale è pervenuta la maggior parte dei giovani è che tali episodi stiano diventando aspetti normali del culto cattolico. Mentre i giovani sono quelli che avrebbero dovuto beneficiarne, il risultato generale è stato il contrario, essendo essi stati estromessi da aspetti falsi e superficiali. Questi abusi ci feriscono perché sappiamo che cosa dovrebbe essere la Messa, perché desideriamo il sacro e perché desideriamo che il mondo venga a conoscere veramente Cristo Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare. Banalizzare e abusare della Messa trasmette ai fedeli la percezione che nulla di sacro avvenga».

Ed ecco che cosa scrivono gli autori del documento a proposito della questione della verità e della retta dottrina: «Uno dei maggiori ostacoli che incontriamo nella Chiesa è rappresentato da chi, tra i suoi membri, stempera e annacqua i suoi insegnamenti, e preferisce proporre l’incontro con un “Cristo accondiscendente” (una falsa immagine di Cristo che non ci mette in discussione, né rimprovera, ma che accetta sorridente il nostro peccato) invece che l’incontro con il Cristo autentico. I giovani cercano e desiderano la verità. Sappiamo che un vero incontro con Cristo è un’esperienza che trasforma, e riteniamo dannoso proporre una versione di Cristo che non ci provoca (nella sua accezione positiva di mettere in discussione spronando al cambiamento) né ci rinnova. Coloro che auspicano che la Chiesa cambi o diluisca i suoi precetti morali o sociali, pur armati di buone intenzioni, falliscono nella comprensione di ciò di cui abbiamo desiderio e necessità. Aspiriamo all’incontro con il Cristo che ci mette in discussione, e non qualcuno dal quale ci sentiamo dire che non abbiamo bisogno di cambiare. Noi non vogliamo il passivo, sorridente “Cristo accondiscendente”, che si mostra accomodante verso le tendenze peccaminose del mondo invece di invitarlo alla santità attraverso l’amore per Lui e l’osservanza dei suoi comandamenti. Noi non desideriamo alcun annacquamento o alterazione degli insegnamenti della Chiesa. Rifiutiamo completamente l’idea che la Chiesa debba cambiare la sua dottrina per soddisfare le esigenze del mondo. Noi desideriamo che la Chiesa adempia al suo carisma di ammaestramento predicando la verità con audacia, senza vergogna e revisioni, anche se ciò comportasse essere respinti dal mondo. La Chiesa non è una pagina di Facebook che tenta d’accaparrarsi il maggior numero possibile di “like” cercando d’essere “moderna” o “alla moda”; la Chiesa è maestra di Verità. Il modo più efficace per danneggiare o addirittura distruggere la fede nei giovani è quello di promuovere una falsa e fuorviante distorsione della verità in un tentativo di acquisire popolarità. Noi desideriamo che la Chiesa sia popolare, perché tutti conoscano l’amore di Cristo. Tuttavia, se dobbiamo scegliere tra popolarità e autenticità, scegliamo l’autenticità».

Ma ora lascio la parola alla giovane del Pakistan Zarish Neno, che ci racconta le difficoltà incontrate e la nascita del testo che risponde a quello ufficiale. Testo che doveva comprendere due parti, ma si è fermato alla prima, perché gli autori, davanti alle più recenti notizie sugli abusi nella Chiesa, hanno perso lo slancio.

*

Vi spiego perché la Chiesa ci allontana

Nel mese di marzo 2018 si è tenuto a Roma un incontro pre-sinodale. Vi hanno partecipato trecento giovani da tutto il mondo. A tutti coloro che non hanno potuto partecipare è stato chiesto di aggiungersi ai gruppi creati su Facebook, diversi gruppi in lingue diverse, onde poter discutere e rispondere alle quindici domande che erano state poste ad ogni gruppo. Io faccio parte del gruppo di lingua inglese.

Anche se il tempo per rispondere alle domande era molto poco, ognuno di noi ha contribuito dando la sua risposta e facendo le nostre osservazioni. Però, quando è uscito il documento finale, che doveva essere il sunto delle nostre riflessioni, ci siamo accorti che non vi erano esposte le osservazioni e i pensieri che il nostro gruppo aveva espresso. Ci siamo sentiti delusi e non presi in considerazione, perché le conclusioni riportate non riflettevano ciò che noi avevamo manifestato.

Quel documento non ci rappresenta perché tante cose che avevamo scritto sono state ommesse o cambiate. Quando abbiamo chiesto chiarimenti circa i cambiamenti che non riflettevano le nostre posizioni, i responsabili del nostro gruppo di lingua inglese ci hanno accusato di essere «una lobby».

Posso confermare che noi non siamo una lobby e non abbiamo alcun interesse politico o religioso. Siamo solo giovani che hanno riposto molte speranze in questo sinodo e perciò ci sentiamo tristi e delusi. Ma la nostra preoccupazione non è stata presa bene da questo gruppo e per questo ci siamo riuniti insieme per parlare e discutere le nostre preoccupazioni.

Dopo ciò che è accaduto, proprio perché non ci siamo sentiti rappresentati dal gruppo di Facebook originario, abbiamo creato, sempre su Facebook, un altro gruppo che si chiama A Response to the Final Document of the Pre-Synod 2018. Attualmente siamo 188 membri, di ogni parte del mondo. In più abbiamo ricevuto 276 richieste di giovani che hanno chiesto di aggiungersi. All’inizio avevamo sei amministratori per questo gruppo: due dagli Stati Uniti, due dalla Polonia, uno dalla Cina e uno dal Pakistan (che sono io). Poi un amministratore ha dovuto lasciare per ragioni personali, ma ha continuato a partecipare al gruppo.

Allora, prima abbiamo discusso le cose che non abbiamo trovato giuste nel documento finale, poi abbiamo deciso di scrivere la risposta in due parti. Dopo aver fatto una buona ricerca, diciassette di noi, con il feedback di ogni membro del gruppo, hanno scritto la prima parte di questa risposta. L’abbiamo pubblicata il giorno della festa di Pentecoste. Il documento originale è in inglese ma con l’aiuto dei amici italiani l’abbiamo tradotto anche in italiano.

Una volta pubblicata la prima parte della nostra risposta, tutti noi abbiamo cercato di condividerla con i vescovi e i cardinali delle nostre rispettive diocesi. Abbiamo anche cercato di raggiungere i media in modo che più persone potessero leggerla.

Sfortunatamente la nostra risposta ha ricevuto più critiche che feedback positivi, ma a prescindere da ciò abbiamo iniziato a lavorare sulla seconda parte che doveva essere pubblicata nella festa del Corpus Domini. Purtroppo non siamo riusciti a farlo in tempo poiché la seconda parte della risposta era più complessa. Infine siamo stati in grado di finirla, ma aveva ancora bisogno di alcune correzioni. Un collega ha preso la responsabilità di apportare le correzioni. Ma durante questo periodo, mentre il nostro collega stava correggendo, molti scandali relativi alla Chiesa sono emersi attraverso i mass media ed è stato pubblicato l’Instrumentum laboris del sinodo, un testo che da molti non è stato preso bene e ha creato molte polemiche.

Le notizie sugli scandali hanno rallentato il ritmo del nostro lavoro e ogni volta che chiedevo ai miei colleghi a che punto fosse la seconda parte del documento dicevano che non avevano trovato il tempo, ma soprattutto che avevano pensato che non c’era più motivo di lavorare. Per loro era «troppo tardi». Alcuni di noi hanno provato a motivarsi a vicenda, ma potevo vedere che qualcosa non andava.

I mesi passavano e la seconda parte della risposta non era pronta. Ho avuto la sensazione che i miei colleghi avessero rinunciato.

Qualche giorno fa, quando ho chiesto loro se pubblicheremo la seconda parte, uno ha affermato che non c’è più bisogno di pubblicare la seconda parte a causa di tutti gli scandali di cui si parla nei media. A questo punto non ho più insistito e ho scelto di lasciarlo stare.

Però mi sono sentita molto triste, perché mesi fa questi stessi colleghi erano molto decisi a pubblicare una risposta, per difendere la Verità e far sentire la propria voce. Alcuni rimasero svegli fino alle quattro del mattino per lavorare su questa risposta, altri si incontrarono da punti diversi ed estremi del mondo, e adesso all’improvviso avevano rinunciato a tutto.

Così ho visto quanto poco spazio rimanga in questo mondo per la Verità.

Il motivo di questo sinodo era quello di ascoltare i giovani e aprire la Chiesa a loro. La Chiesa voleva avvicinarsi ai giovani, ma sembra che li abbia semplicemente allontanati.

Ricordo quanto ero emozionata quando sentii che la Chiesa voleva dedicare il prossimo sinodo ai giovani. Ma ora mi chiedo se la Chiesa in realtà abbia voluto ciò che ha detto all’inizio. Perché chiaramente sembra che non sia vero.

Ci sono così tante sfide per i giovani nel mondo di oggi e questa esperienza non fa altro che peggiorare le cose per loro.

Credo che ora i giovani continueranno a partecipare alla Santa Messa, ma la loro fiducia nella Chiesa rimarrà sempre influenzata da questa esperienza. Mi viene in mente la parabola della pecora smarrita. Il pastore lascia le sue novantanove pecore per andare a cercare quella che è smarrita. Ma non vedo nessuno che viene a cercare queste pecore smarrite. Pecore che non sono smarrite perché non hanno seguito il loro Pastore, ma perché il Pastore non si è preso cura di loro.

È triste vedere i giovani arrendersi dopo che hanno avuto grandi speranze dal sinodo.

Tutto ciò che rimane ora è la preghiera! Preghiamo affinché la Chiesa ed i suoi leader siano in grado di vedere che cosa stanno facendo.

*

Ecco, prima che il sinodo abbia inizio è giusto sapere quali fermenti e quali contrasti si sono verificati tra i giovani che hanno preso parte alla fase preparatoria. Anche all’interno del mondo giovanile non tutti si sentono rappresentati dalle formule che vanno per la maggiore nella Chiesa di oggi, dove spesso tengono banco le idee di vecchi che furono giovani negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Cioè in un altro mondo.

Aldo Maria Valli

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