Riecco Jeffrey Sachs in Vaticano. Verso la “soluzione finale” per il problema educativo?

In vista del 14 maggio 2020, quando papa Francesco incontrerà i rappresentanti delle principali religioni e numerosi esponenti degli organismi internazionali e del mondo accademico per sottoscrivere un “patto educativo globale”, la Pontificia accademia delle scienze sociali organizza oggi e domani in Vaticano un workshop su Education. The Global Compact. E chi troviamo tra i relatori? Sempre lui: Jeffrey Sachs, abortista convinto e accanito sostenitore della necessità di ricorrere a ogni forma di limitazione delle nascite per combattere quello che l’economista statunitense considera il male assoluto: la sovrappopolazione.

Ha scritto su Duc in altum il professor Benedetto Rocchi dell’Università di Firenze: “L’ossessione per la sovrappopolazione del pianeta di Sachs è evidente fin dal sottotitolo del suo best-seller ambientalista Bene comune. Un’economia per un pianeta affollato (Mondadori, 2007). Nei due capitoli della terza parte, intitolata La bomba demografica, Sachs deve suo malgrado riconoscere che la bomba semplicemente non esiste, dal momento che la popolazione mondiale si è già avviata verso la stabilizzazione intorno alla metà degli anni duemila. Si affanna però a sostenere che la ‘transizione demografica’ è troppo lenta e deve essere accelerata mediante una ‘riduzione volontaria della fertilità’ nei paesi dove questa è ancora sopra la fatidica soglia di sostituzione (circa 2.1 figli per donna). Sachs non si dilunga troppo sui motivi di questa fretta: si limita ad affermare a pagina 176 che ‘la crescita della popolazione rimane eccessiva’ e che ‘la scarsità di risorse è un fenomeno molto reale’. Il fatto è dato per assodato ma nessuna evidenza empirica (se non il suo personalissimo allarme su questo punto) viene fornita sul legame causa-effetto tra popolazione e sostenibilità. Dopo questa apodittica dichiarazione, infatti, la terza parte del libro si concentra sul fatto che la rapida crescita demografica è un ostacolo allo sviluppo economico dei paesi più poveri e una minaccia alla stabilità politica globale; e si limita a proporre strategie per ridurre la fertilità là dove ancora si fanno figli”.

Molto ben introdotto in tutti gli ambienti che contano, e abile promotore di se stesso, Sachs è ormai di casa in Vaticano, essendo diventato un pupillo di monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, il vescovo argentino amico di Francesco noto per aver definito la Cina uno dei paesi “che meglio mettono in pratica la dottrina sociale della Chiesa”.

Visto il suo orientamento, Sachs è naturalmente anche un guru dell’Onu, e la sua presenza fissa in Vaticano non fa che sottolineare quella che è diventata un’autentica corrispondenza d’amorosi sensi tra Santa Sede e Nazioni Unite a proposito di sviluppo economico, politiche sociali ed ecologia. Non a caso, in occasione dell’udienza privata che gli è stata concessa a dicembre, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha tenuto a sottolineare che “il papa sta contribuendo al raggiungimento di molti dei nostri obiettivi”.

Risulta inoltre che il Vaticano si sia avvicinato a un’altra organizzazione non governativa alleata delle Nazioni Unite, la Bill and Melinda Gates Foundation, che sostiene la contraccezione nei paesi in via di sviluppo e lavora a stretto contatto proprio con Sachs. Secondo quanto riferito da alcune fonti, mai confermate ma nemmeno smentite, a novembre Francesco ha ricevuto Melinda Gates.

Circa le tesi di Sachs e degli ambienti Onu, il professor Rocchi su Duc in altum ha parlato di “un concentrato non solo di catastrofismo ambientale e filo-abortismo”, ma anche di “economicismo spinto, che conduce a valutare scelte e comportamenti, appunto, unicamente sotto il profilo economico, a prescindere da valutazioni morali e sempre in accordo con gli interessi delle multinazionali e del grande capitale”. Tanto che in questi casi si può ben parlare di colonialismo, visto il disprezzo sostanziale con il quale si guarda ai paesi più poveri.

Che dire? In effetti, le tesi di Sachs e dell’Onu a favore del controllo delle nascite, anche mediante l’aborto spacciato come diritto, avrebbero un indubbio impatto sull’educazione: se non si hanno più bambini, il problema è eliminato alla radice. Chiamiamola soluzione finale.

Aldo Maria Valli

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