X

I cattolici al tempo del coronavirus / 11

Cari amici di Duc in altum, ecco a voi un’altra puntata della serie I cattolici al tempo del coronavirus. Ricordo che potete scrivermi utilizzando la mia pagina Facebook. Vi raccomando di segnalare la località. Grazie!

***

Qui Milano

Caro Aldo Maria, questo divieto di celebrare le Messe assume a volte connotati paradossali. Nella nostra parrocchia di periferia, dove le Messe sono sospese fino a nuovo ordine, anche le attività dell’oratorio sono state fermate. Se non che il sacerdote che si occupa della pastorale giovanile, esprimendo su WhatsApp la sua preoccupazione perché ai nostri ragazzi “mancano, oltre alla famiglia, figure adulte e luoghi di riferimento”, propone ai genitori di convocare in chiesa, “nel rispetto delle ordinanze”, i ragazzi e gli educatori “a piccoli gruppi”, la domenica pomeriggio, “sapendo che la messa non potrà essere celebrata”.

La Santa Messa no, ma riunioni a piccoli gruppi sì! E perché, allora, non Sante Messe per piccoli gruppi?

È chiaro a questo punto che per il suddetto sacerdote la Messa non è essenziale, o comunque è meno importante degli incontri di “pastorale giovanile”.

Per inciso, molte mamme, che non ne possono più di avere in casa tutto il giorno i figli a causa della chiusura delle scuole, hanno accolto con entusiasmo la proposta del prete.

Lettera firmata

Milano

***

Qui Treviso

Scrivo dalla provincia di Treviso. La chiesa è rimasta chiusa mentre tre sacerdoti hanno concelebrato la Messa, che abbiamo potuto seguire via social, sul tablet, seduti a un bar a venti metri dalla chiesa.

Abbiamo bussato. Il bar ci ha aperto. La chiesa no.

Lettera firmata

Treviso

***

Qui Liguria

Caro Valli, le scrivo dalla Liguria. Nella mia diocesi, dopo che siamo rimasti senza Messa per una settimana, lunedì le celebrazioni sono riprese, però la diocesi ha ordinato di dare la comunione sulla mano (provvedimento per me misterioso: tutti dicono che le mani sono il principale veicolo di infezione, e chi va a Messa tipicamente tocca qualcosa, fossero anche solo i soldi dell’offerta, prima di arrivare al momento dell’Eucarestia).

Lunedì dunque sono andato a Messa, ma avevo un dubbio: avrei potuto ricevere ugualmente l’Eucarestia, dato che, per motivi non solo e non tanto sanitari ma spirituali, non ero disposto a riceverla sulla mano?

Il sacerdote stesso ha comunque provveduto a togliermi dall’imbarazzo. Al momento della comunione ha infatti spiegato: “Chi viene a Messa qui, per lo più, ci arriva in macchina, tocca il volante, le chiavi, i banchi della chiesa, insomma è difficile che abbia le mani pulite. Allora ho pensato di darvi la comunione sulla lingua. Però, per rendere la cosa più semplice per me e sicura per voi, penso sia meglio che vi mettiate in ginocchio”. Detto fatto, ha piazzato un inginocchiatoio davanti all’altare e ha detto: “Vi chiedo di tirare fuori bene la lingua”.

Quando il buon senso incontra lo Spirito Santo!

Tengo nascosta la località perché temo che, se venisse identificato dalla “Chiesa della misericordia”, questo sacerdote potrebbe subire qualche spiacevole conseguenza.

Ci scherzo, ma come siamo ridotti!

Lettera firmata

Liguria

***

Qui Milano

Caro Valli, capisco l’iniziale preoccupazione di vescovi e parroci che, di fronte all’epidemia da coronavirus, hanno immediatamente pensato che fosse giusto non celebrare le Messe. Avrei sperato però che in seguito venissero trovate soluzioni alternative, come, per esempio, Messe all’aperto o per singoli gruppi e categorie, così da limitare l’afflusso. D’altra parte, ai giorni nostri è davvero difficile trovare una chiesa affollata, quindi poteva forse bastare la raccomandazione di mantenersi a una certa distanza gli uni dagli altri. Invece ci si è affrettati a eliminare le Messe e a sospendere l’obbligo del precetto. Si sente puzza di bruciato.

Lettera firmata

Milano

***

Qui Verona

Caro Valli, temo che l’eliminazione delle Messe a causa del coronavirus possa costituire un pericoloso precedente. La Chiesa si è allineata all’autorità civile mostrando zero autonomia di giudizio. I vescovi, anziché tutelare la libertà della Chiesa e i diritti dei fedeli, si sono appiattiti. In futuro qualsiasi “emergenza”, vera o presunta, potrà essere utilizzata nello stesso senso.

Lettera firmata  

Verona

***

Qui La Spezia

Abito in un paesino al confine tra Liguria (Messe vietate) e Toscana (Messe consentite). Risultato: la nostra piccola chiesetta “toscana” è stracolma di fedeli a stretto contatto. Inoltre, è stato concesso il canto, e sappiamo che una persona che canta produce attorno a sé una nube di aerosol ben più estesa di quando parla. Tra La Spezia e i paesini confinanti della Toscana si spostano per lavoro ogni giorno migliaia di persone. Chiudiamo tutto e mettiamo i carriarmati a presidiare i confini?

Roberto Iannarelli Mazzolini

La Spezia

 

Aldo Maria Valli:
Post Correlati