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Caso Becciu / Se un cardinale perde il “posto di lavoro”. E una domanda ancora senza risposta

Cari amici di Duc in altum, ho ricevuto dal lettore Vincenzo Rizza la lettera che, con il suo assenso, qui vi propongo.

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Caro Aldo Maria,

ho letto gli stralci della citazione dei legali di Becciu nei confronti de L’Espresso e, le confesso, sono rimasto piuttosto perplesso.

Non entro nel merito dell’azione legale e delle difese spese: Becciu ha certamente diritto a difendere la propria immagine e il proprio decoro e i suoi difensori avranno valutato sussistenti gli elementi per un’azione civile.

Quel che mi sorprende, tuttavia, è che Becciu sembri dimenticare che prima di essere un (ex) esponente delle più alte cariche vaticane sia un sacerdote e come tale deve servire Dio prima che le proprie ambizioni di carriera.

Dagli stralci sembra emergere, infatti, non tanto il desiderio di ripristinare la verità, quanto il disappunto per aver ricevuto dal Papa regnante la “richiesta di dimissioni” a seguito della lettura dell’articolo contestato. Ciò che ha privato l’attore “della propria attività lavorativa”, con conseguente perdita del diritto di partecipare ai concistori, di presiedere le liturgie di beatificazione, di partecipare ad un conclave e di eleggere il papa.

Sembra quasi di leggere le rivendicazioni di un amministratore delegato di una multinazionale revocato senza giusta causa che lamenta il danno curriculare! Francamente poco degno per un principe della Chiesa ridurre il servizio a Dio a una questione “lavorativa”; ma questo, forse, è quello che oggi purtroppo pensano troppi sacerdoti.

Sullo sfondo, peraltro, rimane l’immagine neppure troppo sfocata di chi, sulla base di un mero articolo, con atto senza precedenti invita un cardinale a rinunciare alle proprie prerogative, liquidandolo come una domestica qualsiasi, senza neppure i quindici giorni di preavviso. Sarebbe stato sufficiente, leggendo sempre gli stralci della citazione, la frettolosa lettura dell’articolo nel pomeriggio a turbare i rapporti con il papa, “fino a quel momento “ottimi”. In definitiva viene data un’immagine del papa non certo edificante: uno sprovveduto che si fa condizionare da meri pettegolezzi giornalistici e che, privo di qualsiasi giudizio ed equilibrio, caccia un proprio strettissimo collaboratore da un giorno all’altro senza ragione.

In effetti, a ben vedere, le accuse contenute in citazione sembrano più rivolte alla cattedra di Pietro che non al settimanale. E non sfuggono certo al lettore i maliziosi riferimenti al possibile rischio “della validità dell’elezione del Santo Padre”; riferimenti non certo rivolti a L’Espresso.

Caro Aldo Maria, concludendo, quel che mi preoccupa di più non è tanto che un cardinale sia stato spogliato dei diritti cardinalizi ma che chi mette avanti le proprie ambizioni di carriera sia potuto diventare cardinale.

Un caro saluto

Vincenzo Rizza

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Ringrazio il lettore Rizza. Faccio solo notare che, stando alla ricostruzione dei legali di Becciu, l’articolo intitolato Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso. Soldi dei poveri al fratello e offshore: le carte dello scandalo. E il Papa chiede pulizia, apparso su l’Espresso online il 25 settembre 2020, sarebbe stato creato il giorno prima, 24 settembre, alle ore 10 e 12 minuti, quindi con sette ore e 48 minuti di anticipo rispetto all’incontro di Becciu con il papa, avvenuto alle 18:02. Ciò significa che o gli autori dell’articolo hanno capacità divinatorie e leggono nel futuro, oppure contro Becciu è stata preparata una trappola.

Nella sua risposta ai legali di Becciu, il direttore dell’Espresso Marco Damilano osserva che Becciu parla del papa chiamandolo “costui” e che gli avvocati, quantificando il danno (non poter entrare in conclave e non poter essere un papa potenziale) a dieci  milioni di euro, per la prima volta quantificano in moneta sonante quanto vale essere un papabile. E va bene. Però il direttore non smentisce che il papa avesse sulla sua scrivania l’articolo dell’Espresso, e in anticipo rispetto all’uscita del settimanale. Come faceva Bergoglio ad avere quell’articolo?

A.M.V.

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Aldo Maria Valli:
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