Cercare lo sguardo di Cristo, non degli uomini

Lettera ad Aldo Maria Valli sullo sguardo ad Orientem

di Aurelio Porfiri

Caro Aldo Maria, ho letto la tua lettera con molta partecipazione e capisco bene dove la tua similitudine intende portarci. Voglio solo dirti che il mio “passare al bosco” non vuole riprendere tutto l’armamentario filosofico di Ernst Jünger. Andrej Chinappi su L’intellettuale dissidente così spiega questo concetto: “Passare al bosco per lo scrittore significa abbandonare il mondo nichilista e materialistico dominato dalle macchine per ritrovare la libertà dell’Io e opporre una resistenza spirituale, ritornando ad uno stato cosmico, assoluto, primordiale”. Ecco, io alla “libertà dell’io” sostituisco la “libertà di Dio”, cioè ritrovarsi in Dio per opporre una resistenza spirituale ritornando alle origini e riconnettendosi con il vero senso per cui la Chiesa stessa esiste. Il nostro sguardo è a Cristo, e attraverso di Lui al Creatore di tutto (“chi vede me, vede il Padre”). E quello che ci conforta è che questo sguardo deve essere lo stesso dei sacerdoti (che etimologicamente danno il sacro, non sono il sacro, dei vescovi (etimologicamente custodi, non proprietari), de papa stesso (padre e non padrone). Lo sguardo nostro con quello della gerarchia non può che essere ad Orientem: tutti guardiamo in una stessa direzione.

Se qualcuno si fissa sull’altro e non su Cristo vuol dire che c’è qualcosa che non va. Se qualcuno impedisce allo sguardo di Cristo di raggiungerci, vuol dire che il grande divisore è all’opera. Cristo si manifesta nella liturgia nella sua santità e maestà e quando i linguaggi, i codici comunicativi della liturgia non ci portano al Signore vuol dire che in essi si è guastata la ragione per cui sono stati creati. Dovremmo guardare tutti in una direzione, verso il Cristo che viene in gloria e maestà, e invece spesso siamo come intrappolati nello sguardo di un sacerdote che vuole intrattenerci, cercando di catturare il nostro interesse e la nostra attenzione, chiedendo ai “ggiovani” di fornire musica allegra, in modo che non ci intristiamo ancora di più. Ma a me non interessa se il sacerdote è simpatico o antipatico, a me interessa che guardi dove io devo guardare e che compia quello per cui è stato ordinato.

In fondo, questo è il modello liturgico che ci viene dalla grande tradizione della Chiesa ed è per questo che non capisco come mai viene scoraggiato, piuttosto che promosso. Quello che anche Benedetto XVI voleva è che il vetus influenzasse il novus. Invece niente, continuiamo ad avere questo novus ordo (che non è la Messa del Concilio, se si sta ai documenti dello stesso) che è in perenne deperimento. Come sai, io ho creduto nella riforma liturgica e ho scritto in suo favore, per una riforma in continuità con la Tradizione. Ma ho capito che la maggior parte del clero era stata già (de)formata in senso del tutto contrario, rendendo quasi vano ogni sforzo. Eppure, malgrado le rovine intorno a noi, io ancora penso e credo sia nostro dovere cercare lo sguardo di Cristo, ignorando lo sguardo degli uomini puntato su di noi.

 

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