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Dottore, mi fa male il clima

Un movimento di medici “per la salute del pianeta”, partito dal Canada, ha iniziato a riportare sulle cartelle cliniche dei pazienti affetti da patologie cardiache e respiratorie la dicitura «Cambiamento climatico».

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di Leone Grotti

Il cambiamento climatico come il Covid? Alcuni medici ci stanno pensando e almeno uno di loro è già passato all’azione. Proprio come il virus viene indicato come causa del decesso sui certificati di quei pazienti che soffrivano di patologie preesistenti e che sono state aggravate dal nuovo coronavirus, così il cambiamento climatico potrebbe presto essere indicato come causa del decesso al posto delle patologie cardiache e respiratorie che l’hanno provocato.

È l’obiettivo del collettivo “Medici e infermieri per la salute del pianeta”, fondato dal responsabile del pronto soccorso dell’ospedale canadese Kootenay Lake Hospital (Nelson, British Columbia), Kyle Merritt. Il giovane medico, dieci anni di attività alle spalle, per la prima volta ha scritto sulla cartella medica di un paziente, arrivato in ospedale con gravi problemi respiratori, non il nome della patologia, asma, ma quello della sua presunta causa: “Cambiamento climatico”.

«Se ci limitiamo a trattare i sintomi e non ci concentriamo sulla loro causa, continueremo a sbagliare», ha dichiarato al giornale locale Times Colonist. «Io cerco solo di agire in base a ciò che vedo». Allo stesso modo, secondo Merritt, ai pazienti anziani che durante il periodo estivo finiscono in ospedale per patologie aggravate dal caldo, bisognerebbe diagnosticare non il diabete o problemi cardiaci, ma il cambiamento climatico.

L’idea non è nuova, in realtà. Era già stata proposta l’anno scorso dalla Australian National University, dopo che uno studio di Lancet aveva attribuito al caldo eccessivo 340 decessi sicuri in 11 anni nel paese e 36.765 probabili. «Il cambiamento climatico uccide ma noi non lo riportiamo sui certificati di morte», aveva dichiarato la coautrice dello studio, dottoressa Arnagretta Hunter:

«Se hai un attacco di asma e muori dopo essere stato esposto al fumo di un incendio, il certificato di morte dovrebbe includere questa informazione. Dobbiamo utilizzare lo stesso metodo sperimentato con il Covid».

Al momento, non esiste un’aspirina in grado di curare il cambiamento climatico. Anche per questo il dottor Merritt, insieme al suo collettivo canadese, ha organizzato in occasione della Cop26 di Glasgow una protesta davanti al municipio della città di Nelson, collegata a un’altra manifestazione che si è tenuta di fronte al Parlamento provinciale a Victoria. «Vogliamo fare qualcosa di importante, il governo deve dichiarare l’emergenza ecologica e smettere di finanziare l’industria dei combustibili fossili», continua. «Quest’estate siamo rimasti tutti scioccati dal caldo e dai roghi nei boschi, che peggiorano di anno in anno».

Il movimento di Merritt è agli inizi, ma con l’aria che tira potrebbe presto diventare popolare. E chissà, magari un giorno, invece del Ventolin, per l’asma verrà prescritta la riduzione della CO2.

Fonte: Tempi

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