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E ora l’Oms batte cassa

di Martina Giuntoli

Ebbene sì, anche il Covid può finire. Basta pagare una buonuscita all’Oms. L’Organizzazione internazionale ha stabilito una somma ben precisa per porre fine alla pandemia, e non sono esattamente due spiccioli.

L’appello globale lanciato dall’Oms lo scorso mercoledì era rivolto a cinquantacinque nazioni del mondo sviluppato e veniva venduto come modo attraverso cui i paesi più ricchi potevano accelerare l’uscita dall’emergenza delle nazioni più svantaggiate, comprando loro test, trattamenti, vaccini. Si è iniziato con una richiesta stimata attorno a ventidue miliardi di dollari, per poi scendere dopo poco a circa sedici.

I soldi, che dovrebbero almeno nominalmente confluire nel cosiddetto Act, ovvero Access To Covid Tool Programme, un programma che garantisce l’accesso agli strumenti utili contro il Covid, sono stati chiesti con una certa nonchalance da parte delle autorità sanitarie internazionali. Lo stesso direttore dell’Oms ha dichiarato che “(…) ogni mese di ritardo nel fornire quanto richiesto, porterebbe l’economia globale a perdere quattro volte tanto (…), specialmente adesso che la variante Omicron è la più diffusa e sappiamo con quale rapidità infetti nuovi soggetti. Possiamo solo intuire l’importanza di avere equità di accesso ai test diagnostici (…)”.

La richiesta di denaro, per lo meno con quelle finalità, però non sembra avere molto senso, visto che le nazioni per le quali si stanno chiedendo i fondi sono proprio quelle che hanno avuto meno problemi con il Covid. I paesi che si sono vaccinati meno sono a conti fatti quelli che hanno avuto anche meno impatto di mortalità sulla popolazione, meno restrizioni e meno conseguenze sul piano sanitario. Se poi pensiamo che la variante Omicron è in assoluto la più infettiva ma anche quella meno aggressiva, davvero non si capisce la necessità di passare da questa strada per porre fine a questa agonia pandemica.

O forse sì.

E’ di questi giorni la notizia secondo cui la dottoressa sudafricana Angelique Coetzee avrebbe ricevuto pressioni dall’Europa per dichiarare che Omicron era una variante pericolosa. Inizialmente quando la ricercatrice ne parlò nel novembre dello scorso anno, descrisse una malattia assolutamente benigna dai sintomi appena percettibili. Improvvisamente però la narrativa cambiò una volta che si arrivò a parlare della situazione in Occidente e questo senza apparente motivo. In una dichiarazione della Coetzee, invece ora il medico rivela che i politici l’avrebbero spinta a dichiarare che mentre “(…) Omicron è una malattia più leggera in Sud Africa, è stata e sarà una malattia molto grave nel resto del mondo (…)”, cosa smentita clamorosamente dai fatti.

Le evidenze empiriche infatti, prima ancora che quelle di laboratorio, hanno portato la gente a rendersi conto da sola che Omicron era praticamente un raffreddore o poco più. Molti contagi, ma poche ospedalizzazioni soprattutto per i non vaccinati. Ed è proprio in quest’ottica che possiamo spiegare il mistero della buonuscita.

Molto probabilmente l’Oms puntava su Omicron per continuare la sua narrazione pandemica, la variante dal Sud Africa era a tutti gli effetti un investimento. Tuttavia, i paesi, messi davanti all’innegabile evidenza di una situazione epidemiologica con numeri controllabilissimi, e anche ormai costretti a fare i conti con una situazione incandescente provocata dalle sempre maggiori restrizioni, hanno dovuto necessariamente allentare le maglie delle imposizioni.

L’Oms ha capito, sa che ha perso. Ma per arrendersi vuole un ultimo oneroso obolo.

Fonte: visionetv.it

 

Aldo Maria Valli:
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