Voto sì, voto no / Dibattito aperto. 4
Cari amici di Duc in altum, ormai ci siamo. Domenica si vota. Dopo il mio articolo Ecco perché sto andando verso il non voto, mi avete scritto in tantissimi. Ringrazio tutti, specie per lo stile pacato e le espressioni di stima e amicizia, a prescindere dalla diversità di idee. Oggi vi propongo un’altra selezione di interventi. Le precedenti le trovate qui, qui e qui.
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Caro dottor Valli,
le scrivo dopo aver letto il suo articolo riguardante le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Premetto che sono un assiduo frequentatore del suo blog il quale, insieme a pochi altri, fa parte della mia personalissima rassegna stampa quotidiana online fatta alle 6:30 del mattino prima di andare a lavoro. Sono un appartenente alla Polizia di Stato ma se dovessi presentarmi per quello che sono e non per il lavoro che svolgo mi piacerebbe definirmi un pellegrino in terra straniera in cammino verso l’Eternità.
In merito al suo articolo, posso dire di condividere e sottoscrivere in linea teorica parola per parola quanto da lei asserito: la logica consequenziale delle sue argomentazioni è ineccepibile. Il non voto in questo caso specifico sembra essere l’unica opzione possibile per chi come noi non si sente rappresentato dalla classe politica in particolare e dirigente in generale di questo nostro Paese. Ciò che è accaduto in questi ultimi due anni e mezzo, con la gestione della cosiddetta “pandemia” da Covid 19 ha reso oltremodo evidente che la quasi totalità dei partiti e movimenti che rappresentano l’intero arco costituzionale è certamente al servizio di qualcuno ma non del Popolo italiano (sia chiaro, essi sono in ottima (pessima) compagnia con il resto dei Paesi europei e anglosassoni, Usa e Gran Bretagna in testa). Dunque, pur condividendo quanto da lei affermato, tuttavia c’è un ma. Un ma enorme che mi rende molto perplesso. Poniamo che una cospicua percentuale di aventi diritto non voti, poniamo che questa percentuale di astensione fosse addirittura la maggioranza dei cittadini elettori: cosa accadrebbe a quel punto? La teoria della delegittimazione per astensione di un futuro Parlamento eletto da una minoranza, e quindi del relativo Governo che si andrebbe a formare, può pure avere un senso, ma a quel punto che cosa accadrebbe? Il sistema delegittimato crolla per implosione? Siamo sicuri che avverrà questo oppure, come un animale ferito, il sistema diventerebbe ancora più pericoloso? Se decidessero comunque che la minoranza votante ha il diritto derivante dal voto democratico di governare, chi potrebbe far mutare lo status quo? Il popolo che manifesta pacificamente? Che manifesta non pacificamente? Il blocco delle attività produttive? E le Forze dell’ordine e le Forze armate come si comporterebbero? I due anni e mezzo passati non ci hanno insegnato veramente nulla sul comportamento delle masse, degli organi di Informazione, della magistratura?
Come vede, ci sono enormi punti interrogativi col passaggio dalla teoria alla pratica. Nessuno tra coloro che teorizzano la delegittimazione per astensione sa dirmi cosa accadrebbe poi. Poniamo che il sistema si lasci abbattere senza colpo ferire. Bene, chi o cosa lo sostituirebbe? Caro dottor Valli, lei può fugare questi miei dubbi? Perché se così non fosse, allora credo che volenti o nolenti ci toccherà turarci il naso e cercare di andare a votare non il migliore, ma il meno peggio, tanto il peggiore lo conosciamo bene: è chi appoggia l’aborto, l’eutanasia, il gender, la droga legalizzata, l’immigrazionismo incontrollato, il dogma ecologista, la decrescita felice, l’Agenda 2030; chi vuole indottrinare i nostri ragazzi andando non solo contro Dio, Famiglia e Patria ma anche contro lo stesso Diritto naturale. Sappiamo bene chi è il peggiore, ed è per questo che se gente come noi non andrà a votare, facendo da argine, purtroppo già sappiamo che costoro torneranno al governo, e ci torneranno con più forza di prima avvalendosi del fatto che i loro sostenitori avranno votato e noi no. Non possiamo permettercelo!
La saluto cordialmente dottor Valli, ringraziandola per l’opera meritoria che svolge col suo blog. Che il Signore la ricompensi.
Con stima
Carlo
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Caro Valli,
ho letto con grande attenzione e rispetto la sua presa di posizione “astensionista” in merito alle prossime elezioni politiche. Curiosa coincidenza, proprio pochi minuti prima di vedere la sua nota avevo analizzato con mia moglie le diverse opzioni praticabili (tutte politicamente degne di rispetto, se seriamente motivate) che prevedono il voto, l’annullamento della scheda e, appunto, l’astensione. Tra esse, a mio parere, non può figurare la “scheda bianca” che – oltre ad essere una non scelta – presta il fianco a possibili tentativi di broglio in fase di scrutinio.
Condivido pienamente le lucide argomentazioni con le quali lei spiega la sua posizione; esse sono le stesse che, in molte tornate elettorali, hanno orientato la decisione di non recarmi a votare (è accaduto nella stragrande maggioranza dei casi in quest’inizio di terzo millennio). L’astensione motivata è, a tutti gli effetti, un atto politico chiaro, un messaggio non ambiguo che la “buona politica” (aristotelicamente parlando) dovrebbe seriamente analizzare e trattare al di là della squallida, stantia frase l’alta percentuale di astenuti deve farci riflettere, sempre in bocca ai nostri pseudo-politici.
Vorrei dare il mio contributo a questo dibattito spiegando invece le ragioni per le quali, nell’attuale scenario, non mi sento di condividere l’opzione astensionista. Infatti, come lei sa da altri miei contributi in merito, il 25 settembre voterò convintamente per una delle forze antisistema, l’Italexit di Gianluigi Paragone.
Io penso che, qualunque sia l’esito finale di queste elezioni, lo scenario complessivo (italiano ed internazionale) nel quale “noi” cattolici tradizionalisti dovremo convivere non muterà affatto rispetto ai contesti politici, economici, etici, valoriali e sociali così fragorosamente esplosi in questi ultimi dieci-quindici anni. Non ho citato tra essi l’ambito religioso ma…it’s the same old story; ormai da tempo il nuovo cattolicesimo di stampo pagano-massonico ci ha isolato, mettendoci all’indice come reietti. Non possiamo, non dobbiamo quindi attenderci cambiamenti in meglio, anzi! Tutti i contendenti per il governo della prossima legislatura ci promettono il medesimo destino: resteremo ubbidienti sudditi, meglio, appecoronati vassalli, del regime italo-europeo-statunitense che ci opprime da anni. Tutti uniti, al grido Sieg Heil, ad onorare i feticci di questo orrendo XXI secolo: Euro, Unione Europea, NATO, ecosostenibilità, multiculturalismo e multietnicità; per non parlare della panoplia dei “diritti civili” alla cui laica fonte dovremo abbeverarci umilmente adoranti.
Si dirà: “ma se questa è la realtà che ci attende, allora l’astensione è la strada più giusta!”. NO, non sono d’accordo. È proprio in un frangente come questo che “noi” dobbiamo politicamente segnalare la nostra presenza, direi soprattutto il nostro “essere altro”. Altro, rispetto ad un’ugualità umana che dimostra la sua supina accettazione di una società rispetto alla quale le peggiori dittature del XX secolo impallidiscono. È la medesima battaglia identitaria che da anni stiamo combattendo sul versante religioso. In una chiesa tutta ormai votata al sincretismo deista, animata da un’apostasia che si alimenta di neopaganesimo e panteismo, noi “diversi” non stiamo affatto ritirandoci sull’Aventino, non ci asteniamo dal far sentire la nostra voce. Ecco, io penso che, anche sul piano socio-politico, dovrebbe guidarci il medesimo atteggiamento. Certo caro Valli, concordo con lei come anche l’opzione antisistema abbia i suoi punti deboli: le forze sono divise, nessuna proposta appare in grado di soddisfare pienamente le nostre aspettative ma…come si dice: “nessun lavoro e perfetto” ed anche nella politica è la stessa cosa.
Nonostante queste mie esternazioni, ribadisco il mio più profondo rispetto per la sua scelta. Stiamo tutti combattendo la medesima battaglia e ciascuno utilizza le armi che ritiene più opportune.
Con stima.
Dieu le Roi.
Fabio Battiston
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Caro dottor Valli,
sono rimasto molto perplesso alla lettura del suo articolo Ecco perché sto andando verso il non voto. Nulla da dire sull’analisi della situazione dei partiti, che condivido. Manca però qualche parola sul fatto che la democrazia stessa è un tavolo da gioco truccato, e che un cristiano non potrà mai votare in coscienza entro un sistema che subordina l’ordine temporale alla mutevole volontà di una maggioranza (che poi in realtà non esprimerebbe comunque la vera maggioranza degli elettori) anziché alla Legge naturale e ai diritti del Creatore. Data questa situazione, è ragionevole votare per il meno peggio, anche perché, come notava un altro lettore, il paragone del negozio di giacche è debole sia per il fatto che la giacca te la affibbiano comunque all’uscita, sia per il fatto che nella realtà se esci senza acquistare è perché una giacca ce l’hai di già e te la fai bastare, il che non rappresenta la situazione di un paese che elegge nuovi rappresentanti.
Soprattutto non condivido che questo blog, così ascoltato e influente presso persone di buona volontà, rilanci posizioni di poca consistenza, come quella che non votando si toglierebbe legittimità o autorità agli eletti. C’è già molta confusione in giro, qualcuno ha parlato di “quorum” come se si trattasse di un referendum, il che è falso. Non c’è limite a quanto possa salire l’astensione, e il potere apparterrà comunque a chi risulterà eletto, anche se avesse ricevuto solo dieci voti. Si è utilizzato da parte di alcuni commentatori l’argomento che “questa volta è differente” rispetto al passato in cui aveva senso votare turandosi il naso. Non ci possiamo cascare ancora, è una trappola logica da rifiutare, anche solo considerando che l’astensione crescente da vent’anni non ha comunque prodotto nulla di nulla, non ha dato lezioni a chicchessia, non ha provocato alcun risveglio e neppure ha tolto un grammo di potere a chi lo ha detenuto finora. Semmai si può discutere se non abbia favorito l’autoritarismo e l’abuso di potere: il messaggio che sicuramente comunica è quello del disinteresse, e di fronte al disinteresse il potente si sente ancor più legittimato a farla da padrone. Non ho detto che ogni astensione sia mossa da disinteresse, ma solo che il messaggio che se ne può ricavare è quello, lasciandone in ombra le motivazioni più nobili, laddove esistano.
Infine, per un cattolico che consideri che cosa bolle in pentola nel campo del Centrosinistra, l’astensione rischia di configurarsi come un vero peccato di omissione. E ciò vale paradossalmente anche per chi disperdesse il proprio voto su formazioni magari nobilissime ma votate al fallimento in termini numerici.
Lettera firmata
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Caro Aldo Maria
ci tengo a scriverti due righe riguardo alla scelta se votare o meno domenica prossima perchè seguo regolarmente il tuo blog, dove hai anche cortesemente ospitato qualche mio scritto, e ne apprezzo molto la franchezza (anche se non sempre ne condivido, come è naturale, le posizioni).
Riguardo al voto di domenica io penso che non dobbiamo caricarlo di troppe valutazioni etiche: il voto è lo strumento che come cittadini abbiamo a disposizione per influenzare l’inevitabile processo politico (senza il quale vivremmo nell’anarchia) con metodi non violenti. Punto. Non mi aspetto mai dalle elezioni un cambiamento radicale o addirittura qualche forma di “redenzione” della nostra società. Per questo da molto tempo, ormai, cerco di votare esclusivamente con la testa e non con il
cuore (con l’offerta politica odierna, del resto, sarebbe difficile), né tantomeno con la pancia. Fino a quando votare sarà sufficientemente libero e non implicherà avallare forzosamente quello che combinano i governanti, continuerò a farlo. Il mio obiettivo è evitare che alcuni processi in atto, in particolare riguardo alla difesa della vita e della libertà di eduzione e di religione procedano ulteriormente. Se sarà possibile contrastare, anche solo rallentare tutto questo, io mi riterrò contento. Nella legislatura appena finita abbiamo rischiato di vedere approvata una legge per la quale molte delle opinioni che io e te abbiamo espresso liberamente sarebbero potute essere oggetto di indagine
penale: mi basterebbe già ottenere cinque anni di legislatura in cui questo rischio non ci fosse, magari solo perchè chi vince ritiene opportunisticamente meglio che sia così.
So che voterò formazioni imperfette che propongono persone imperfette. Cerco di capire quale di queste mi dia la massima probabilità di ridurre i danni in futuro e di aprire finestre di possibilità per le mie battaglie. Se poi sarò deluso da chi voterò la responsabilità etica sarà loro, non mia. Anche il non voto dovrebbe essere valutato in questo modo: sulla base delle conseguenze positive o negative che potrebbe generare.
Un’ultima notazione sui partiti che si propongono come “forze antisistema”. Ho simpatia per la loro passione politica e spesso ne condivido idealmente anche molte dichiarazioni. Ma non credo che siano
antisistema, visto che hanno raccolto le firme per presentare le liste e corrono per il Parlamento della Repubblica Italiana. Dunque valuterò anche queste liste in base alla probabilità che un loro successo
provochi le conseguenze politiche che auspico.
Con amicizia
Benedetto Rocchi
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Gentile dottor Aldo Maria,
il suo dilemma voto sì – voto no è stato anche il mio. Diversamente da lei però ho risolto il problema convenendo con me stesso che il non voto sarebbe un’implicita approvazione dello status quo e in definitiva una legittimazione non voluta della classe politica. Con le facce di tolla che si ritrovano lorsignori io non penso proprio che il 40 o il 45 o anche il 98 per cento dei non votanti sposterebbe di una sola virgola alcunché, avendo gli stessi nei decenni evitato di emanare una semplice leggina, a mio avviso democraticissima e che incontrerebbe il favore degli elettori, con la quale prendere la percentuale di non votanti come indicatore dell’inefficienza sistemica di lor signori politicanti, e pertanto utilizzare tale percentuale come “sconto” da applicare automaticamente alle retribuzioni di tutti gli eletti dello Stato e di qualsivoglia ente territoriale. In pratica, per esempio, con il 50% di non votanti il 50% delle retribuzioni-pensioni resterebbero incamerate nel bilancio dello Stato. Non essendoci una tale legge, sono convinto che ove per avventura votassero solo quattordici persone, lorsignori non farebbero una piega, parteciperebbero comunque a tutti i talk show dichiarando comunque la vittoria elettorale e soprattutto continuerebbero a percepire le loro retribuzioni assicurate contro tutte le crisi finanziarie, quelle energetiche, le calamità naturali, le guerre, le pandemie e le pantomime pandemiche.
Detto ciò, un breve cenno merita la campagna elettorale che sta volgendo al termine. Il convitato di pietra non mai menzionato di questa campagna elettorale è la guerra. Un politico coscienzioso avrebbe dovuto mettere la guerra come primo punto di priorità assoluta, essendo evidenti le conseguenze catastrofiche per la vita, intesa come sopravvivenza, del popolo italiano. Gli atlantisti, molti dei quali sedicenti cattolici dell’arco costituzionale che va dal Pd a FdI, hanno evitato accuratamente di parlarne perché, essendo tutti fedeli servitori atlantisti, e sostanzialmente aprioristicamente d’accordo ad entrare in guerra, hanno accuratamente evitato di parlarne, perché il farlo non avrebbe portato voti a lorsignori.
Un velo pietoso di fraterna e caritatevole comprensione stenderei su tutti i politici che si definiscono “cattolici”, e alcuni di loro per di più “moderati”, e che nulla hanno fatto o detto per provare a lavorare per la pace, questa ultimamente sconosciuta.
Che dire poi del fatto che con una tal classe politica ci accingiamo a “combattere questa guerra mondiale”, come direbbe Churchill, come se stessimo andando a vedere una partita di calcio, la cui cronaca verrebbe immancabilmente trasmessa in tutti i talk show, inframezzati dagli immancabili innumerevoli spot pubblicitari, considerando che tale classe politica, non avendo ancora risolto il problema dei gabbiani o dei cinghiali dell’urbe di Roma per citare solo due problemi a caso, dovrebbe a loro avviso essere capace di gestire l’immane disastro che si prospetta.
Sperando che la Divina Provvidenza eviti accuratamente che il vincitore, chiunque essa o esso sia, abbia l’amara sorpresa di dover governare un paese in piena guerra mondiale e ideologica, contro la Russia, e augurandoci che i problemi dei cinghiali nell’urbe di Roma possano essere risolti, ambientalisti permettendo, con un’esportazione democratica di bombe intelligenti ad alta precisione, sotto l’ombrello della Nato, capaci di colpire i cinghiali quando passeggiano fuori dall’urbe e lontani dagli umani, per quello che qui può interessare io voterò contro la guerra, e pertanto per il partito o i partiti che ciò hanno espressamente dichiarato con parole e con i fatti.
Con stima e cordialità
A.D.L.
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Livio Macchioro