Un Avvento movimentato, tra Genova e Rimini

di Romano Curiale

Caro Valli,

mi perdoni se nuovamente faccio capolino tra le sue carte e porto, magari, un po’ di scompiglio.

La Scrittura dice che c’è un tempo per tutto: per nascere, per morire, per ridere e per piangere. Ma questo lei già lo sa. Quello che forse non sa è che il detto popolare che i genovesi siano dei musoni, seriosi e azzimati è davvero smentito dai fatti. Il solito venticello che dall’Appennino scende al mare sta un po’ rinforzando, forse a causa dell’approssimarsi dell’inverno. E mette un certo frizzantino addosso.

Davvero la polvere non ha tempo di depositarsi, in quel di Genova, e le foglie si sollevano in turbini che rischiano di lasciare il re più nudo di sempre.

Nicolò, non piangere sulle macerie autoprodotte! Questo l’invito rivolto al neo eletto vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, già ausiliare a Genova, da parte del Collegio vigilante dei parroci. Tale Collegio, lo ricordiamo, è formato da sacerdoti genovesi saggi e prudenti, la cui esperienza pastorale li ha spinti a vigilare attentamente su cosa accada in diocesi e a riferire in periodici, dettagliati resoconti che, lisci lisci, si gettano nel Tevere e riemergono nell’Oltretevere.

Chissà che il neovescovo di Rimini non ne trovi uno analogo anche sulle ridenti coste romagnole, magari ancora più agguerrito, essendo già stato messo sull’avviso e vantando la presenza di una comunità tradizionalista storica, quella della San Pio X.

L’astio dell’Anselmi per la liturgia antica è anch’esso antico, risalendo alla persona e all’opera del compianto don Paolo, reo di aver cresciuto una comunità viva ed operosa nella fede e nella carità. Don Paolo Romeo, abate parroco di Santo Stefano, in anni di appassionato lavoro aveva costruito una sorta di parrocchia personale, con Messa tridentina quotidiana, sacramenti in rito antico, vespri solenni ed altro. Parrocchia personale de facto, mai istituita formalmente, come avrebbero meritato il suo impegno e gli ottimi frutti maturati da quell’albero di fede e di carità operosa.

Per alcuni il livore non pare essere solo una questione di Dominus vobiscum, ma anche delle solite palanche. I tradizionalisti, si sa, son generosi. Ma bisogna, come tutti, saperli prendere: un oratorio sbrecciato, pericolante, orari d’accesso limitati e sotto custodia di un secondino che apre e chiude la porta: non è certo un comportamento urbano!

Sa, caro Valli, qui a Roma è tutto uno scricchiolio e non pochi stanno facendo, più o meno segretamente. le prove di riposizionamento in caso il vento cambi direzione. Anche in periferia segnali in controtendenza.

Più si calpestano le pozzanghere, più l’acqua s’intorbida come a Genova, dove il cerchio magico gioca un eterno girotondo scalpicciando fango a destra e a manca.

Le avevo già parlato, mi pare, di EXtRA-Genova in cammino, l’agenzia di comunicazione sinodale genovese. Personaggio di spicco è tal Giacomo D’Alessandro che si definisce camminatore, comunicatore e musicista. Peccato che il soggetto si sia fatto aperto sostenitore di don Mignani, il sacerdote spezzino sostenitore di eutanasia, aborto e unioni omosessuali, sospeso dal suo vescovo, monsignor Palletti. Che il Sinodo serva proprio a sdoganare tali aberrazioni? Monsignor arcivescovo ne è al corrente?

E mentre i Vigilanti invitano ad allargare lo sguardo all’intera storia recente della Basilica delle Vigne, pare che l’incompetenza circa la gestione economica della diocesi stia trasformando la cattedra che fu del cardinale Siri in un legno sempre più tarlato: sembra robusto ma, a posargli un piede sopra, si disintegra.

Estote parati, dice la Scrittura. State sintonizzati su questo canale, fa eco il Romano Curiale. Caro Valli, sarà un Avvento movimentato, quello di quest’anno.

 

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