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Lettera dal Perù / Ecco perché io, tifoso, mi sento tradito dalla mia squadra del cuore

Caro Valli,

fin da piccolo sono sempre stato un appassionato di calcio. Passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori e da mio fratello, dieci anni più grande di me. Il mio sogno fu sempre di diventare calciatore professionista e di giocare nell’Universitario de Deportes di Lima, la squadra più blasonata in Perù, conosciuta come la “U”, e nella Juventus, squadra del cuore di tutta la famiglia.

Devo dire che sono stato abbastanza vicino dal realizzare il primo sogno. Giocai nella “U” dai pulcini fino alla primavera, e poi ebbi l’offerta di giocare in una squadra di provincia della Serie A peruviana, l’Unión Huaral, offerta che però dovetti respingere per l’opposizione di mia madre che mi spinse a lasciare il calcio e a dedicarmi agli studi all’Università di Lima. Il mio grande rimpianto, per molto tempo, è stato dunque quello di non essere diventato un calciatore professionista.

Questa mia passione per il calcio l’ho indirizzata verso il tifo per la “U” e la Juventus, oltre che per le Nazionali peruviana e italiana. Ricordo le prime partite della Juve viste in tivù in Perù, con Platini, Boniek, Rossi, Tacconi, eccetera. Ricordo i Mondiali di Argentina ‘78, quella bella nazionale italiana di Bearzot, con tanti campioni come Zoff, Scirea, Tardelli, Causio, Rossi, Bettega, Cabrini, Antognoni. Al gol del 2 a 1 di Renato Zaccarelli contro la Francia, desultai con la radiolina attaccata all’orecchio in mezzo a tutti i compagni di scuola schierati in cortile per l’intervallo. E come dimenticare i vittoriosi Mondiali del 1982 e del 2006?

Il tempo passò e la passione continuò. Sono sempre stato un appassionato, sia per quanto riguarda la vera fede, quella nel Signore, sia in quella specie di fede pagana che è il tifo. Ma nell’ultimo anno l’attaccamento alla Juve si è quasi spento, e le ragioni del distacco sono principalmente le seguenti.

La prima ragione l’ho trovata nella lettera di monsignor Carlo Maria Viganò del 3 dicembre 2021, nella quale affermò che John Elkann, nipote di Gianni Agnelli, scrisse la prefazione al libro La quarta rivoluzione industriale di Klaus Schwab, volto principale della malvagia Agenda 2030 e del World Economic Forum, l’organismo che pretende renderci schiavi dell’élite globalista. Inammissibile per me, da cristiano e juventino.

La seconda ragione è l’impressionante bombardamento di pubblicità pro gender ricevuto attraverso la mail ufficiale della Juventus durante il mese di giugno 2022, considerato oggigiorno il mese dell’orgoglio lgbt, mentre per noi cristiani è il mese del Sacro Cuore di Gesù.

Terzo motivo, le accuse al club bianconere circa la sopravvalutazione dei giocatori per ragioni di bilancio. Vedremo come andrà a finire questa faccenda. Comunque bastano le prime due questioni per farmi dire che non potrò più tifare Juventus come facevo prima.

Ora quando, ogni tanto, vedo una partita della Juve (fino a poco tempo fa le vedevo tutte), le sensazioni sono contradittorie. Da un lato rivivo la parte sana del tifo, dall’altro non posso ignorare tutto il marciume.

Vedere i padroni della mia squadra del cuore piegati al politically correct (saranno burattini o burattinai?), incapaci di mettere sulla bilancia gli effetti negativi e la malvagità di questa narrativa che pretende di togliere i Dio dalla vita delle persone, rivoluzionando la Creazione e mettendo l’uomo al posto di Dio, mi ha fatto molto male e, spontaneamente, si è prodotto in me un naturale rifiuto verso questo calcio contaminato dall’ideologia gender e dalla disumana Agenda 2030.

Preghiamo per la conversione di Schwab, Elkann, Agnelli e di tutti i potenti che vivono lontani da Dio. Il Signore ha ascoltato le mie preghiere e, per vie inimmaginabili, mi sta liberando a poco a poco dai legami che mi impedivano di essere ogni giorno più suo.

Viva Cristo Re!

Marco Cattarini

Lima (Perù)

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Nella foto, il tredicenne Marco Cattarini (al centro nella fila in basso, con il pallone) e i compagni della “U” prima di un derby contro l’Alianza Lima, vinto dalla “U” per uno a zero.

Aldo Maria Valli:
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