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Facciamoli mangiare questi bambini! Dietro il “progetto Good Food”

di Rita Bettaglio 

Alzi la mano chi non mai ha detto, davanti a un tenero lattante, paffuto e roseo: «Sei da mangiare!».

Persino il rude don Camillo, di fronte al neonato del racconto Bellissimo, si commosse. «Nella grande cucina c’era la culla e, dentro la culla il bambino dormiva quando don Camillo e Peppone gli furono vicini, aprì gli occhi e sorrise. “Com’è bello!” esclamò don Camillo».

Perché tutto questo discorso dal sapore lievemente sentimentale? Cosa c’entrano i teneri lattanti e l’amore che sgorga spontaneo verso queste indifese creature?

Solo i comunisti mangiavano i bambini ed è inconcepibile per noi, dopo due millenni di cristianesimo, anche solo immaginare che qualcuno pensi di sdoganare, non solo la pedofilia (ci stanno lavorando alacremente), ma addirittura la puerofagia. Ma sarà davvero così?

Esce in questi giorni, per i tipi di Chorabooks, l’operetta Facciamoli mangiare questi bambini, di Aldo Maria Valli. Sottotitolo: Il progetto Good food.  

Di che si tratta?

«”Good Food!” racconta di come un’idea inconcepibile e raccapricciante possa diventare, attraverso opportuni passaggi, un diritto-dovere, riconosciuto e tutelato in quanto nuova frontiera del comportamento più ecosostenibile. Con un particolare, e cioè che nel mio fumetto mi sono spinto ben oltre la semplice antropofagia. direte: esagerazioni assurde. Lascio a ciascuno la valutazione».

Il racconto noir dipana una vicenda che, mutatis mutandis, abbiamo già visto accadere sotto i nostri sonnolenti occhi in questi ultimi anni. Qualcosa di assurdo, inaccettabile al senso comune (ah, il buon monsignor Livi ce ne ha ben spiegato la capitale importanza) viene a poco a poco spogliato della sua impresentabilità, rivestito di paccottiglia à la page e, come dice il Maestro nel racconto di Valli, la gente si metterà in coda per prendere parte al progetto che verrà presentato loro come virtuoso: «Sì, si metterà in coda per rendersi partecipe di qualcosa che poco tempo prima trovava non solo riprovevole, ma disgustoso» profetizza il Maestro, la perversa intelligenza che nell’ombra dirige le azioni dei personaggi del fumetto.

Il professor Goodenough, personaggio e strumento principale dello scellerato piano, è in realtà un mediocre, come dice il suo stesso nome, Abbastanza Buono, sufficiente, che ha l’ossessione del cibo. Da questo personale delirio, deriva la sfrenata concupiscenza di un non serviam pronunciato fin da piccolo di fronte al piatto che la mamma gli presentava: «Piatto pieno e piatto vuoto. Goodenough si rivede bambino». Bambino inappetente e capriccioso, che mamma rimproverava per tanta ostinazione. Non vuole mangiare: in realtà non vuole sottomettersi all’ordine naturale delle cose e all’amore, rappresentato dalla mamma che lo nutre. Sta davanti al piatto, ora come allora.

«Quale la differenza tra prima e dopo? Prima il cibo c’è, dopo non c’è più. Prima c’è una presenza, dopo c’è un’assenza. Prima c’è una sostanza, un colore, un aroma, un profumo. Poi non c’è più nulla. Ed è lui il signore, lui che decide».

È sempre così nella storia: i grandi dittatori, gli eresiarchi, coloro che hanno fatto del male all’umanità, lo hanno fatto per giustificare sé stessi e il proprio rifiuto dell’ordine naturale e della creazione, che trasuda l’amore di Dio.

Goodenough fa ricordare un altro personaggio altrettanto tossico: Oskar, il bambino protagonista de Il tamburo di latta di Gunther Grass. Questi, mentalmente precoce, cresciuto con una madre e due padri, all’età di tre anni decide di non crescere. Finirà i suoi giorni in manicomio, fisicamente deforme e paranoico.

In che cosa il nostro professore ha sublimato il suo inconfessabile problema col cibo e con la creaturalità? Nel sovrappopolamento e nell’emergenza ecologica.

«Siamo troppi! Lo siamo in modo sfacciato e intollerabile. E allora consumiamo. Sì, consumiamo la fonte stessa dell’eccesso. Mettiamo termine alla moltiplicazione delle bocche da sfamare cibandoci di quelle stesse bocche! Semplice, non è vero?».

Ecco servito l’obiettivo, che è allo stesso tempo il fine, dell’opera di Goodenough e degli altri personaggi di quest’operetta: la puerofagia. Essa diviene metodo di controllo delle nascite (visto che gli altri, contraccezione e aborto, hanno ottenuto solo risultati parziali) e mezzo di depopolamento ma anche fine, in quanto sommo sfregio e spregio della creazione. Dio si ostina a infondere negli uomini l’amore e il desiderio di paternità e maternità? Ebbene il Maestro e i suoi adepti convinceranno la gente che, per un «bene» superiore al loro egoismo genitoriale (durissimo da vincere), bisogna sacrificare questi figli. Si tratta di un ulteriore avanzamento dell’abominio: coll’aborto le madri uccidevano i figli ma non lo facevano con le proprie mani e le si cercava (invano) di convincere che non era nulla. Ora lo faranno con la loro stessa bocca, in modo che la disperazione possa prendere quelli che ancora conservano un barlume di coscienza e li conduca alla morte.

Questa novella dai toni grotteschi e un po’ macabri, un fumetto come lo definisce Valli, è in realtà una riflessione profondissima a molti livelli, da quello sociopolitico e quello spirituale.

Godibilissima l’ambientazione di sapore tutto anglosassone (ma non cercate sull’atlante i luoghi… non esistono) e la fine psicologia con cui vengono tratteggiati i personaggi. Non so perché, ma mi sono venuti in mente alcuni tratti dei Caratteri di Teofrasto, finissimo cesellatore e indiscusso maestro.

La vicenda si snoda sullo sfondo della Nuova Religione Unificata che ha finalmente soppiantato ogni altro credo inferiore. Non manca neppure un insulso e conformista pastore, Martin Faithless, vicario di Brainy. E i colpi di scena non mancheranno via via che il racconto si farà incalzante.

A questo punto ci fermiamo, per non togliere al lettore il gusto di assaporare (scusate il sarcasmo) la lettura. Come sempre, però, ricordiamo che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e che non praevalebunt.

Il che è bello e istruttivo.

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Aldo Maria Valli. Facciamoli mangiare questi bambini. Il progetto Good Food, Chorabooks 2023, 104 pagine, 16,63 euro. Disponibile anche in e-book

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