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Lockdown con il diavolo / 13

Malthus, ragazzo mio,

la lite coniugale della quale mi hai fatto pervenire la descrizione è stata forse la cosa più incoraggiante che abbia letto da un po’ di tempo a questa parte. Si è trattato di una vera e propria deflagrazione, che, se posso aggiungere, hai sapientemente agevolato cospargendo con la giusta dose di nitroglicerina i missili che si sono scagliati l’un l’altra come ubriachi bellicosi. Tempismo perfetto quello con cui lei ha varcato la porta dopo una lunga e faticosa giornata trascorsa a inserire documenti nel sistema informatico della clinica, solo per trovarlo ubriaco e addormentato sul divano con la notifica di licenziamento bene in vista sul computer ancora aperto in grembo. In un istante, la donna ha capito che lui le aveva mentito per settimane e la cruda realtà che suo marito è un ubriacone disoccupato le è piombata addosso. I tuoi diavoli hanno subito fatto balenare nella sua mente l’idea che avrebbero dovuto indebitarsi ulteriormente per mantenere la loro casa e il loro eccessivo stile di vita. Inoltre, hai persino messo in conflitto la sua istintiva reazione di disperazione con il suo ego artificialmente gonfiato, e il risultato è stato che è andata su tutte le furie. Il tuo recente aumento di acume professionale è la prova flagrante sono in grado di rimettere in sesto anche il più incompetente degli allievi.

Dato che la famiglia non ha alcuna solida base filosofica o religiosa, le idee che li tengono insieme sono fortunatamente effimere, quando non totalmente assenti. Come molte coppie moderne, si identificano fortemente con le loro professioni. Il marito godeva di un certo livello di rispetto e di influenza nel suo lavoro, ma naturalmente adesso tutto ciò è cosa del passato. Quando ha posto il primo uomo nel Giardino, il Nemico ha creato gli uomini per lavorare, e quindi un uomo non può essere felice se non fa del suo tempo qualcosa che ritiene utile. Il semplice fatto che lui sia in casa a vegetare, mentre sua moglie è al lavoro a fare qualcosa che lei ritiene importante, è sufficiente a fomentare un utile risentimento. Per lui è un supplizio vederla entrare dalla porta dopo una giornata di lavoro, tanto più perché è il lockdown che è stato la causa del suo licenziamento, mentre l’industria di lei viene elogiata come salvatrice, e questo non gli va giù. Tutti questi fattori hanno giocato a favore del loro litigio e lo spettacolo di lui che frigna come un moccioso perché la moglie era “ingiusta” nei suoi confronti è stato superato solo dalla maniera spettacolare con la quale lei lo ha evirato. “Non sei nemmeno capace di mantenere la tua famiglia” gli ha urlato, e “non sei mai stato bravo con i soldi”, ha rincarato. Entrambe le cose, fortunatamente, sono vere e lo feriscono profondamente.

Ora, questi commenti della moglie erano veritieri, ma nella sua bocca avevano il sapore di un veleno amaro, perché lei sa benissimo di essere almeno altrettanto colpevole. Il suo credo femminista – la posizione quasi universale della società moderna – le prescrive di essere sempre “indipendente” e di non doversi mai affidare ad un uomo per trarne sicurezza. In realtà, non ha mai interiorizzato sul serio questo concetto, ma continua a vivere come se fosse vero. Il marito, non volendo apparire “sessista”, l’ha sempre incoraggiata in qualsiasi fola femminista le passasse per la testa. L’eccessiva esposizione finanziaria, che li ha resi totalmente impreparati ad affrontare una qualsiasi crisi, è colpa della donna tanto quanto dell’uomo. Le ristrutturazioni, le auto nuove, lo shopping alla moda e il continuo stravolgimento del guardaroba sono state tutte idee della moglie. Praticamente tutti i loro debiti possono essere imputati alle sue abitudini di spesa e alla sua indole viziata. Quando lo rimprovera di non saper mantenere la famiglia, sa perfettamente di vivere in una menzogna di cui essa stessa è in gran parte responsabile. Non solo il suo matrimonio è pieno di bugie, ma anche la sua professione, e lei lo sa.

Riceve pochissimi pazienti in ufficio e non conosce nessuno che si sia ammalato gravemente, eppure continua a dire a sé stessa che fa parte della “prima linea”, come se stessero combattendo in formazione militare l’assalto di una recrudescenza dell’influenza spagnola. Per esperienza sa che non è vero, e che in realtà la malattia è stata ampiamente esagerata. Ancora meglio: capisce bene che non c’è bisogno di tutte le misure che stanno rovinando la stabilità finanziaria della sua famiglia e di innumerevoli altre. In realtà, molti altri lo sanno bene quanto lei, ma questa donna è semplicemente una rappresentazione microcosmica della volontà della maggioranza di vivere nella menzogna pur di assecondare i capricci della cultura nella quale è immersa. Inoltre, le lodi e il senso di importanza che le persone che lavorano nel suo settore ricevono in questo momento hanno l’effetto di una droga: la maggior parte dei lavoratori del sistema sanitario è totalmente dipendente dall’adulazione fittizia che raccoglie per il semplice fatto di farsi fotografare con uno straccio sulla faccia.

Ricordi quando qualche lettera fa ti ho parlato dell’utilità della pressione pubblica come strumento per mettere alla gogna i dissidenti? Ebbene, chiunque si opponga all’attuale narrazione sul virus è trattato come un eretico e come tale viene sistematicamente screditato. Anche un vego scetticismo nei confronti di questa narrazione è visto come una colpa imperdonabile con conseguenze che rivaleggiano con quelle dei miti che abbiamo propagato sull’Inquisizione. Abbiamo appena saputo che anche i medici non si salvano dal linciaggio: alcuni sono stati allontanati dalla loro professione solo per aver espresso un’opinione medica non conforme!

Attualmente, l’idolatria del sistema sanitario è la nostra arma più potente. Potresti pensare che altre istituzioni siano più preziose, ma tutte le organizzazioni statali – e persino le famiglie – seguono in ginocchio i dettami dei cosiddetti “esperti”. Un giorno possono imporre alle classi inferiori di coprirsi il viso con un fazzoletto e di stare lontani dagli altri membri del consorzio sociale, e una settimana dopo staranno zitti quando masse di adolescenti della giusta fazione politica si assembrano a migliaia. L’accademico moderno è per natura un seguace di Cartesio, ma va anche più in là di quel nostro fedele servitore; invece di limitarsi a dire “penso, quindi sono”, dice a se stesso “penso, quindi succede”.

La loro società ora venera il corpo umano (una forma molto efficace di paganesimo autoflagellante) e i caporioni del corpo medico sono i sommi sacerdoti di questa stupenda religione infernale. Quando loro parlano in televisione, quei sorci ipnotizzati pendono dalle loro labbra come se stessero agitando davanti al loro muso un pezzo di formaggio ammuffito. Per decenni i poteri forti hanno sostenuto che ogni uomo deve prendere le proprie decisioni informate in materia di salute, ma noi ora abbiamo invertito l’ortodossia neopagana per farle dire che ogni uomo deve fare tutto ciò che il suo padrone gli dice di fare, anche quando palesemente contrario alla ragione. All’inizio della crisi tutti erano convinti che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, poi sono stati terrorizzati fino ad essere ridotti alla sottomissione e ora (quando è ormai ovvio che non si tratta della peste) sono arrivati a credere che se non indossano uno lurido straccio sulla faccia “mettono a rischio gli altri”. Tanto varrebbe sparargli sui piedi: loro penserebbero di ballare.

La società è ora in gran parte divisa in due schieramenti: da una parte quelli che ormai hanno adottato la narrazione sul virus come se fosse parte della loro identità, e coloro che vedono oltre le assurdità propalate, e che hanno l’impressione che l’altra metà della società sia impazzita. Il primo gruppo è terrorizzato dalla propria morte o dall’ostracizzazione sociale, e ingurgita il flusso continuo di scemenze contraddittorie ammannite dallo stato a tutti i livelli giustificandosi con il solito: “lo dicono gli esperti”. Con uno splendido stravolgimento delle proprie facoltà mentali, ora trovano una vibrante comunità di entusiasti consimili uniti in un’eggregora creata da un agente patogeno che credono possa uccidere loro o la loro reputazione. Il secondo gruppo vede benissimo oltre le menzogne, ma è ancora in gran parte innocuo dal nostro punto di vista perché la maggior parte di loro sono stati indotti alla disperazione, in quanto costretti a forza all’obbedienza. E adesso vanno in giro con una rabbia crescente nello stomaco, odiando i rituali neo-religiosi del lavaggio delle mani e delle museruole sputacchiate, ma restando nondimeno impotenti ed inutili.

La donna appartiene al primo gruppo e il marito al secondo. Hai svolto un lavoro egregio nel far sì che si considerino reciprocamente degli spregevoli idioti. Lui la vede per la pecora decerebrata che è, e lei lo vede a buon diritto come un inutile tirapiedi.

Al momento la tensione sta ribollendo e non possono nasconderlo ai figli. E infatti, hai dato un’occhiata alle loro abitudini alimentari? Scommetto che hanno perso ogni regolarità a causa di questo periodo fuori dal tempo. Quando una famiglia smette di mangiare insieme, è il segno che i suoi membri si sono sostanzialmente isolati rispetto alla più elementare delle attività umane. Mangiare insieme facilita la conversazione, la temperanza e aumenta il livello di felicità: che pessima abitudine! Fai di tutto per aumentare la tensione in casa fino a far sentire i membri della famiglia come se stessero entrando in una stanza con aria spessa e soffocante quando i genitori sono tutti e due presenti. Ironia della sorte, se impedisci ai genitori di parlare tra di loro, anche quando sono uno a fianco dell’altra, il silenzio faciliterà un assordante dialogo interiore che alimenterà le fiamme della discordia.

Ma per quanto le nostre recenti lettere siano state piene di buone notizie, i figli continuano a pregare, anche insieme. Esigo una soluzione a questo problema nella tua prossima lettera: non possiamo permetterci che il Nemico fornisca alcun aiuto che possa rovinare il nostro godimento.

Alla prossima,

Quelle

13.continua

onepeterfive.com

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Aldo Maria Valli:
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