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Giovanni XXIV. Così Francesco ha tracciato l’identikit del successore

Sull’aereo al rientro dalla Mongolia, conversando con i giornalisti il papa ha toccato svariati temi. E a una domanda riguardante un possibile viaggio in Vietnam, ha risposto: “Se non ci andrò io, andrà sicuramente Giovanni XXIV”.

La battuta, annegata fra molte altre affermazioni, è passata un po’ in secondo piano, eppure si tratta di un’indicazione piuttosto chiara in vista del conclave dal quale uscirà il successore di Francesco.

Bergoglio non ha detto “ci andrà Giovanni Paolo III”. Men che meno ha detto “ci andrà Benedetto XVII” (figuriamoci!) o “Paolo VII”. Ha detto “Giovanni XXIV”, un nome che è un programma

Può essere che lo stesso Francesco abbia pensato di potersi chiamare Giovanni XXIV. Di certo la linea nella quale ha voluto inserirsi è quella del “papa buono”: misericordia, antidogmatismo, dialogo con la cultura del tempo, simpatia verso il mondo.

Ma fare il nome di Giovanni XXIV ha anche un altro paio di implicazioni. Giovanni XXIII fu il papa che volle il Concilio Vaticano II, quindi parlare di Giovanni XXIV sembra indicare la necessità di tornare su quel percorso. È vero che di recente Francesco ha detto che i tempi per un Concilio Vaticano III “non sono maturi”, però (a parte il fatto che non di rado Francesco dice una cosa e ne pensa un’altra) il suo insistere sulla sinodalità va in quella direzione. Inoltre Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, era italiano, e sappiamo che tra non pochi cardinali c’è una certa nostalgia dei papi italiani.

Il nome di Giovanni XXIV non costituisce quindi una semplice battuta, ma racchiude un messaggio e forse un identikit.

A.M.V.

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Aldo Maria Valli:
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