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Lettera con risposta / La crisi nella Chiesa e la nostra ricerca di punti fermi

Caro Valli,

propongo alcune considerazioni sull’incertezza in cui la Chiesa cattolica è avvolta in questo momento. Le esporrò in modo molto leggero, senza la pretesa di raggiungere la profondità non dico di un John Henry Newman, ma nemmeno di un normale studente di teologia. Diciamo che le mie sono considerazioni da discussione fra amici. Ma, credo, non banali.

Quantunque peccatore, mi ritengo e voglio essere cattolico-apostolico-romano. Penso che la Via, la Verità e la Vita stiano in quanto ci ha detto Gesù e, di conseguenza, nella Tradizione che dai Vangeli, attraverso Paolo, i primi Padri della Chiesa, Tommaso d’Aquino e il Concilio di Trento, è stata tramandata esattamente e correttamente e completamente fino a noi. O no? C’è infatti un grande intoppo, e si chiama Concilio Vaticano II.

Tuttavia sono molto dispiaciuto, oserei dire turbato, nel vedere che alcuni esponenti del cattolicesimo tradizionalista (uso questo aggettivo per capirci meglio, anche se so che a lei non piace) considerano invalidi o non validi formaliter, o addirittura eretici, papi come Giovanni Paolo II o come Benedetto XVI.

Specialmente verso quest’ultimo ho un’ammirazione sconfinata. Per me era un uomo che univa una cultura immensa con una bontà e mitezza d’animo che trasparivano dallo sguardo, e riusciva a coniugare la profondità del suo pensiero con una semplicità che arrivava persino a me.

Davvero non mi capacito di come si possa criticare il pontificato di Benedetto XVI. Solo per essere stato modernista, dicono, nei primi anni Sessanta? Ma, essendo uomo pure lui, perché non gli si concede il diritto di aver cambiato idea e di essersi pentito degli errori di gioventù? Per me nel suo pontificato non c’è traccia di cedimento a teorie non ortodosse (in senso cattolico).

Eppure è di questo che lo accusano quelli della Fraternità San Pio X, ma anche, per citare altri personaggi da me apprezzati, don Ricossa, il professor Lamendola, il professor de Mattei, addirittura monsignor Viganò. E tutto ciò mi disorienta molto, fino quasi a soffrirne.

Caso a parte è don Minutella. Lui accetta Ratzinger, anzi ne fa l’emblema della sua battaglia. E considera validi anche i papi precedenti, pur con certi errori. Però ritengo inconcepibile e crudele il suo anatema contro tutti quelli che partecipano alle Messa una cum papa Francesco.

Aggiungo che, pur pensando anch’io tutto il male possibile di Bergoglio, ritengo arzigogolata, barocca e forzata la ricostruzione del cosiddetto “codice Ratzinger”. E soprattutto, fino a prova contraria, non si può negare la possibilità di accostarsi alLettera con risposta / la Santa Comunione a coloro che ne sentono il bisogno, con le conseguenti crisi di coscienza di centinaia di fedeli che spesso sono proprio fra quelli che più prendono sul serio l’importanza dell’unione con Cristo.

E ora arrivo a lei, dottor Valli.

Lei mi sembra il più equilibrato, e in questo caso l’equilibrio non è assolutamente da considerare come una qualità democristiana, tutt’altro. Forse sarebbe meglio usare il termine saggezza.

Pur essendosi avvicinato ultimamente, così dicono, alla Fraternità San Pio X, lei ha sempre parlato con estremo rispetto e ammirazione di Benedetto XVI. E anche di Giovanni Paolo II. E pur riconoscendo certi errori di questi ultimi, specialmente di Wojtyła (come dimenticare il sincretismo proposto ad Assisi?), lei li considera validi successori di Pietro.

Insomma, dottor Valli, io ho bisogno di pensare che la Chiesa cattolica apostolica romana tramandi da sempre il vero messaggio di Cristo, con la sua Tradizione, tramite i successori di Pietro, anche se qualcuno di loro, a volte, è caduto in umane, troppo umane, concessioni al mondo. E lei, caro Valli, mi sembra rappresentare meglio di tutti questo bisogno che, io credo, è nel cuore di molti altri fedeli.

Dunque, in questo momento io la sto “consacrando” mio rappresentante in questa battaglia. Credo che ci sarà molto bisogno del suo pensiero e dei suoi contributi già a partire dal terribile prossimo Sinodo.

Non la voglio caricare di una responsabilità troppo pesante. Semplicemente, avrò bisogno dei suoi articoli per capire che cosa sta e starà succedendo.

La saluto cordialmente, con tanta stima.

Max

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Gentile Max,

le sue parole un po’ mi lusingano, un po’ mi spaventano e un po’ mi rattristano. Mi lusingano perché vedo che, dopo tutto, il mio lavoro, pur con tutti i suoi limiti, ha una qualche utilità. Mi spaventano perché mi assegnano una responsabilità troppo grande rispetto ai miei mezzi. E mi rattristano perché se un bravo cattolico come lei cerca un punto di riferimento non in un vescovo o comunque in un pastore, ma in un giornalista, vuol dire che siamo messi maluccio.

La sua sintesi sarà pure semplice ma ha il merito di essere schietta e la trovo sostanzialmente corretta. Cerco comunque di precisare qualche punto.

Più vado avanti nello studio e nella scoperta della Tradizione, più mi accorgo delle deviazioni e degli sbandamenti di papi che ho amato molto, e continuo ad amare, come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Credo che non ci sia niente di male. Anzi, ringrazio il buon Dio che mi permette di condurre quest’opera di approfondimento attraverso l’uso della ragione che mi ha donato. Tuttavia sia papa Wojtyła sia papa Ratzinger per me sono indiscutibilmente e certissimamente papi, così come lo sono Giovanni XXIII, Paolo VI e anche Francesco. Allo stesso modo, anche se mi ha fatto soffrire, la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato è certa ed è valida, mentre le interpretazioni in senso contrario sono solo il parto di fantasie un poco contorte. Sul caso di Benedetto XVI ho scritto di recente un libro, Il pastore e i lupi. Ricordando Benedetto XVI (lo si può trovare qui) nel quale se da un lato gli rendo di nuovo omaggio per ciò che gran parte del suo insegnamento ha donato a me e alla cultura contemporanea, dall’altro provo a dare il via a una rilettura critica del suo pensiero e soprattutto interpreto i dieci anni di “papato emerito” in una chiave realistica, e perciò drammatica, ben diversa da quella apologetica.

Non è possibile riscoprire la Tradizione senza fare i conti con il Concilio Vaticano II. Certamente non è l’unico nodo da sciogliere (le correnti modernistiche nascono molto prima), ma credo sia impossibile essere cattolici consapevoli, oggi, senza mettere in discussione il Vaticano II e tutto ciò che ha comportato non solo per la Chiesa, ma per il mondo. Ho provato a fare un punto della situazione in un librino – L’altro Vaticano II: Voci su un Concilio che non vuole finire [si trova qui] – in cui raccolgo una serie di contributi autorevoli e alla portata di tutti.

È vero: da qualche tempo mi reco alla Santa Messa della Fraternità sacerdotale San Pio X. E mi trovo bene, mi piace moltissimo e trovo che i sacerdoti della FSSPX siano bravissimi, veri sacerdoti cattolici. So bene che ci sono problemi di varia natura, ma oso pensare che il buon Dio non se la prenderà per la mia scelta: in un momento di totale confusione, ho trovato un’oasi in cui ristorarmi. E perché mai, mentre l’arsura ci divora, dovrei rinunciare a questa fonte di acqua fresca che miracolosamente ancora zampilla?

È vero anche che quando, per varie ragioni, non posso andare alla Messa della FSSPX e vado a quella novus ordo, ne esco puntualmente amareggiato e nervoso. E questo vorrà pur dire qualcosa.

A proposito della situazione attuale, ho dato un contributo a un libro che secondo me può essere utile per fare chiarezza: Parole chiare sulla Chiesa. Perché c’è una crisi, come nasce e come uscirne [si può trovare qui]. L’ha scritto l’ottimo don Daniele Di Sorco e a me è stato chiesto di chiuderlo con una postfazione. È un libro che mi sento di consigliare a tutti coloro che avvertono disorientamento e sono alla ricerca di punti fermi.

Come dico sempre, il sottoscritto è uno degli ultimi arrivati nella grande Casa della Tradizione. Dopo tanti anni vissuti da modernista inconsapevole (semplicemente, non conoscevo l’indirizzo della Casa della Tradizione), ora ringrazio il buon Dio che mi ha guidato e mi sta guidando in una riscoperta che è una bellissima avventura. Dietro ogni porta che si apre scopro tesori di incommensurabile valore.

Per cui, caro Max, scusandomi se ho citato alcune mie produzioni (d’altra parte, i libri vengono pubblicati perché siano letti) e ringraziandola per le buone parole e per la “consacrazione”, in conclusione le dico: andiamo avanti insieme in questa quotidiana battaglia per la Verità. Preghiamo gli uni per gli altri. Preghiamo per il papa attuale. Ricordiamo nelle nostre preghiere i papi che l’hanno preceduto. E non dimentichiamo l’ammonizione di Paolo:

“Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” (Lettera ai Galati, 1:6-10).

A.M.V.

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Foto di A.M. Valli ©

Aldo Maria Valli:
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