Un coadiutore per il papa?

di The Wanderer

La settimana scorsa abbiamo parlato [qui] della concreta possibilità di una candidatura del cardinale Pietro Parolin alla successione di Francesco. Pochi giorni dopo, su questo inquietante personaggio è uscito un articolo di don Claude Barthe [qui]. Probabilmente, se divenisse papa, l’attuale segretario di Stato potrebbe anche indossare un abito color porpora e tornare alle scarpe rosse, ma sarebbe la consumazione della rottura tra la nuova chiesa conciliare e la chiesa di sempre. L’opzione peggiore: un lupo in giacca e cravatta.

Il Giornale dal canto suo ha pubblicato [qui] un articolo sul cardinale Matteo Zuppi, un altro degli aspiranti al soglio petrino, in cui il presidente della Cei si esprime chiaramente su alcune questioni centrali per la fede.

Questa è la situazione in cui ci troviamo: discutere se sia preferibile un papa eretico al 30% o al 60%, perché sappiamo che non avremo un pontefice pienamente cattolico, cioè che preservi, confermi e insegni la fede degli apostoli, quella fede a cui la Chiesa ha aderito incrollabilmente fino alla debacle del Vaticano II.

Se avessi detto qualcosa di simile sedici anni fa, quando ho aperto questo blog, sarebbe sembrato del tutto inconcepibile. Ora non lo è, e gli esempi si susseguono. Cito solo un caso di pochi giorni fa: la casa editrice EDB, ha appena pubblicato un commento queer alla Bibbia [qui l’articolo di Duc in altum] che viene presentato così. “Testi di studiosi e pastori attingono alle teorie femministe, queer, decostruzioniste e utopiche, alle scienze sociali e ai discorsi storico-critici per offrire una lettura della Scrittura come non si era mai fatto. L’attenzione è rivolta sia al modo in cui la lettura da prospettive contestuali influisce sulla lettura e sull’interpretazione dei testi biblici, sia al modo in cui i testi biblici hanno influenzato e influenzano le comunità LGBTQ+. Un testo rivoluzionario, rigoroso, che dà un nuovo volto della Sacra Scrittura”.

Sì, è così che presentano il libro sul loro sito web. Qualcuno avrebbe mai pensato, qualche anno fa, che sarebbe stato possibile? Se qualcuno avesse scritto qualcosa di simile, lo avremmo considerato squilibrato e blasfemo, e non avremmo mai ammesso una tale assurdità: una Bibbia gay pubblicata e venduta da una casa editrice “cattolica”.

Il problema è che la Chiesa si è abituata all’assurdo (ciò che è contrario alla logica e alla ragione), all’irragionevolezza e al nonsenso. Tutti vedono, ma tacciono. Coloro che dovrebbero parlare per primi, i vescovi, si nascondono e il gesto più coraggioso che fanno è quello di non menzionare le sciocchezze pontificie nelle loro omelie. Hanno paura, sanno cosa accadrà loro se parlano. Noi laici leviamo qualche grido qua e là ma, nonostante le dichiarazioni pontificie, la Chiesa rimane assolutamente clericale. Le nostre voci hanno il solo effetto della doverosa testimonianza.

Ora qualcuno ha avanzato un’ipotesi – non si sa su quali basi – del tutto demenziale. Si sostiene che papa Francesco potrebbe nominare un vescovo coadiutore per Roma. Attenzione: nominerebbe un vescovo coadiutore per aiutarlo nel governo non della diocesi di Roma – per la quale ha il cardinale vicario e un battaglione di vescovi ausiliari – ma della Chiesa universale. Un’altra diavoleria peronista. E qualcuno fa anche il nome di questo possibile coadiutore: Tucho Fernández. In altre parole, Tucho diventerebbe il vice-papa ufficiale, nonché papa de facto. Ho detto che è demenziale! Sì, un delirio più grave di aver nominato Tucho prefetto del Dicastero della dottrina della fede.

Ripeto, al momento non è altro che un’ipotesi insensata, ma paradossalmente ha una certa sua logica nelle vicende che stiamo vivendo e nella mente di papa Francesco. La sua bronchite si sta dimostrando più ostinata del solito e quando passerà, se passerà, ci sarà un’altra malattia, e un’altra ancora, che alla fine lo porterà alla tomba. Bergoglio sa, come chi lo circonda, che la sua fine è vicina; sa di essere debole e stanco, e sa che gli avvoltoi e i falchi stanno già volteggiando su Santa Marta perché sentono l’odore della morte. Sa anche che nelle settimane o nei mesi precedenti la sua morte i pretendenti alla successione cominceranno a posizionarsi e lui, nella sua debolezza, non potrà fare molto per allontanarli. Ecco perché negli ultimi tempi la sua cerchia si è sempre più ristretta e ora è circondato solo da gesuiti e argentini, coloro di cui ritiene di potersi fidare.

Avviciniamo ancora di più la lente di ingrandimento. Il cardinale Victor Fernández è stato battezzato nei primi giorni del pontificato come il “coccolato”, il beniamino del pontefice, e sta diventando sempre più coccoloso. Bergoglio si fida ciecamente di lui ed è per questo che ha commesso, e continua a commettere, errori strategici grossolani come l’espulsione del vescovo Strickland dalla sua diocesi e del cardinale Burke dal suo appartamento, e la scorsa settimana ha aggiunto il divieto al vescovo Strickland, per imperium pontificio, di celebrare la messa nella sua ex diocesi. I progressisti sono furiosi per aver perso terreno in poco tempo grazie alla goffaggine del Tucho; i conservatori sorridono compiaciuti, e non sarebbe strano se mettessero qualche altra buccia di banana sulla strada del coccolato per farlo inciampare insieme allo stesso Bergoglio. L’avidità di potere e di notorietà propria di Tucho è infinita, quindi non sarebbe strano se fosse il cardinale Fernández a sussurrare alle indebolite orecchie del papa l’idea di un coadiutore.

Ma oltre alla probabile mano di Tucho, ci sono anche i gesuiti. Mai nella storia della Chiesa un papa ha avuto un vescovo coadiutore. Ma siamo onesti: questa ipotetica stranezza sarebbe dello stesso calibro della figura di un “papa emerito” tirata fuori dal cilindro da Benedetto XVI. Non so quali sarebbero le implicazioni canoniche, e immagino che solleverebbe un bel polverone, ma quel che è certo è che dietro c’è un gesuita: il cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista di riferimento del pontefice argentino e autore del quadro giuridico di tutte le sue stramberie. Duc in altum ha già riferito [qui] del progetto in elaborazione per cambiare le regole del conclave – a cui parteciperebbero anche i laici – e delle congregazioni generali, in cui verrebbe posto il veto per i cardinali più anziani.

Insisto: si tratta di ipotesi. Data la loro assurdità, sarei tentato di dire che non sono altro che fantasie. Il problema è che negli ultimi anni le fantasie più stravaganti sono diventate realtà.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Titolo originale: Obispo coadjutor para Roma ¿una hipótesis absurda?

Traduzione di Valentina Lazzari

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