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Cina / Arrestato vescovo cattolico della Chiesa sotterranea. Un altro frutto dell’accordo tra Vaticano e Pechino

di Thomas D. Williams

Le forze di sicurezza cinesi hanno arrestato monsignor Peter Shao Zhumin, vescovo cattolico clandestino di Wenzhou, che si è rifiutato di aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese, gestita dallo Stato.

Monsignor Shao è stato ordinato vescovo coadiutore nel 2011 con un mandato pontificio di papa Benedetto XVI, ma non è mai stato riconosciuto dal Partito comunista cinese a causa della sua riluttanza a unirsi all’Associazione patriottica.

Shao avrebbe dovuto assumere la guida della diocesi cattolica di Wenzhou – una delle comunità cattoliche più antiche e vivaci della Cina – alla morte del suo predecessore, il vescovo Vincent Zhu Wei-Fang, nel 2016, ma le autorità gli hanno impedito di svolgere il suo ministero.

A partire dal 2014, il Partito comunista cinese ha preso di mira Wenzhou nell’ambito del suo brutale programma di rimozione delle croci, durante il quale le autorità hanno rimosso più di duemila croci dagli edifici ecclesiastici. Nel tentativo di sradicare il simbolo cristiano dal paesaggio cinese ci sono stati abbattimenti di croci e demolizioni di chiese, oltre a pestaggi e arresti quando i cristiani hanno tentato di opporsi.

Al posto del vescovo Shao, il governo cinese ha nominato unilateralmente padre Ma Xianshi, membro dell’Associazione patriottica cattolica cinese, per gestire la diocesi di Wenzhou in assenza di un vescovo approvato dal Pcc.

Secondo un rapporto di AsiaNews, l’agenzia di stampa ufficiale del Pontificio istituto missioni estere, la polizia ha arrestato il prelato, sessantuno anni, nella notte del 2 gennaio.

“Gli è stato ordinato di portare vestiti per la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno”, ha detto una fonte anonima. “Questo fa pensare che probabilmente sarà trattenuto a lungo. I fedeli sono preoccupati perché non sanno nemmeno dove sarà detenuto”.

I fedeli del posto riferiscono che il vescovo Shao era stato già arrestato durante le festività cristiane per impedirgli di guidare le celebrazioni pubbliche.

Il motivo dell’ultimo arresto sembra essere una protesta espressa dal vescovo in una lettera a don Ma del 31 dicembre.

Eccone un passaggio: “Nel 2019, senza il mio permesso, c’è stato un cambiamento di parrocchie e un trasferimento di sacerdoti da questa Chiesa, e il declassamento non autorizzato della diocesi di Lishui allo status di parrocchia sotto la diocesi di Wenzhou. Dopo quattro anni, ho letto di nuovo di una divisione di parrocchie e del trasferimento di sacerdoti senza il permesso del vescovo. Le ho scritto immediatamente per chiedere una nomina. Lo stesso vale per la promozione dei seminaristi. Secondo la legge della Chiesa, è necessario essere ordinati personalmente dal vescovo della diocesi o avere la sua procura. In base al Codice di diritto canonico, chiunque riceva gli ordini sacri da qualcuno che non ha il potere legittimo di ordinare è automaticamente sospeso”.

Lo scorso agosto, la paladina della libertà religiosa Nina Shea criticò papa Francesco per la sua politica di riappacificazione con la Cina, insistendo sul fatto che essa incoraggia il presidente Xi Jinping nella sua opera di oppressione dei cristiani cinesi.

I cattolici cinesi e i fedeli di altre religioni devono affrontare “la peggiore repressione dai tempi di Mao”, ha scritto Shea, direttrice del Centro per la libertà religiosa dell’Hudson Institute, e l’accordo del 2018 del Vaticano che concede a Pechino voce in capitolo nella nomina dei vescovi cinesi è servito solo a fare gli interessi del Partito comunista cinese.

In effetti, Pechino, ben sapendo che non riceverà alcuna seria resistenza da Roma, ha sfruttato la debolezza del Vaticano per far passare decisioni unilaterali che danneggiano la Chiesa cattolica.

Lo scorso luglio, ad esempio, il Vaticano ha annunciato che avrebbe accettato la nomina autonoma da parte della Cina del vescovo Joseph Shen Bin come nuovo vescovo di Shanghai, una mossa che il Pcc ha fatto in aperta violazione dell’accordo del 2018 con il Vaticano.

Shen è stato nominato dal Consiglio dei vescovi cinesi, un’organizzazione gestita dallo Stato di cui lo stesso Shen era a capo. Shen si è impegnato a sostenere i principi del Pcc di indipendenza e auto-amministrazione della Chiesa cinese e la campagna di “sinizzazione” del cattolicesimo in Cina.

Sul Wall Street Journal Francis Rocca ha affermato che la capitolazione del Vaticano costituisce “l’ultimo segno della determinazione del papa a perseguire un riavvicinamento con Pechino, nonostante l’inasprimento delle restrizioni religiose in Cina”.

Nel suo articolo di agosto, Shea ha osservato che Pechino sta usando la tecnologia di sorveglianza nelle chiese per assicurare il rispetto del suo programma di “sinizzazione”, in base al quale le chiese sono obbligate a “diffondere i principi del Pcc” e a predicare i “valori” del partito comunista.

Secondo Shea, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha sostenuto in modo poco plausibile che la sinizzazione è semplicemente una “inculturazione” evangelica. Lo scorso ottobre il Pcc ha ulteriormente inasprito le sue restrizioni contro la religione, approvando una “legge sull’educazione patriottica” che impone alle chiese e ai gruppi religiosi di adattare le loro attività educative per promuovere l’ideologia ufficiale del partito. La legge stabilisce che “lo Stato deve guidare e sostenere i gruppi religiosi, gli istituti religiosi e i siti di attività religiose nello svolgimento di attività di educazione patriottica, rafforzando l’identificazione dei professionisti religiosi e dei credenti con la grande madrepatria, il popolo cinese, la cultura cinese, il Partito comunista cinese e il socialismo con caratteristiche cinesi”.

La normativa stabilisce poi che “tutti i livelli e i tipi di scuola devono far sì che l’educazione patriottica permei l’intero corso dell’istruzione scolastica” e che anche “i genitori o altri tutori di minori devono insegnare l’amore per la madrepatria nell’educazione familiare”.

Le relazioni diplomatiche tra la Cina e la Santa Sede si sono interrotte nel 1951, in seguito all’espulsione da parte della Cina di tutti i missionari stranieri. I cattolici cinesi si sono quindi divisi tra l’Associazione patriottica cattolica cinese, controllata dallo Stato, e la Chiesa clandestina fedele a Roma.

Fonte: breitbart.com

 

 

Aldo Maria Valli:
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