Al peggio non c’è limite / Benedizioni di coppie omosessuali in San Pietro. Si può restare indifferenti?

Secondo quanto riportato da organi di stampa, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro, avrebbe dichiarato che, in linea con Fiducia supplicans, all’interno della chiesa centro della cattolicità saranno possibili le benedizioni di coppie omosessuali. Nello stesso tempo, l’arciprete avrebbe detto che finora non sono comunque arrivate richieste in tal senso.

Queste affermazioni sembrano rispecchiare la tesi sostenuta in Duc in altum dal nostro Paolo Gulisano [qui], e cioè che la faccenda delle benedizioni alle coppie omosessuali è tutta interna al clero: essa riguarda preti e religiosi omosessuali, che legittimando la sodomia altrui si aprono la via ad un’approvazione implicita della propria. Come condannare infatti un chierico gay, se una coppia omosessuale può essere benedetta? Se – come abbiamo letto in precedenti dichiarazioni vaticane – possono essere padrini di Battesimo e Cresima e testimoni di Matrimonio anche persone in stato di peccato pubblico come i concubinari e le “coppie gay”?

Staremo a vedere se e in quale misura l’arciprete di San Pietro riceverà richieste di benedizioni. Ma prima o poi qualcuno dovrà spiegarci com’è possibile impartire una benedizione senza contraddire il monito dell’Apostolo: “Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1Cor 6, 10-11).

Qui vorrei tornare su una richiesta che l’arcivescovo Carlo Maria Viganò fece all’indomani di quelle che definì, e in effetti furono, “le spaventose profanazioni idolatriche” commesse all’interno di San Pietro con la venerazione della pachamama: la riconsacrazione della basilica.

“L’abominio dei riti idolatrici è entrato nel santuario di Dio e ha dato origine a una nuova forma di apostasia i cui semi, che sono attivi da molto tempo, stanno crescendo con rinnovato vigore ed efficacia”, spiegò monsignor Viganò.

Questa nuova “abominazione della desolazione stante nel luogo santo” dovrebbe essere condannata da chi è rimasto fedele al Vangelo. Come insegna san Paolo (Rm 1, 18-32; Ef 5, 3-8; Col 3, 5-6; Gal 5, 19-21), la sodomia è una forma di idolatria, né più né meno che il render culto a un pezzo di legno che rappresenterebbe la “madre terra”.

Dopo aver assistito alla sospensione delle Messe durante la farsa pandemica e alla proibizione di celebrare la Messa tridentina in esecuzione a Traditionis custodes, ci sembrava si fosse toccato il fondo. Ora, se avranno luogo anche queste “benedizioni” a coppie di omosessuali praticanti, la questione posta dall’ex nunzio apostolico si farebbe ancora più pressante. Per Viganò clero e laici “non possono rimanere indifferenti agli atti idolatrici a cui abbiamo assistito”.

 

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