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Brutte storie dalla Chiesa. Ma qualcuno l’aveva previsto

di Fabio Battiston

La splendida e tristissima nota di Valli [qui], circa le due brutte storie avvenute sull’asse New York – Milano, ripropone un tema ricorrente ormai da anni. Per l’ennesima volta (ma non riusciremo mai a farci l’abitudine) i peggiori attacchi alla fede cattolica, alla Tradizione e al bimillenario insegnamento dottrinale provengono proprio dall’interno della chiesa cattolica temporale. L’osceno funerale statunitense e il tavolo permanente per una chiesa e una massoneria in amorevole “dialogo”, sono l’ennesima puntata di una horror opera di cui non riusciamo proprio a vedere la fine. Una trama che, purtroppo, ha già prodotto i suoi guasti che vanno e andranno a incidere sulla realtà del cattolicesimo mondiale per molti anni a venire. E il peggio di questo pagano calice, forse, non l’abbiamo ancora bevuto fino in fondo. Il grido finale di Valli (non trovo termine più adeguato da utilizzare) con la sua invocazione all’aiuto e all’intervento del Signore deve essere la preghiera di tutti noi. Una preghiera alla quale penso occorra anche affiancare concrete e certamente più umane azioni che rendano visibile l’esistenza di una realtà “altra” che non intende obbedire a questi sacerdoti del nulla, osservando supinamente la progressiva putrefazione di ciò che il Signore istituì oltre duemila anni fa. In questa nostra battaglia credo sia di grande conforto e utilità ritrovare parole, documenti e pensieri di grandi figure della Chiesa (stavolta la maiuscola è d’obbligo) che già molti anni fa avevano lucidamente compreso e previsto il tipo di realtà con la quale oggi dobbiamo confrontarci.

La cronaca di Valli sugli accadimenti lombardo-americani mi ha fatto tornare alla mente alcune pagine di Rivoluzione e contro-rivoluzione, una delle opere fondamentali di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), il grande pensatore, storico e filosofo brasiliano, tra le figure più eminenti del cattolicesimo tradizionale mondiale. Nella prima parte del libro, dedicata all’analisi e alle caratteristiche della Rivoluzione, de Oliveira scrive:

Fra le forze della Rivoluzione non bisogna omettere i cattolici che professano la dottrina della Chiesa ma sono dominati dallo spirito rivoluzionario. Mille volte più pericolosi dei nemici dichiarati, combattono la Città Santa dentro le sue stesse mura e meritano certamente quanto di loro ha detto Pio IX.

A questo punto l’autore inserisce un brano – a un tempo significativo e profetico – della lettera, scritta appunto da papa Mastai-Ferretti nel 1873, al presidente e ai membri del Circolo Sant’Ambrogio di Milano (ancora il capoluogo lombardo quindi, ma in ben altro contesto). Leggendo queste righe si rimane stupefatti dall’incredibile attualità di quegli ammonimenti. Dalle riflessioni del Sommo Pontefice possiamo chiaramente comprendere come ciò a cui stiamo assistendo oggi nella chiesa abbia radici antiche con caratteristiche che sembrano ripetersi nei loro funesti meccanismi. Al tempo stesso, però, questa lettera deve indurci alla speranza, e qui torno all’invocazione finale del contributo di Valli, nell’auspicio che il Signore voglia donare all’umanità nuove figure di sacerdoti, di credenti e, perché no, di Santi che siano in grado di guidare ed indirizzare la nostra azione e la nostra lotta per la salvezza della chiesa temporale.

Ecco ciò che scrisse, centocinquantuno anni fa, papa Pio IX:

Ma, sebbene i figli del secolo siano più astuti dei figli della luce, le loro frodi però e la loro violenza riuscirebbero meno nocive, se molti, che diconsi cattolici di nome, non stendessero loro la mano. Poiché non mancano di quelli che, quasi per andar di conserva con essi, si sforzano di stringere società tra la luce e le tenebre, e comunanza tra la giustizia e l’iniquità per mezzo di dottrine che dicono cattolico-liberali, che, basate su perniciosissimi principi, blandiscono alla laica podestà che invade le cose spirituali, e spingono gli animi ad ossequio o almeno a tolleranza d’iniquissime leggi, come se non fosse scritto: niuno può servire due padroni. Questi sono molto più pericolosi e più fatali degli aperti nemici, sia perché inosservati, e forse anche senza che se ne accorgano, assecondano gli sforzi loro, sia perché limitandosi fra certi confini di riprovate opinioni, presentano un apparenza di probità e di intemerata dottrina, la quale affascina gli imprudenti amatori della conciliazione, e trae in inganno gli onesti, i quali si opporrebbero all’errore aperto; e così dividono gli animi, squarciano l’unità, e fiaccano quelle forza, che insieme unite si dovrebbero opporre agli avversari.

Ogni commento è superfluo, tali e tanti sono i punti della missiva in cui poter ritrovare aspetti e caratteristiche del nemico interno che abbiamo oggi di fronte. Sarebbe tuttavia interessante sottoporre queste riflessioni – senza citare l’autore – a tutta una serie di autorevoli esponenti dell’attuale chiesa cattolica temporale. Sono certo che dai loro giudizi potremmo trarre significative e, al tempo stesso, macabre considerazioni sullo stato di decadimento e imbarbarimento in cui è caduta questa istituzione nell’ultimo secolo e mezzo. Dobbiamo però essere abbastanza forti per proseguire la nostra azione. Con quali mezzi e in quali luoghi condurla, è una decisione che spetta alla coscienza di ciascuno di noi.

Aldo Maria Valli:
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