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Così il Vaticano promuove tra i giovani l’indifferentismo religioso

Il Vaticano sta sponsorizzando la creazione di una “guida” per promuovere tra i giovani di tutto il mondo i “valori” della Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza umana, per la pace mondiale e la convivenza comune [qui], testo che da più parti viene considerato un tradimento del Vangelo.

Il Vaticano ha infatti annunciato [qui] che undici studenti universitari appartenenti a varie religioni, selezionati per lo “Human Fraternity Fellows Program for the Promotion of Intercultural and Interreligious Harmony” (Programma per borsisti della fraternità umana per la promozione dell’armonia interculturale e interreligiosa), sono stati incaricati di realizzare una “guida pratica alle soluzioni di solidarietà” basata sul documento di Abu Dhabi.

La guida ha lo scopo di “portare i valori” del documento “ai giovani, a partire dalle comunità universitarie e dai campus di tutto il mondo”.

La Dichiarazione sulla fratellanza umana, che papa Francesco ha firmato nel 2019 con il grande imam di Al-Azhar, è stato criticato da ampi settori della Chiesa perché contiene affermazioni false ed eretiche. Il testo afferma fra l’altro che “il pluralismo e la diversità di religioni” sono stati voluti da Dio stesso “nella sua saggezza, attraverso la quale ha creato gli esseri umani”.

Questa affermazione è stata subito condannata [qui]da monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, come “l’affermazione più errata e pericolosa” del documento.

Secondo il vescovo Schneider, la decisione del papa di sottoscrivere un testo in cui si afferma che la diversità delle religioni è voluta da Dio, senza mai correggere questa affermazione, equivale ad andare contro il primo comandamento e a tradire il Vangelo.

In un’intervista [qui], Schneider ha spiegato che la dichiarazione “è di per sé erronea e contraddice la stessa Rivelazione divina, poiché Dio ci ha rivelato che vuole non religioni diverse, ma un’unica religione, secondo il nel primo comandamento del Decalogo”.

Ha inoltre avvertito che la diffusione di questo documento di fatto “paralizzerà la missione ad gentes della Chiesa” e “soffocherà lo zelo ardente di evangelizzare tutti gli uomini”. Ogni proposta di pace “è destinata al fallimento se non è proposta nel nome di Gesù Cristo”.

Quando il vescovo Schneider ha chiesto al papa di chiarire la dichiarazione in modo ufficiale, Francesco è intervenuto sul tema durante l’udienza generale del 3 aprile 2019 [qui], ma ad oggi non è stata pubblicata alcuna correzione ufficiale del testo, il quale continua ad affermare che Dio vuole l’esistenza di religioni diverse così come vuole l’esistenza stessa dell’umanità.

Gli undici studenti scelti per il programma Human Fraternity Fellows appartengono a diverse religioni, tra cui islam, induismo e cattolicesimo, e si sono impegnati a promuovere il dialogo interreligioso e la pace sulla base dei principi di “dialogo”, “fraternità” e “coesistenza” del documento di Abu Dhabi.

Shaddy Makhlouf, cattolico di origine palestinese e libanese, ha dichiarato a che la guida “metterà in evidenza i problemi che gli studenti universitari devono affrontare nel dialogo interreligioso e proporrà soluzioni per superare gli ostacoli”.

Un altro partecipante al programma, Ishan Datey, studente della Georgetown University’s School of Foreign Service e responsabile del dialogo interreligioso per l’associazione studentesca indù dell’università, ritiene che il documento debba essere reso più assimilabile da parte dei giovani: “Abbiamo tutti un unico Padre, e quindi la fraternità umana è un valore per tutti gli esseri umani”.

Monsignor Schneider ha fatto notare [qui] che quando la Dichiarazione di Abu Dhabi parla di “base comune della nostra fede in Dio” afferma un falso teologico, poiché persone di religioni diverse hanno concezioni diverse di Dio. Ad esempio, “coloro che seguono l’islam vedono Dio come distante, privo di un rapporto personale”, e questa è un’idea molto diversa dalla concezione cristiana.

Secondo Datey, il programma promosso dal Vaticano è “un’opportunità per impegnarsi con persone di tutto il mondo sui temi religiosi e far conoscere la tradizione dharmica indù”.

Aisha Alyassi, musulmana di Dubai, sostiene apertamente l’indifferentismo religioso, ovvero l’idea che tutte le religioni sono uguali e che non importa quale sia la religione a cui si aderisce.

Secondo quanto riferito, Alyassi è rimasta particolarmente colpita dal fatto che il documento di Abu Dhabi insista sul “rispetto delle convinzioni religiose” di tutti i fedeli di diverse religioni: “Siamo tutti credenti in un unico Dio, anche se lo interpretiamo in modo diverso. Quindi perché discutere ancora su questo?”.

Allo stesso modo, un altro giovane musulmano ha detto: “Sono cresciuto con amici cristiani, musulmani e anche ebrei. Per noi non c’è mai stata differenza: i miei migliori amici celebrano il Ramadan con me e io festeggio il Natale con loro”.

L’indifferentismo religioso è stato chiaramente e ripetutamente respinto dalla Chiesa cattolica come contrario alla dottrina e alla salvezza delle anime.

Il Sillabo degli errori, emanato da papa san Pio IX, condannò [qui] l’idea secondo cui “ogni uomo è libero di abbracciare e professare quella religione che, guidato dal lume della ragione, riterrà vera” e quella per cui “l’uomo può trovare la via della salvezza eterna osservando qualsiasi religione”.

Anche il Catechismo di san Pio X chiarisce che un cattolico “pecca contro la fede” non solo con l’apostasia e l’eresia, ma anche con “l’indifferentismo e la partecipazione a culti non cattolici”.

Il programma per i borsisti della fratellanza umana è stato lanciato dal Berkley Center for Religion, Peace, and World Affairs in collaborazione con l’Higher Committee of Human Fraternity e il Muslim Council of Elders.

Il Comitato superiore della fraternità umana, di cui fanno parte prelati vaticani, è stato creato per “realizzare le aspirazioni dela Dichiarazione sulla fratellanza umana” e annovera tra le sue iniziative la Casa della Famiglia interreligiosa abramitica.

 

Aldo Maria Valli:
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