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Così la Finestra di Overton si muove

Mentre scrivevo il racconto Facciamoli mangiare questi bambini. Il progetto Good Food (se non l’avete ancora letto lo trovate qui), mi chiedevo: quanto tempo ci vorrà prima che l’antropofagia venga sdoganata?

Sappiamo che la Finestra di Overton è sempre in movimento (o meglio: sono sempre all’opera coloro che la spostano). Pertanto, ciò che oggi ci può sembrare rivoltante domani o dopodomani potrà risultare auspicabile, poi doveroso e infine normale, fino a considerare inaccettabile, e quindi sanzionabile, il comportamento di chi si ostinerà a restare ancorato alle vecchie convinzioni.

La novità è che i processi oggi avvengono a una velocità sostenutissima rispetto al passato. I manovratori della Finestra di Overton, grazie soprattutto agli strumenti della comunicazione, procedono spediti e riescono a ottenere risultati entro limiti di tempo impensabili solo qualche anno fa.

A proposito di antropofagia, su Internazionale [qui] leggo quanto segue: “Oggi l’antropofagia è un argomento tabù in molte società. La consideriamo aberrante, la associamo a zombi, psicopatici e serial killer come l’immaginario Hannibal Lecter. È raro imbattersi in storie positive sul fenomeno. Ma forse è il momento di ripensarci perché, nonostante i nostri preconcetti, aumentano le prove del fatto che il cannibalismo sia stato un comportamento comune tra le società umane e che circa un quinto di esse l’abbia praticato per almeno un milione di anni”.

Penso che nemmeno il mio professor Percival Goodenough, protagonista di Facciamoli mangiare questi bambini, avrebbe potuto dire meglio. Il brano appena citato sembra preso di peso dalle considerazioni del docente di Etnologia e Antropologia culturale del Dipartimento di Ricerche sociali correlate e Studi specifici dell’’Università di Brainy nel North Nowhereshire. E faccio notare che le dotte considerazioni sono state pubblicate non da una gazzetta di provincia o dal bollettino di qualche strana associazione di svitati, ma da Internazionale, espressione del pensiero più aggiornato e à la page, per introdurre un articolo uscito su New Scientist, rivista di divulgazione scientifica altrettanto accreditata.

Il brano che ho preso in considerazione è un esempio perfetto di metodo da Finestra di Overton. Si spiega che un comportamento che oggi fa ribrezzo in realtà non è poi così ributtante. Anzi, ci fu un tempo in cui era “comune” (e sappiamo quanto oggi sia di moda la riscoperta delle radici, di qualsiasi tipo esse siano) e poi si suggerisce che occorre cambiare. Infatti, per quanto sia raro imbattersi in “storie positive sul fenomeno” (quindi vuol dire che ce ne possono essere), “è il momento di ripensarci”. E tutto ciò “nonostante i nostri preconcetti”.

E poteva forse mancare un riferimento alla “complessità”, vero e proprio concetto passepartout in grado di aprire tutte le porte scardinando vecchie serrature? Certo che no. Infatti leggiamo: “In alcuni casi può essersi trattato di puro spirito di sopravvivenza, ma in altre circostanze le ragioni sono più complesse”.

Ecco fatto. Sono certo che su quelle “ragioni più complesse” si lavorerà ancora, e con ottimi risultati dal punto di vista dei manovratori della Finestra di Overton.

Non mi sembra che ci sia da aggiungere altro.

Immagino che il professor Goodenough, mentre fuma l’amata pipa e sorseggia un bicchiere di buon brandy, si stia compiacendo di se stesso.

A.M.V.

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Nella foto (da Internazionale), un frammento di cranio con segni di cannibalismo proveniente dalla grotta di Gough, nel Regno Unito (Universal History Archive/Universal images/Getty)

Aldo Maria Valli:
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