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“Popule meus, quid feci tibi?”… Quegli “improperia” che parlano a me

di Rita Bettaglio

Agli sgoccioli della settimana santa, cerco di trattenermi più possibile nel maestoso e mesto canto della Parasceve… Ma il tempo scorre veloce, incalza, affinché si adempiano le Scritture. E noi, avventurati figli vostri, direbbe il beato Bartolo Longo, ci arrendiamo a tale profluvio di sovrabbondanti grazie. Ci lasciamo trascinare nel turbine della solenne liturgia, del canto gregoriano, c’inerpichiamo su per il Calvario e poi ancora giù giù fino all’Egitto e al Mar Rosso. Gli episodi della storia della salvezza, che conosciamo fin da bambini, la dolcezza dei profeti e la loro forza, il canto corale di un popolo traditore ma redento dal sangue d’agnello divino, s’intrecciano, si rincorrono, s’intersecano e producono nella nostra anima salutare pentimento e indicibile gioia.

Percorrendo la Via Dolorosa, capita di trovarci improvvisamente inchiodati in un punto e questi benefici chiodi sprigionano un salutare e odoroso balsamo per l’anima.

Tali benefici chiodi sono stati, per me, gli improperia cantati il venerdì santo durante l’adorazione della Croce. Si tratta di versetti cantati antifonicamente e responsorialmente: testo molto antico di un rito, quello dei “rimproveri” di Gesù dal trono della Croce, che appare testimoniato in Gerusalemme nel III secolo da Egeria e accolto in Occidente verso il VI.

Il Signore si rivolge al suo popolo, che ha nutrito con fior di frumento e ha saziato con miele di roccia, e chiede, come la più accorta delle madri:

Popule meus, quid feci tibi? aut in quo contristavi te? responde mihi.

Popolo mio, che cosa ti ho fatto? O in cosa ti ho contristato? Rispondimi.

La sua voce, allo stesso tempo potente, creatrice e infinitamente appassionata e contristata, elenca i favori di Dio al suo popolo e la deludente e oltraggiosa risposta di quest’ultimo.

Nella prima parte tre “rimproveri”, nella seconda nove: tre come la Santissima Trinità, nove come i cori angelici, dodici come le tribù d’Israele e gli Apostoli. Questo mi viene in mente mentre seguo sul libretto: chissà se sarà corretto…

Mi soffermo sulla seconda parte.

Per nove volte il Figlio dell’uomo elenca e giustappone gli episodi della storia della salvezza e quelli della sua Passione.

Io, per te, ho flagellato l’Egitto, e Tu mi hai flagellato e tradito.

Io ti ho fatto uscire dall’Egitto e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso, e tu mi hai consegnato ai principi dei sacerdoti.

E così avanti: Io… e tu… in una dolorosa alternanza, cruda e secca come gli schiaffi e gli sputi che subì il Signore per amor nostro.

Io davanti a te apersi il mare, e tu apristi con la lancia il mio costato. Sembra di sentire, repentina, quella lancia, che trafigge anche la nostra anima…sulla rima degli occhi s’affaccia una lacrima… il minimo che si possa fare…

Questo testo, mi dico quando mi sono un po’ ripresa, è un ottimo esame di coscienza…dovrei rileggerlo spesso…

Io… e tu…

Io la luce, e tu le tenebre che non l’hanno accolta. Io l’acqua viva, e tu una spugna imbevuta d’aceto. Io ti ho dato uno scettro regale, e tu una corona di spine.

“Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare” (Os 11,4).

Questo non solo nei tempi antichi, ma anche oggi. Non ce ne accorgiamo, forse? C’è troppo fracasso dentro e fuori di noi? Chiediamo un salutare terremoto, che rotoli la pietra del sepolcro della nostra anima.

Et ecce terraemotus factus est magnus, canta un’antifona pasquale.

“Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto” (Mt 28, 1-6).

Resurrexit, sicut dixit

In ogni anima… in ogni grotta…

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Chi volesse leggere i testi liturgici tradizionali di tutta la settimana santa e, in particolare, del giovedì e venerdì santo, può scaricare qui i libretti con le spiegazioni.

 

 

 

 

Aldo Maria Valli:
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