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Leone e Francesco. Cambia la musica, ma il testo è lo stesso

di padre Santiago Martín

È stata pubblicata la prima intervista a papa Leone XIV (“Duc in altum” ne ha parlato qui, qui e qui). Molto interessante e istruttiva per capire quali saranno le linee guida dell’insegnamento (non so se anche del governo) in questo pontificato, almeno per il momento.

Credo che ci siano almeno tre chiavi di lettura.

Sebbene l’intervista sia a papa Leone, si ha l’impressione che il protagonista sia papa Francesco. Leone fa continuamente riferimento a Francesco, sia per dire che ciò che farà sarà seguire ciò che ha fatto lui (ad esempio, nominare donne a cariche di responsabilità nella Chiesa), sia per dire che ciò che non farà è perché lui non l’ha fatto (ad esempio, modificare la dottrina sulla questione dell’omosessualità e dell’ordinazione femminile). Perché questo rimando a Francesco? Credo che ci possa essere un solo destinatario: il settore liberale della Chiesa, che Leone cerca di tranquillizzare mostrando di non voler introdurre cambiamenti su questioni essenziali, come quelle già citate. È come se dicesse loro: state calmi e abbiate fiducia, prima di andare avanti bisogna consolidare ciò che è già stato ottenuto, per non smuovere il vespaio e provocare uno scisma. Un po’ sulla linea di quanto affermato recentemente dal cardinale gesuita Hollerich: Leone canta lo stesso testo di Francesco, ma con una musica diversa.

La seconda chiave di lettura sta nella ripetizione della frase «per ora, no». Non dice: non si modificherà la dottrina sulla questione dell’omosessualità o sulla questione del diaconato femminile, ma dice che ciò non avverrà ora, nell’immediato futuro, per il momento. Ciò non significa che avverrà in seguito. Significa letteralmente ciò che viene detto: ora no e poi vedremo.

La terza chiave è la ricerca dell’unità nella Chiesa, che è stata il suo obiettivo dichiarato fin dall’inizio del suo pontificato. Un’unità che si suppone sarà raggiunta evitando tutto ciò che favorisce la polarizzazione. Il papa constata ciò che tutti sappiamo: la Chiesa è divisa – lui dice “polarizzata” – e bisogna ridurre questo scontro tra i due estremi. Per farlo, bisogna evitare tutto ciò che la favorisce. Per questo, quando parla dell’accettazione dei comportamenti omosessuali o del matrimonio omosessuale, fa riferimento alle tensioni che questo tema ha generato nel sinodo o alla lamentela di alcuni riguardo all’eccessiva ossessione per il sesso che si vive nelle nazioni occidentali apparentemente democratiche. Rimane quindi aperta la questione e si pone questa domanda: se un giorno la tensione si attenuerà, questi cambiamenti saranno approvati? Alcuni potrebbero pensare che, con la scomparsa, dovuta al fattore tempo, dei principali nemici di questi cambiamenti – Sarah, Burke, Müller, Schenider, Voelki, Erdó – che saranno sostituiti da altri più affini ai cambiamenti, la tensione scomparirà o almeno diminuirà. Questo è possibile, poiché si troverà sempre qualche prete liberale da nominare vescovo e cardinale. Ma bisogna tenere conto del ricambio generazionale, e oggi la stragrande maggioranza dei seminaristi e dei giovani sacerdoti sono conservatori.

Da tutto ciò sorge una domanda: cosa pensa veramente papa Leone? Nell’intervista si mostra come uno che cerca di tranquillizzare alcuni dicendo loro: non cambierò la dottrina, e di tranquillizzare gli altri dicendo loro: questo è solo temporaneo. Ma lui cosa pensa? È un liberale più cauto o un conservatore dell’essenziale che non vuole disturbare coloro che lo hanno eletto?

In realtà, la risposta arriverà presto: le nomine ci diranno chi è veramente Leone XIV. Quali nunzi nominerà per i paesi più conflittuali e decisivi, come Stati Uniti, Belgio, Germania o Francia? Chi nominerà prefetto del Dicastero dei vescovi o metterà a capo degli altri organi di governo della Chiesa che hanno bisogno di nuove nomine per motivi di età? E qualcosa di altrettanto chiarificatore, se non di più: cosa farà con coloro che, in pratica, ignorano i suoi appelli al rispetto della dottrina e stanno già modificando nella pratica le questioni più “polarizzanti”, come lui stesso le ha definite? Egli stesso, nell’intervista, si rammarica del fatto che nel Nord Europa (Germania e Belgio, anche se non li cita) si stia andando oltre quanto consentito dalla “Fiducia supplicans”, celebrando benedizioni per coppie omosessuali. Non farà nulla al riguardo? Perché questo è ciò che si sta facendo: mantenere la dottrina, ma tollerarne la violazione, il che equivale a un governo che ha buone leggi ma permette impunemente che non vengano rispettate.

È un’intervista molto interessante, che consiglio di leggere con calma. Ci sono molte cose positive in essa, ad esempio la difesa della famiglia intesa come unione tra un uomo e una donna. E poi c’è il resto: il “non ancora” e la polarizzazione come scusa per non cambiare la dottrina.

Nell’intervista Leone dice che la sua missione è quella di confermare il popolo nella sua fede. Ma quale popolo, quello tedesco o quello africano? E in quale fede? Preghiamo per lui, affinché confermi il popolo nella fede della Chiesa, nella fede degli apostoli, nella fede dei martiri e dei santi, non nella fede delle maggioranze o in ciò che chiede il mondo. È il papa. Preghiamo per lui e confidiamo nello Spirito Santo.

Aldo Maria Valli:
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