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Fecondazione eterologa per coppie lesbiche. Così la propaganda Lgbt utilizza anche lo sport

di Luciano Guzzo

La propaganda Lgbt ha realizzato un altro pesante gol. Nel vero senso della parola, verrebbe da dire, dato che la protagonista di questo ennesimo spot è una calciatrice – Lina Hurtig – e che lo spot in questione, uno sdolcinato video di ben dodici minuti, è stato condiviso mercoledì mattina sulla pagina della squadra dell’atleta, che non è proprio una squadretta qualsiasi trattandosi della Juventus. Il filmato vede la Hurtig e sua «moglie», la calciatrice Lisa Lantz, raccontare come si sono conosciute, come si sono «sposate» (all’oscuro delle loro famiglie), come hanno deciso di avere un bambino rivolgendosi ad una clinica («è avvenuto tutto velocemente») e, da ultimo, come hanno scoperto di aspettarlo, un figlio.

Sì, perché le due, ricorse alla fecondazione eterologa, hanno accolto la notizia – lo dicono loro – proprio con queste due parole di esultanza: «Siamo incinte!». Nel finale, la Hurtig commenta i suoi “progetti” – per la verità molto vaghi e scontati come non mai – per il bambino che aspetta con «moglie»: «Nostro o nostra figlia crescerà facendo quello che preferisce, purché sia felice». Ora, nessuno qui vuole giudicare fatti, storie o vicende personali. Tuttavia, diventa impossibile non scorgere nella realizzazione di questo video uno sforzo ideologico non indifferente. Infatti tutto viene presentato con una naturalezza e una felicità non solo evidenti, ma eccessive. Ogni coppia – lo sappiamo – ha i suoi momenti no, le sue discussioni, eccetera.

Quella di Lina Hurtig e di Lisa Lantz, invece, no. Tutto è perfetto, cuoricini, candore: a confronto la vituperata “famiglia Mulino Bianco”, coi bambini che almeno correvano attorno al tavolo o saltando in braccia a genitori e nonni seminando un po’ di scompiglio, era un campo di battaglia. Non solo. L’altro aspetto ideologico non della storia delle due calciatrici – che, lo si ripete, non ci si permette di giudicare -, ma di come essa è stata presentata è la totale assenza di difficoltà rispetto per esempio alla fecondazione eterologa. Un processo di cui quasi non si parla dato che, lo dicevamo, «è avvenuto tutto velocemente». D’accordo, ma si dà il caso che la fecondazione extracorporea non sia una passeggiata, tutt’altro. Non solo per ragioni economiche, ma anche di possibili complicazioni, di insuccessi.

Invece alle due calciatrici è andato tutto liscio e chi ha condotto l’intervista, evidentemente, non si è minimamente preoccupato di approfondire il discorso. «É avvenuto tutto velocemente», così viene venduto il ricorso al supporto di una clinica: più rapido e indolore di un banale intervento dal dentista. Infine, l’ultimo tocco ideologico del video sta nel fatto che non solo del padre del bambino di Lina Hurtig e di Lisa Lantz non si parla, ma l’universo maschile risulta totalmente bandito dal discorso. In dodici minuti di padri nulla si dice. Il che, in sostanziale coincidenza con la festa del papà, che come noto ricorre il 19 marzo, appare come un riuscito tentativo di eclissi della figura paterna. Quasi che il padre, nella vita di un bambino, sia una semplice opzione.

Così evidentemente non è. Tutt’altro. C’è una corposa letteratura sia psicologica sia sociologica che evidenzia come chi cresce senza padre sia privo di un riferimento fondamentale, con tutte le ripercussioni negative – sul piano dello sviluppo, del disagio educativo, scolastico, dell’uso di sostanze, di stili di vita poco sani, eccetera – del caso. Ma pure di questo, come si diceva, nel video postato sul profilo della Juventus non si parla esattamente come non si parla in servizi simili, tutti centrati ad esaltare non la bellezza ma la surreale e poco credibile perfezione di un rapporto. Eh già, perché le relazioni «malate» e «violente» sono solo quelle tra uomo e donna, mentre quelle Lgbt esplodono di gioia.  In realtà non è così, ovvio. Tuttavia della realtà la propaganda, si sa, fa molto volentieri a meno.

Fonte: provitaefamiglia.it 

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