Comunione sulla mano. Non cedere al “così fan tutti”

di Andrea Colombo

Caro Aldo Maria,

su Duc in altum [qui, qui, qui, qui, qui] ho letto con sgomento e con senso di grande tristezza le testimonianze e le tante umiliazioni subite dai fedeli che rifiutano la pratica ormai divenuta universale e in molti casi obbligatoria della Comunione sulla mano, già ampiamente diffusa in passato e ora, approfittando delle regole Covid implementate con estremo rigore dalla Chiesa bergogliana, imposta come la norma da quasi tutti i sacerdoti che celebrano il novus ordo di Paolo VI (proclamato da Bergoglio in Traditionis custodes l’unica liturgia legittima della Chiesa di rito Latino).

Ora, pur rischiando di apparire troppo duro, ti dico come la penso: se la comunione implica la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell’ostia, tale pratica della Comunione sulla mano risulta essere necessariamente sacrilega. Infatti, solo le mani consacrate di un sacerdote o di un vescovo possono toccare con la mano l’ostia consacrata che contiene Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore. Se, invece, come molti fedeli nei sondaggi hanno ampiamente dimostrato e come gli stessi sacerdoti e vescovi spesso apertamente sostengono, sull’onda della svolta protestantica imposta da Paolo VI con il novus ordo, non vi è alcuna Presenza Reale, non vi è Sacrificio, ma la Messa è soltanto un rito comunitario, un memoriale in cui si ricordano vagamente vita, passione e morte di Gesù, ecco che non vi è alcun problema: la Comunione si può prendere in mano, ballando, con i pantaloncini corti, in maglietta, con la minigonna, su un materassino in mare, basta che le mani del prete siano state debitamente disinfettate dal magico gel antibatterico e che dopo aver assunto il pane comunitario si indossi subito la mascherina. Nessun problema, soprattutto se è vero ciò che ha sostenuto il sacerdote statunitense recentemente scomparso Anthony Cekada e cioè che nel novus ordo non vi è vera consacrazione: quel pane non si trasforma in Corpo e Sangue di Gesù.

Come uscirne? Semplice. Ormai in tutta Italia, in barba ai divieti di Bergoglio e dei vescovi, si celebrano Sante Messe in rito antico tridentino in cui la Comunione si riceve in ginocchio, sulla lingua, come è stato fatto in due millenni di storia della Chiesa. Certo, abbandonare la parrocchia costa, e magari bisogna guidare qualche ora per raggiungere la Messa, ma la nostra salvezza è più importante dei rispetti umani.

Qualsiasi sacrificio è sempre gradito a Gesù se ci manteniamo saldi nella fede, specie in questi tempi terribili di crisi ed apostasia.

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