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Squadra di governo, astensione, forze “antisistema”. Idee sparse dopo il voto

Leggo le cronache sulla scelta dei ministri nella coalizione di Centrodestra e mi viene da pensare: tutte le volte la stessa storia. Chi vince le elezioni poi inizia questo stucchevole balletto, nel quale i politici certamente non danno il meglio di se stessi.

Visto che siamo il paese delle regole, non se ne potrebbe introdurre un’altra? Bisognerebbe chiedere a tutti gli schieramenti, prima del voto, di indicare i nomi delle persone destinate ad assumere la responsabilità per lo meno dei dicasteri più importanti, come gli Interni, gli Esteri, l’Economia, l’Istruzione, la Difesa. In questo modo, oltretutto, gli elettori avrebbero a disposizione un elemento in più sul quale basare la propria scelta.

“Fare presto”, “ci sono scadenze importanti”, “nessun ritardo”, “ce lo chiedono gli italiani”. Queste le frasi ripetute dai vincitori nel momento in cui si trovano a dover formare la squadra di governo. Ma il miglior modo di fare presto e di andare incontro alle scadenze importanti non sarebbe quello di aver già formato la squadra fin da prima?

Leggo che nel Centrodestra si sta discutendo attorno al “lodo Meloni”. In sostanza, nessuno potrà fare il ministro se in passato è già stato responsabile dello stesso dicastero. E giù con le discussioni. Interminabili. Ma, dico: non lo si poteva decidere prima?

E poi ci si lamenta dell’astensionismo.

A proposito di astensionismo, ho letto dichiarazioni degli amici antisistema in cui chi si è astenuto è dipinto come un pazzo delirante o come un sabotatore. Tutti i giudizi sono legittimi, ma credo che in questo modo sia difficile conquistare la fiducia di chi, per vari motivi, ha deciso di astenersi. Il voto è un diritto-dovere, non un obbligo. E nessuno meglio degli antisistema dovrebbe saperlo.

Il discorso sull’astensione è complesso e ci porterebbe lontano. Voglio solo ricordare che non tutti coloro che si astengono lo fanno per superficialità e disinteresse, in base a un generico atteggiamento anti-politico. Anzi. C’è chi si astiene proprio perché dà molta importanza alla politica. E poi c’è quella cosa, chiamata coscienza, che a volte proprio ti impedisce di compiere azioni tipo turarsi il naso o scegliere il male minore. Da quel che vedo e sento, questi sono problemi vissuti da molti cattolici. Bisognerebbe dunque parlarne seriamente anziché formulare giudizi sommari.

Infine due parole sulla definizione “antisistema”. Urge trovarne un’altra, che dipinga queste formazioni in positivo, non in negativo. Strada da imboccare subito, insieme a quella per unire le forze.

A.M.V.

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Aldo Maria Valli:
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