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Il cardinale Zen a processo. Spina nel fianco di Pechino con la forza della fede

di Tim Busch

firstthings.com

La dice lunga sulla Cina comunista che Pechino senta il bisogno di arrestare e perseguire un fragile leader cattolico novantenne. Dice ancora di più il fatto che il cardinale Zen stia accettando la sua situazione con tanta grazia e coraggio. Nel suo processo a suo carico, che riprenderà oggi, per false accuse di attentato alla sicurezza nazionale, Zen sembra completamente preparato a continuare il suo ministero cristiano da dietro le sbarre. Il regime può pensare che lo stia punendo, ma in realtà lo sta trasformando nel martire che Pechino dovrebbe temere di più.

La mia opinione sul cardinale Zen si è formata nel corso di molti anni, ma sono stato particolarmente colpito dal nostro incontro faccia a faccia nel novembre 2019. Ci incontrammo nella casa di Jimmy Lai, un compagno cattolico di Hong Kong convertito (è stato anche arrestato e condannato a quattordici mesi di carcere, e ora sta subendo un altro processo truccato senza giuria). Fuori dalle finestre, si sentivano le massicce proteste di Hong Kong contro la legge sull’estradizione, che all’epoca segnava il più aggressivo tentativo cinese di sradicare la libertà nella città-stato.

Le proteste erano così chiassose che quasi impedirono a me e mia moglie di incontrare il cardinale Zen. Ma quando arrivammo il leader cattolico, che è stato elevato alla sua attuale posizione da Papa Benedetto XVI nel 2006, era pacifico e tranquillo. Pur essendo avanti negli anni, deviò le domande sulla sua salute indirizzando umilmente l’attenzione su chiunque tranne lui. L’uomo trasudava preoccupazione per gli altri, soprattutto quando la conversazione si spostava sul futuro di Hong Kong.

Il cardinale non usò mezzi termini. Predisse che la Cina comunista avrebbe inghiottito Hong Kong per intero, con tutta l’oppressione e il dolore che definiscono la vita sulla Cina continentale. Disse che i molti cattolici della città, compreso lui e Jimmy Lai, avrebbero sopportato la persecuzione per la loro fede, soprattutto perché richiede una difesa risoluta della libertà e della dignità umana che Pechino nega. Il giorno dopo, la stampa comunista pubblicò le nostre foto e chiamò Zen e Lai traditori.

Zen fu preveggente: il suo arresto è avvenuto due anni e mezzo dopo, nella primavera del 2022. Le autorità comuniste lo hanno accusato in quanto amministratore del 612 Humanitarian Relief Fund, che ha fornito sostegno finanziario a quegli stessi manifestanti che sentimmo all’esterno durante la nostra riunione del 2019. Secondo i portavoce di Pechino, il cardinale è colpevole di “collusione con forze straniere”, reato previsto dalla legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong del 2020.

L’esito del processo non è in serio dubbio. La Cina comunista controlla efficacemente i tribunali di Hong Kong, quindi Zen sarà quasi certamente condannato, dopo di che sarà probabilmente mandato in una delle prigioni di Hong Kong. C’è una minima possibilità che il suo destino possa essere diverso, a patto che ci sia una sufficiente protesta globale. Purtroppo però il Vaticano deve ancora affrontare l’importante questione dell’arresto di uno dei suoi cardinali, che sono spesso chiamati i “principi della Chiesa”. Si spera che cambi atteggiamento prima che il processo finisca e abbia inizio una possibile pena detentiva.

Eppure non sono convinto che il cardinale Zen voglia liberarsi. Mentre parlavamo nel 2019, sembrava a suo agio con la sofferenza in arrivo. Ha senso. Questo è un uomo che si è impegnato a seguire le orme di Gesù Cristo. Ha anche visto come il cristianesimo è cresciuto a Hong Kong e in tutta la Cina, anche nel bel mezzo di una repressione comunista. Un uomo come Zen, così immerso nel concetto cristiano di sacrificio di sé e nell’idea che Dio può trarre un grande bene da un grande male, potrebbe desiderare nient’altro che la condanna in un processo predeterminato.

Ciò non rende meno ingiusta la persecuzione di un novantenne da parte della Cina comunista. Il cardinale Zen merita la libertà, così come Jimmy Lai e tutti quelli che Pechino sta punendo per la loro difesa dell’autonomia di Hong Kong. Allo stesso modo, meritano anche il pieno sostegno di ogni cattolico e persona di buona volontà, in Vaticano, negli Stati Uniti o altrove.

Ma se il cardinale Zen per il regime rappresenta davvero un pericolo, la minaccia non finirà con una falsa sentenza del tribunale. Dietro le sbarre, Zen continuerà a diffondere il messaggio eversivo della libertà e della fede religiosa. Nel frattempo, gli innumerevoli cittadini cinesi che verranno a conoscenza del suo destino si chiederanno perché quel messaggio lanciato da un vecchio avvizzito può terrorizzare i presunti onnipotenti apparatchik di Pechino. I semi che il cardinale Zen pianterà nei giorni a venire produrranno sempre veleno per la Cina comunista.

Fonte: firstthings.com

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Aldo Maria Valli:
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