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Qualche consiglio per archivisti ecclesiastici (e non solo)

di Aurelio Porfiri

Negli archivi è depositata la nostra storia, la nostra tradizione. Bisogna conservare, certo, ma anche rendere fruibile il materiale a chi desidera studiare i documenti. Il documento deve vivere nello sforzo di ricerca dello studioso. Ma per fare questo bisogna comprendere la natura della conoscenza che va per connessioni: quindi la ricerca deve essere aperta a ciò che ancora non si sa che si sta cercando. Non si dovrebbe andare in un archivio per trovare, ma per cercare. Ecco perché si chiama ricerca.

Negli anni ho visto molti archivi e mi sembra giusto proporre alcuni consigli.

Bisogna favorire la mens dello studioso. Perché, se c’è una mens dei documenti, indubbiamente che n’è anche una dello studioso. Non tutti cercano allo stesso modo. Ci sono coloro che si perdono fra i rimandi che un documento fa ad innumerevoli altri e bisogna aiutarli a domare questo numero importante di dati. Poi ci sono quelli che si dedicano anima e corpo a uno specifico documento e non vogliono vedere altro, e anche a loro bisogna porgere un aiuto.

Il ricercatore non è il nemico dell’archivista, ma il suo più grande alleato. Poiché nessun archivista è in grado di dominare masse spesso enormi di documenti, il ricercatore fa una parte del lavoro per lui. Quante volte mi è capitato di raccontare a un’archivista, con suo vivo compiacimento, ciò che ero riuscito a trovare!

Occorre dare accesso ai documenti evitando di porre limiti troppo restrittivi sul numero di documenti che si possono consultare. Molti ricercatori arrivano da altre città, a volte da altri paesi: li si deve aiutare a trovare sempre più nel tempo che hanno a disposizione.

Inoltre bisognerebbe rimuovere le regole sulla riproduzione dei documenti, se essi vengono fotografati a scopo di studio. Se si desidera pubblicarli, sarà cura del ricercatore domandare il permesso. Oggi ci sono scanner portatili che non danneggiano per nulla il libro. Tale possibilità deve essere ammessa, così che lo studioso possa poi con calma analizzare i risultati della sua ricerca a casa.

Spesso interpretare scritture manoscritte richiede molto tempo e pazienza. Chi ha a disposizione un tempo limitato è bene che si dedichi alla ricerca riservando a un secondo momento l’analisi.

Gli archivi sono e devono restare una porta sull’ignoto. Nella Chiesa, specialmente, devono consentire di fare luce dove c’è ombra, senza paura della verità. Dobbiamo essere pronti ad abbracciare la nostra storia per quello che è, e non per quello che vorremmo che fosse.

Aldo Maria Valli:
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