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Lettera / “Siamo in sede usurpata. Parola di reazionario”

di Sine Nomine

Caro Aldo Maria,

qualche riflessione dopo aver letto il suo articolo Non è solo una crisi, è una rivoluzione. Ecco perché per essere cattolici occorre essere controrivoluzionari [qui].

Il suo libro del 2017 Come la Chiesa finì sembrava essere distopico, invece si è rivelato profetico. E dall’essere profetico è passato a essere espressione della realtà. Ma se nella sua ironia distopica aveva ancora qualcosa di “positivo”, oggi sappiamo che di positivo non c’è nulla.

Le confesso una cosa: da persona che ormai vive da quasi quarant’anni a Roma, fino a poco tempo fa in campo politico mi definivo “democristiano” nel senso bavarese della parola (come lo era Ratzinger, come lo era il grande Otto d’Asburgo). Concetti come destra o sinistra, conservatore o progressista, erano molto lontani da me, come d’altronde lo furono sempre da Ratzinger.

Oggi è cambiato qualcosa. Sia il quadro politico sia quello ecclesiastico sono radicalmente mutati. Oggi amo definirmi reazionario nel senso letterale della parola: re-azionario. Reazionario come lo era de Maistre, reazionario come Gregorio XVI. Il cosiddetto ultramontanismo degli ultimi duecento, duecentocinquanta anni si è rivelato un errore storico, espressione di ciò che amo chiamare il system failure del cattolicesimo. Rifiuto anche l’attributo di “conservatore”. Lo rifiuto in quanto insufficiente, in quanto foglia di fico per non andare al vero nocciolo del problema.

Lei parla di controrivoluzione. Ciò presupporrebbe che abbiamo a che fare con delle persone più o meno intelligenti. Ma questo non è il caso. Non sono intelligenti, questo è chiaro, e in più si sentono furbisssssimi. Ci considerano fessi e cretini. “Voi siete fessi e noi stiamo al potere, quindi c’avemo ragione noi” è il motto della ciurma ignorante. Meno male che qualcuno ci arriva. Ma la risposta non può essere soffrire e denunciare. Denunciare e soffrire.

Io uso un termine, quello di Sede usurpata: usurpata da una mafia (latinoamericana, ma non solo, una mafia modernista risvegliata) che vuole creare una nuova chiesa, seguendo le sue massime distorte e confusionali (per non dire sataniche) per violare e violentare il corpo mistico di Cristo. Viviamo un momento storico unico: siamo “senza Papa”. Questo è ciò che chiamavo system failure del cattolicesimo che nessuno poteva aspettarsi (anche se ci sono sempre stati avvisi: ecco cosa può succedere quando il male si “normalizza”).

Hanno fatto della Chiesa la chiesa di Bergoglio, di un uomo piccolo piccolo, che secondo me soffre di una visibile psicopatologia, mentre la sua storia personale è un “segreto”. Se si fosse voluto, avremmo potuto vedere tutto lungo questi dieci anni. Ma il system failure lo ha impedito a molta parte dei sedicenti cattolici.

La Chiesa è di Cristo e si realizza nella sua storia, cioè nella tradizione. “Conservatore” diventa una parola povera perché si concepisce a partire dal suo opposto (“progressista”).

La chiesa è diventata un luogo ostile alla Chiesa. Ogni forma di corruzione (non nel senso di Bergoglio) trova il suo posto. Brama di piacere al “mondo”. E la mafia fa di tutto per mantenere e sfruttare la Sede usurpata a proprio piacere. Secondo me, si tratta di un progetto di lunga data.

Ciò che consola: la profonda ignoranza di questa mafia senza né fede né cultura. A lungo andare anche il più stupido e conciliante non potrà non vedere. Arriverà il giorno in cui tale ignoranza ostile si manifesterà definitivamente.

La Sede usurpata corrisponde forse alla descrizione penultima della “lista dei Papi” di Malachia. La “frase senza soggetto”. Solo la tradizione (non un “tradizionalismo”, ma la Tradizione) potrà superare questo system failure. Ciò non toglie il fatto dell’unicità storica che purtroppo stiamo vivendo. Un evento unico come descritto anche nell’astrofisica, un black whole, un buco nero. Con tutte le sue conseguenze.

Non ho molta speranza nei “cardinali” o “vescovi” che, da codardi quali si sono rivelati, per dieci anni hanno permesso senza fiatare questi atti di violenza sacrilega. Una cosa però è certa: non praevalebunt.

Quando si visita il palazzo apostolico di Castel Gandolfo (ahimè, non so perché ci sono andato: detesto i musei, detesto la musealizzazione di ciò che è stato vico e vissuto, è un dolore. In passato ero spesso nel Palazzo apostolico di Roma, quando c’era ancora il Papa, e lo consideravo “casa mia”, adoravo gli odori, i rumori, il calore delle stanze e delle sale. Ciò che è rimasto è un cumulo di pietre usurpato) e si percorre il corridoio con i ritratti dei Papi, alla fine si arriva a quello di Bergoglio. E si notano due cose: che il ritratto stona completamente rispetto agli altri e che è, appunto, l’ultimo. La serie si conclude con un dipinto di Pio IX che guarda e venera Pietro. Non c’è spazio per altro.

Ecco ciò a cui pensavo mentre leggevo il suo articolo su rivoluzione e controrivoluzione. La sede di Roma è usurpata, la basilica di San Pietro, purtroppo, non è altro che un cumulo di pietre dissacrate da riti pagani, persone inadeguate, un Papa che non celebra più messa eccetera eccetera. Un corpo violentato. Più che di controrivoluzione parlerei di necessario ritorno alla tradizione per superare le ostilità, per superare la chiesa ostile che viola la Chiesa, la chiesa ostile che rinnega Cristo, forse nel momento della più grande apostasia che la storia abbia mai visto.

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus

 

Aldo Maria Valli:
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