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Su “Fiducia supplicans” nella Chiesa spaccatura dottrinale e geografica. Ed ecco altre vostre reazioni

“L’ambiguità di questa dichiarazione che si presta a numerose interpretazioni e manipolazioni suscita molta perplessità tra i fedeli”. Così il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa e presidente dell’organismo che riunisce tutti i vescovi africani.

La spaccatura all’interno della Chiesa non è più solo dottrinale, ma anche geografica. Se in Svizzera e in Germania per la Fiducia supplicans si esulta, in Africa non si nascondono perplessità e timori.

Intanto una serrata critica del nuovo documento arriva da parte del cardinale Müller, che non solo giudica blasfeme le benedizioni alle coppie gay ma fa notare che la dichiarazione vaticana nasce da una sorta di colpo di mano. Alla faccia della collegialità e della sinodalità, l’assemblea generale dei cardinali e dei vescovi del Dicastero per la dottrina della fede non ha né discusso né approvato il testo.

E se negli Usa e in Canada i sacerdoti non intenzionati a benedire le coppie irregolari e gay incominciano a temere di poter essere perseguiti dalla legge per il reato d’odio, qui da noi c’è chi fa notare che chi ha scritto Fiducia supplicans voleva ottenere il solito risultato caro ai modernisti: “Dire senza dire esplicitamente, approvare senza farlo platealmente, sdoganare fischiettando e facendo finta che nulla stia accadendo”.

E ora (dopo quelle già pubblicate qui, qui e qui) un’altra sintesi delle reazioni che avete inviato a Duc in altum scrivendo a blogducinaltum@gmail.com

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Caro Valli,

non mi stupisce che Tucho e Berrgoglio abbiano concepito la Fiducia supplicans. Mi stupisce che nella mia parrocchia tanti cattolici la diano per scontata. La giudicano un atto di misericordia, un passo ulteriore verso quell’inclusività che ormai è l’obiettivo supremo, quasi un dogma. Come se la  più alta forma di misericordia non fosse insegnare la Verità secondo la legge divina, non giustificare e assecondare il peccato!

Solo un miracolo potrà tirarci fuori da questo incubo.

Angelo 

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Caro Valli,

tutti i commenti che ho letto in Duc in altum condannano, giustamente, la possibilità di dare una benedizione alle coppie omosessuali.

Vorrei soffermarmi sul fatto che, se non ho interpretato male la dichiarazione vaticana, si dà la possibilità di benedire “informalmente” anche le coppie di fatto di separati e quelle di divorziati risposati. Il tutto, si dice, applicando la misericordia di cui è permeato il Vangelo.

Il Vangelo, tuttavia, ci narra la storia del precursore Giovanni Battista, il quale, condannando il fatto che Erode avesse sposato la moglie del fratello, ci rimise la vita. Il Battista (e ricordiamo che di lui Gesù dice che nessuno, in questo mondo, è stato più grande) morì per restare fedele alla volontà di Dio. Un caso, forse, sfuggito all’estensore della Fiducia supplicans e al suo mandante.

Che Giovanni Battista sia morto per niente? Forse in Vaticano qualcuno crede di sì!

Massimo Schiavi

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Caro Valli,

dopo la pubblicazione di Fiducia supplicans ho pensato: la progressione del male in quest’ultimo periodo è diventata più veloce e incalzante. È come un esercito che sa di avere già perso, ma vuole fare più danni possibili prima della sconfitta. Da Fatima in poi attendiamo il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Il male ha già perso e noi dobbiamo pregare e resistere senza cedere all’inganno. Non sappiamo quanto ancora dovremo resistere ma non è il momento di cedere allo sconforto e di perdere la speranza, anche quello è un inganno del maligno che vuole farci credere che ormai tutto è perduto e non c’è più speranza. Mettiamoci sotto il manto di Maria e lei ci guiderà.

Lettera firmata

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Caro Valli,

dico solo che hanno trovato il modo di farmi uscire dalla Chiesa senza che lo volessi. Ovviamente non parteciperò mai a una cosa del genere, a una benedizione blasfema. Sì, lo so già, non sarò inclusivo eccetera eccetera, ma non ci sto.

Grazie per tutto il suo impegno.

Marco

Aldo Maria Valli:
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