Il papa, il bambino, dodici anni di Bergoglio e Nostra Signora di Akita

di Leone Serenissimo

Caro Aldo Maria,

dopo aver visionato almeno una ventina di volte il video della comparsata di Bergoglio in maglietta intima e poncho nella basilica di San Pietro (qui) posso affermare con buon margine di sicurezza che il bambino biondo non dice “Non è il papa”, ma “Hi, papa” (“Ciao, papa”). Quel saluto in inglese è anche coerente con l’invito formulato al bambino, sempre in inglese, da uno degli accompagnatori del Papa. Infatti gli viene chiesto: “[What’s] your name?” (le parole tra parentesi quadra non sono state pronunciate dall’accompagnatore o comunque non si sentono nell’audio). È un bambino che non parla italiano e pare che risponda dicendo di chiamarsi Isam.

Ora, assumendo che il bambino non abbia detto “Non è il papa”, ci tengo a evidenziare che la presente segnalazione ti viene offerta da un osso duro che, in compenso, certamente non considera Bergoglio papa.

Era la sera del 13 marzo 2013, quando i saluti indirizzati con le formule “buona sera!” e “buona cena!” alla folla acclamante, al posto dell’unica formula opportuna “Sia lodato Gesù Cristo!”, mi lasciarono profondamente perplesso. Pochi giorni dopo, quando lessi che il neo-eletto pontefice aveva chiesto ai sacerdoti di avere “l’odore delle pecore” e non, come sarebbe stato invece naturale aspettarsi da un successore di Pietro, di emanare “il profumo di Cristo” (2Cor 2,15), capii che c’era qualcosa che non funzionava nella persona di Jorge Mario Bergoglio. Da quel preciso momento presi le distanze da lui. Nei mesi che seguirono un’analisi continua delle tante uscite infelici di Bergoglio (eresie grandi come una casa e variopinte derisioni dei cattolici) e dei suoi comportamenti bizzarri (primi fra tutti la distruzione della dignità papale e l’insofferenza verso la tradizione della Chiesa), mi portarono a pensare: “Un papa non può fare certe affermazioni e tenere certi atteggiamenti. Ma chi è realmente Bergoglio? Delle due, l’una: o è un papa eretico o non è un papa”. Completarono il mio personale percorso di discernimento sull’identità di 266 una serie di considerazioni che mi fecero approdare alla seconda tra le due alternative che avevo formulato. Da lì non mi sono più mosso. Le ricchissime cronache provenienti da Casa Santa Marta & dintorni, registrate negli ultimi dodici anni, mi hanno dato la conferma che a suo tempo non mi ero sbagliato.

Quasi a ulteriore garanzia, solo qualche giorno fa mi è capitato di leggere per la prima volta un messaggio della Madonna a suor Agnes Sasagawa, la veggente di Akita (apparizione mariana riconosciuta nel 1988 dal cardinale Joseph Ratzinger), che è stato solo recentemente scoperto nel libro scritto da padre Yasuda, il direttore spirituale della veggente: “Giuda e l’ultimo Papa consegneranno Gesù al nemico. Quindi l’era del Papa Anticristo arriverà presto”. Le tre apparizioni di Akita avvennero nel 1973, regnante Paolo VI. Papa Giovanni Paolo I, papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI sono stati tutti amici di Cristo. Quindi il Papa Anticristo va necessariamente collocato dopo Benedetto XVI. Siccome l’ipotesi di un papa apostata, nemico di Cristo, sul piano teologico non può ammettersi, ne consegue che il Papa Anticristo sia un falso papa, un uomo che si presenta come papa, ma che in realtà è solo un usurpatore dell’ufficio che apparteneva ai papi autentici che lo hanno preceduto. Il cardinale Ratzinger dichiarò che il messaggio di Akita è “essenzialmente lo stesso” di quello di Fatima. Sappiamo da dichiarazione di padre Malachi Martin, il segretario del cardinale Augustin Bea, al quale lo stesso cardinale fece leggere la terza parte del Segreto di Fatima, che tra i contenuti terribili di quel testo compariva l’annuncio di “un papa sotto il controllo di Satana”. Se analizziamo gli innumerevoli fatti riscontrati in dodici (dodici!) anni con il metro universale per il corretto discernimento lasciatoci da Nostro Signore – “Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt 7,16) – e confrontiamo le conclusioni alle quali inequivocabilmente perveniamo con le rivelazioni donateci dalla Madre di Dio, credo proprio che di altro non abbiamo bisogno e nemmeno altro possiamo volere dal Cielo per capire e, conseguentemente, per reagire.

 

 

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